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Al centro il valore del lavoro

Al centro il valore del lavoro

Rimini, Congresso Cgil - A conclusione del congresso la Cgil, nel suo centenario, conferma la scelta di rispettare le donne

Antonella Pezzullo Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2006

Riprogettare il paese: lavoro, saperi, diritti, libertà. E' il titolo del documento del quindicesimo congresso nazionale della CGIL (Rimini 1 – 4 marzo). La discussione si svolge su una proposta alta di ricostruzione, di rinascita civile e morale del paese, che parte dalla centralità del valore del lavoro. C’è una concomitanza cronologica di non trascurabile valore, non solo simbolico. Quest’anno, infatti, cade anche il centesimo anniversario della nascita della confederazione generale del lavoro. Il legame fra il ruolo svolto dalla CGIL nella costruzione prima, e nella difesa poi, del tessuto civile e democratico del paese, rappresenta il filo rosso che tiene insieme la storia dell’Organizzazione e le discussioni attuali sulle politiche necessarie oggi per dare risposte a quel clima di incertezza e di ansia che sembra pervadere l’Italia, coinvolta in una crisi profonda, non solo di carattere economico, ma anche e soprattutto culturale.
Le tesi al centro del dibattito congressuale si muovono tutte sull’obbiettivo dell’espansione e unificazione dei diritti del lavoro e di cittadinanza, partendo da un’analisi che rintraccia nella dimensione europea il contesto nel quale costruire ed espandere una nuova politica dei diritti.
“La democrazia della CGIL si fonda su molteplici pluralismi, a partire dal valore della differenza di genere”: questo è quanto si ribadisce nel documento congressuale. Tuttavia il riequilibrio della rappresentanza femminile non ha sempre avuto un percorso lineare nella formazione degli organismi dirigenti, segnando spesso battute di arresto ed incertezze. Nonostante ciò, in un panorama nazionale in cui la presenza femminile nelle Istituzioni e nei luoghi della politica sembra arretrare ulteriormente, la CGIL riconferma la volontà e lo sforzo di promuovere la presenza femminile in tutti i livelli decisionali. Naturalmente questa volontà, se arrivasse a compimento, rappresenterebbe un elemento di grande vitalità e di ricchezza per la più grande organizzazione di lavoratrici e lavoratori del paese. E’ evidente che le politiche del governo di centro-destra hanno determinato un arretramento complessivo in termini economici, culturali, civili. I soggetti che hanno pagato il prezzo maggiore di questa involuzione sono le donne, costrette nelle nuove dinamiche del mercato del lavoro all’espulsione, alla precarizzazione, alla discriminazione salariale. Per di più, l’impoverimento progressivo dei servizi le ha costrette a far fronte ai bisogni familiari di cura, all’assistenza agli anziani, ai bambini, ai familiari non autosufficienti.
Molto spesso questa doppia discriminazione negativa ha rappresentato la premessa alla scelta di rinunciare a cercare lavoro, ritornando a subire una vera violenza sociale, quella di essere nuovamente relegate nello spazio domestico dal quale faticosamente si era conquistata emancipazione.
E’ su questo ruolo della donna che poggia il riproporsi di una vecchia idea di famiglia, ma anche l’attacco, a tratti ambiguo, e comunque forsennato, a quelle libertà femminili che sembravano essere patrimonio civile e giuridico del nostro paese. A questo tentativo di restaurazione due straordinarie manifestazioni di donne, la prima a Milano il 14 gennaio, l’altra a Napoli l11 febbraio, hanno gridato un no appassionato, determinato, orgoglioso. In entrambe le occasioni la CGIL ha partecipato in maniera convinta e visibile. “A Milano la piazza ha parlato alla politica, ha riproposto una forte richiesta di partecipazione, ha dimostrato insofferenza perché non si guarda alle persone, non si risponde alla domanda di difesa delle libertà, dei diritti. La piazza ha chiesto alla politica di non arretrare”. Questa è la riflessione di Susanna Camusso, segretaria generale della CGIL Lombardia. E Napoli ha rilanciato questa richiesta dal Sud, dove il contesto sociale, economico, civile rende ogni cosa più evidente, dove i diritti si confrontano con il sopruso dell’illegalità, dove le libertà femminili sono negate dalla deprivazione economica e culturale, dove i percorsi di vita e di autorealizzazione delle donne incontrano più ostacoli che opportunità. Cosa rappresenta per la CGIL questa presenza politica delle donne in due luoghi così emblematici per la storia e il futuro del paese? Come accogliere nel Congresso le affermazioni, le idee, il contributo in pratica di democrazia delle due manifestazioni? “E’ un’idea di relazione che deve essere fatta vivere anche in CGIL, nella vita quotidiana dell’organizzazione, oltre che al congresso - continua Susanna Camuso - essere consapevoli che la libertà femminile all’origine della vita parla anche alla nostra politica dei diritti, della cittadinanza, rinomina e ridefinisce non soggetti di tutela, ma persone a pieno titolo, libere, laiche, responsabili e non colpevolizzabili. Questo devono e possono essere le donne anche in CGIL”.
Le donne a Milano e a Napoli hanno preteso rispetto e visibilità pubblica, ma si sono anche ribellate alla neutralità sospetta di tante analisi e di tante proposte, alla cancellazione del loro diritto ad essere soggetto politico. Il congresso della CGIL dovrà assumere questa nuova, ma tutt'affatto inedita, visibilità a partire dalle sue analisi. Dovrà interrogarsi sulle implicazioni a cui rimanda una lettura di genere della trasformazioni in atto nell’antropologia del lavoro, dei nuovi assetti welfaristici, degli stili di produzione, ed altro ancora. Dovrà impegnarsi a compiere un passo oltre l’assunzione formale dell’accesso delle donne nelle proprie forme di rappresentanza, perché il solo criterio quantitativo non è di per sé garanzia di cambiamento. Ciò dipenderà anche da quanto noi donne della CGIL affermeremo la consapevolezza di essere agenti che strutturano il cambiamento attraverso il nostro concepire il mondo, anche nel sindacato, come spazio condiviso e con-partecipante, attraverso lo stile del nostro impegno, la modalità della trasmissione dei saperi, l’innovazione dei contenuti. Dipenderà da quanto riusciremo ad agire un’idea forte di relazione.
Perché la politica è relazione, pena il ridursi alla sola esibizione di potere.
(10 marzo 2006)

* segretaria regionale CGIL Campania


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