Al Ministro della Salute, Orazio Schillaci sul ‘Tavolo tecnico’ di soli uomini
La richiesta è di rimediare ‘all’errore’
Venerdi, 30/06/2023 - On.le Ministro della Salute, Orazio Schillaci.
Da oltre un decennio la scrivente associazione “Noi Rete Donne” ha posto al centro della propria azione la democrazia paritaria, intrecciando l'obiettivo della partecipazione delle donne negli organi decisionali con quello della promozione della legalità e della piena attuazione dell'art. 3, 2° comma Cost., sotto il profilo dell'uguaglianza sostanziale dei generi e della parità di accesso. Rientra in questo obiettivo la maggiore presenza del genere femminile nel mondo degli eventi scientifici pubblici e in particolare nei convegni, e, più in generale, la ricerca di un equilibrio di genere nella rappresentazione del Sapere.
E’ di questi giorni la notizia della istituzione del “tavolo” ministeriale finalizzato a “rafforzare l’integrazione tra ospedale e territorio”: un tema quanto mai sensibile e sotto i riflettori della cronaca oltre che di coloro che l’aspettano da tempo.
Tale rafforzamento avviene anche attraverso l’aggiornamento dei provvedimenti relativi; tra questi,
il Dm 70/2015 sugli standard dell’assistenza ospedaliera e il Dm 77/2022 sugli standard dell’assistenza territoriale.
Questo obiettivo del “Tavolo” di lavoro da lei, on.le Schillaci, recentemente istituito, ha immediatamente prodotto l’individuazione dei componenti; il “Tavolo” tecnico è così composto:
Prof. Avv. Arnaldo Morace Pinelli, Capo di Gabinetto del Ministro, con funzioni di Coordinatore;
Dott. Marco Mattei, Capo della Segreteria Tecnica del Ministro;
Dott. Domenico Mantoan, Direttore dell'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali;
Dott. Stefano Lorusso, in qualità di Direttore generale della programmazione sanitaria o da un suo delegato;
Dott. Francesco Enrichens, Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali;
Dott. Anselmo Campagna, Coordinatore tecnico della Commissione salute della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome;
Dott. Francesco Saverio Mennini, esperto del Ministro della salute;
Prof. Francesco Cognetti, Coordinatore del Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri ed Universitari Italiani e Presidente di FOCE;
Dott. Fabio De laco, Presidente Società di Medicina di Emergenza ed Urgenza (SIMEU);
Prof. Diego Foschi, Presidente del collegio Italiano Chirurghi;
Dott. Dario Manfellotto, Presidente della Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti;
Dott. Antonio Magi, segretario generale del Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale Italiana e Professionalità dell'Area Sanitaria (SUMAI);
Dott. Americo Cicchetti, Professore ordinario di Organizzazione Aziendale dell'UniversitàCattolica del Sacro Cuore;
Prof. Vito D'Andrea, Professore Ordinario di Clinica Chirurgica Generale presso il Dipartimento di Scienze Chirurgiche della Sapienza Università di Roma
Dott. Silvestro Scotti, Segretario nazionale della Federazione italiana medici di medicina generale (FIMMG);
Dott. Enrico Desideri, Presidente della Fondazione per l'innovazione e la sicurezza in sanità;
Prof. Silvio Tafuri, Professore ordinario di Igiene generale ed applicata presso l'Università degli studi Aldo Moro di Bari;
Dott. Stefano Moriconi, Direttore della struttura tecnica di segreteria della Sezione I del Consiglio Superiore di Sanità.
Abbiamo ritenuto opportuno riportare tutti i nominativi nella convinzione che, leggendoli come scritto sul decreto, possa diventate evidente lo sconcerto provato nel constatare che purtroppo tutti i componenti appartengono unicamente al genere maschile.
Eppure, come è ormai tristemente stato accertato, tanto nella ricerca medica e scientifica quanto in generale in materia di salute e sicurezza, la medicina di genere è una trasversalità da cui non si dovrebbe mai prescindere: la sua assenza provoca errori, e da essa possono derivare conseguenze tante imprevedibili quanto nefaste. Soprattutto in fase di nuova organizzazione non può mancare la giusta attenzione alle diversità di genere anche sul territorio.
Pur prendendo atto della competenza e dell’esperienza di chi è stato nominato al “tavolo”, è indubbio che in esso manchi totalmente l’ottica di genere ed il differente portato femminile.
Confidiamo che l’assenza di componenti donne non sia stata intenzionale e auspichiamo che si sia trattato di un errore e non certo di una scelta, operata sull'erroneo presupposto che non vi sia nel panorama scientifico italiano neppure una donna competente a trattare degli argomenti del “tavolo”.
La declinazione esclusivamente al maschile integra però una pericolosa "rimozione di genere" e offre una visione distorta dell'impostazione culturale del nostro Paese, in politica come nel mondo accademico, scientifico e istituzionale, del tutto in contrasto con l'art. 3 della Costituzione e con gli obiettivi sottesi alle previsioni racchiuse nel 2° comma.
Tale circostanza risulta ancora più grave se si tiene conto che il Consiglio d'Europa ha più volte bacchettato l'Italia proprio sulla disparità fra i generi.
Noi Rete Donne invita pertanto a rimediare all'errore.
Siamo certe che vi sia più di una donna competente sull'argomento e attiva tanto nell’area medica e sanitaria quanto nel mondo della politica e universitario.
Siamo convinte di porre una questione di legittimità oltre che di metodo e di merito.
Noi Rete Donne auspica che gli stessi componenti nominati nel “tavolo” si facciano parte attiva a sostener la richiesta di integrazione, sulla base della mancanza di equilibrio di genere e sul contrasto con gli obiettivi sottesi alle previsioni racchiuse nell'art. 3, 2° comma Cost.
Noi Rete Donne auspica di avere sempre meno occasioni di rilevare tale disequilibrio di genere in occasione di eventi di rilievo politico, culturale, scientifico e accademico, a dimostrazione che il nostro Paese ha finalmente superato stereotipi di genere e considerazioni di irrilevanza rispetto alla corretta rappresentazione di uomini.
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