Login Registrati
Al grido di 'Usciamo dal silenzio'

Al grido di 'Usciamo dal silenzio'

All’ombra del Duomo - A Milano il 14 gennaio la manifestazione in difesa della legge 194 e della libertà delle donne

Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2006

Le donne riprendono parola pubblica. Dopo dieci anni tornano ad essere soggetto socialmente visibile e il 14 gennaio aprono il 2006 a modo loro, con la voglia di dire, di esserci, di non farsi calpestare. Di non tornare indietro. “Usciamo dal silenzio” è la parola d’ordine con cui, a partire da fine novembre, a Milano è iniziato un percorso che è tutto da costruire, ma che si prospetta con ottime potenzialità. Una parte della società italiana, retriva e in malafede, ha pensato di affondare il colpo sentendosi forte dopo l’esito del referendum sulla procreazione assistita, con attacchi alla 194 e con ipocrite commissioni ispettive nei consultori. Hanno decisamente esagerato e la reazione è arrivata. Il movimento che si era organizzato per i ‘Sì’ ha riattivato facilmente contatti e relazioni. Le questioni poste all’attenzione del Paese con la manifestazione sono la difesa della legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza, la tutela dei consultori e l’indipendenza degli operatori, la salute della donna e la riaffermazione della sua autodeterminazione, la difesa delle strutture sanitarie pubbliche e della sessualità femminile, l’affermazione dei diritti in uno Stato laico. E’ la libertà della donna, per dirla in una sola parola, ad essere minacciata e questo è inaccettabile. Però forse c’è un’altra novità da registrare. Delle conquiste delle donne hanno beneficiato anche gli uomini, e molti ne hanno consapevolezza. Sarà per questa ragione che avanza la richiesta, accolta, della loro partecipazione al corteo di Milano. Le donne con le loro lotte e conquiste hanno profondamente modificato il dna della società italiana e l’impatto che ciò ha provocato nel pensiero diffuso non deve essere sottovalutato, perché sarà probabilmente tra i fattori che potranno fare la differenza nei prossimi mesi. L’atmosfera nel nostro Paese si fa sempre più pesante tanto sul piano economico che dei diritti, e il clima di restaurazione che si profila non va stretto solo alle donne. Queste sarebbero maggiormente penalizzate e vittime ‘privilegiate’, ma non sarebbero le sole a vedere lesi diritti e dignità. Il problema è di carattere culturale e investe complessivamente la società. C’è da chiedersi quanti sono gli uomini italiani che non intendono accettare supinamente l’ipotesi di tornare indietro rispetto alle conquiste degli ultimi decenni e che, come tante donne, non ritengono di dover vivere sotto la tutela di uno Stato invasivo che pretende di decidere ogni minimo aspetto della vita privata e toglie potere economico, servizi e welfare state. La difesa della vita accampata dai teo-con è una scusa che non regge. E che non reggerà se le donne e gli uomini, con buon senso e lungimiranza, sapranno fare muro. Gli argomenti sono tutti a favore di chi non vuole indietreggiare: i consultori lavorano bene nonostante in questi trenta anni siano stati praticamente abbandonati a loro stessi, la legge 194 ha funzionato e gli aborti si sono dimezzati passando dai 240mila del 1982 ai 120mila del 2004, le donne sono cresciute culturalmente e nelle professioni, la voglia di sanità e servizi pubblici è in aumento dopo l’ubriacatura del ‘privato è meglio’ degli anni passati. Tutti fattori, questi, che rappresentano punti di forza nella battaglia che si dovrà combattere. Le donne hanno giustamente colto la sfida di questo momento e hanno preso in mano il timone. L’appello partito da Milano ha viaggiato, sottotraccia ma ha viaggiato propagandosi nonostante il silenzio dei grandi media.
Da L’Aquila a Pistoia, da Genova a Palermo, da Vigevano a Lecce, da Bologna a Torino assemblee e incontri si sono moltiplicati. Il movimento ha ripreso forza e vigore, si è arricchito di giovani e di nuove presenze, il dibattito ha ritrovato il gusto e le ragioni del confronto, di rivedere pensieri e posizioni. La volontà delle donne di sfilare a Milano non è stata messa in dubbio neppure dalla concomitanza con l’altra manifestazione di Roma sui Pacs, prevista sempre per il 14 gennaio. Si legge sul volantino “difendere la 194 significa guardare più lontano, alla libertà di donne e uomini di decidere di sé, delle proprie vite e di quelle a venire. Dello stesso orizzonte di libertà parla la manifestazione di Roma ‘Tutti in Pacs’, con la quale abbiamo costruito un ponte ideale. E non possiamo dimenticare che se l’aborto rimane una scelta mai desiderata, ma talvolta necessaria, la libertà di progettare la propria vita, e se lo si desidera di diventare madri, è messa a rischio dall’incertezza e dalla precarizzazione del lavoro. Non vorremmo che la precarietà diventasse il contraccettivo del futuro”. Ancora è presto per sapere se ‘le streghe sono tornate’, ma certo è che il messaggio a ‘chi doveva intendere’ è stato lanciato. Forte e chiaro. Non pensi, chi credeva di raccattare facilmente sulla pelle delle donne (pochi o tanti) voti puntando alla ‘pancia’ dell’Italietta. Le donne, milioni di donne, non si lasceranno intimorire. Il movimento è nato e si è organizzato dal basso, spontaneamente. Il sassolino è già diventato una slavina e in breve potrebbe, chissà, assumere le proporzioni di una valanga. La rabbia diffusa c’è e la voglia di partecipare pure: ricordiamo ancora la sorpresa delle primarie. Si tratta, pian piano, di trovare i canali giusti attraverso i quali far fluire le potenzialità positive che ci sono. Per ora le donne si sono organizzate autonomamente, assumendosi anche l’onere di richiamare ai suoi impegni il centrosinistra e le forze cattoliche responsabili e meno retrive. Il movimento ha lavorato bene organizzando unitariamente le presenze, che partono da posizioni o premesse diversificate. Le assemblee delle varie città hanno deciso e organizzato la partecipazione sulla base di autonome valutazioni e di specifici obiettivi territoriali, ma concordando sulle questioni di fondo. L’adesione alla manifestazione di Milano è un sì alla libertà delle donne e degli uomini, ma è anche un sì alla vita. Quella vita che le donne hanno sempre dato con amore, generosamente e senza imposizioni o gendarmi in agguato, fin dall’inizio dell’umanità.

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®