Emanuela Irace Martedi, 10/04/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2012
Al realismo dei progetti preferiscono la sorte. Entrano in ricevitoria con l’illusione di cambiare vita. Portano buste della spesa e abiti dimessi. Giocano senza schemi e capacità di calcolo, sognano i milioni della Cinquina ma si accontentano di puntare pochi euro sui numeri dell’otto. Ambo e Terno; Gratta e Vinci e lotterie istantanee. Spiccioli per vincerne altri. Con un’unica certezza, quella di non cambiar mai vita né smettere di giocare. Sono in maggioranza donne tra i 40 e i 60 anni le nuove clienti di uno Stato antiproibizionista che usa il gioco per far cassa. Spendono nascostamente dai 30 ai 40 euro al giorno, poi faticano a mettere insieme il pranzo con la cena. Risparmiano su tutto ma non sulle estrazioni. Il brivido sta tutto nell’attesa -nessun paragone col demone del Giocatore descritto da Dostoevskij- pochi secondi per le lotterie istantanee, qualche minuto per il 10 e Lotto, presenza ipnotica, con i suoi monitor a estrazione continua che surclassa tutti gli altri giochi. Un fenomeno di costume in crescita tra le donne un affare per le casse dello Stato che specula sull’ingenuità dei poveri legalizzando poker e roulette on line, falsando il computo dell’inflazione e inserendo nel paniere del Pil le ricche lotterie istantanee. Tassazione non dichiarata che ha il sapore della truffa, atto di fede per chi gioca.
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