Svetlana Waradzinova - Le prospettive per le donne e per il suo Paese nell'Unione allargata
Bertani Graziella Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2006
Protagonista di questo numero sull’Europa dei venticinque è la Slovacchia, nel racconto di Svetlana Waradzinova drammaturga, giornalista, plurivincitrice di premi internazionali, organizzatrice culturale e teatrale, responsabile del dipartimento di Management per il teatro e vice-rettore dell’Accademia Nazionale di Musica e di Arte Drammatica. “Nel 2004 l‘Osservatorio Europeo registrava che i cittadini dei futuri paesi aderenti percepivano l’ingresso all’Unione Europea con pessimismo e che si aspettavano un peggioramento delle condizioni di vita. Col 70% dei voti favorevoli all’ingresso nell’Unione, la Slovacchia è stata la nazione con la percentuale favorevole più alta. Dopo il governo - non democratico - di Vladimir Mečiar (1993 – 1998) il popolo era convinto che l’ingresso nell’Unione Europea fosse bene per il suo sviluppo e la sua stabilità e grandi aspettative erano riposte sull'accesso alle risorse finanziarie e sul libero mercato del lavoro. Per svariate ragioni l’euforia è svanita molto rapidamente. Ma la situazione non è assolutamente paragonabile a quella del tempo della separazione dalla Repubblica Ceca. Anche se personalmente riuscivo a vedere i molti lati positivi di una Repubblica Federale è però innegabile che tredici anni di indipendenza abbiano reso gli slovacchi più sicuri e fiduciosi verso se stessi e capaci di costruire il proprio paese senza l’aiuto del “fratello maggiore”. La separazione pacifica di queste due repubbliche - senza referendum - operata dai leader dei maggiori partiti dei due Paesi che in Slovacchia decretò la vittoria di una coalizione nazionalista contribuì fortemente alla costruzione di un’immagine negativa all’esterno. Le aspettative per le donne… una questione molto interessante. Come donna che lavora nel settore culturale-formativo in una posizione assai elevata sento il nostro mondo molto “maschile”. Anche se da un punto di vista di percentuali si può parlare di risultati soddisfacenti e anche se la Slovacchia registra presenze femminili in posizioni di altissimo grado anche in politica, un Presidente della Repubblica donna non è ancora accettato dalla società e, a parità di mansioni, i salari delle donne sono l’80% di quelli degli uomini. Il campo culturale sembra essere il più progressista: sono donne a ricoprire il ruolo di direttore generale della Radio Slovacca, del Teatro Nazionale, dell’Istituto Teatrale, della Galleria Nazionale, forse anche a causa anche della percezione che questo sia un settore senza prospettive di business: però queste donne leader sono leader a tutti gli effetti. Mi piace pensare all’Europa come ad uno spazio culturale integrale basato su valori e idee condivisi e l’Unione Europea dovrebbe sostenere l’unicità della “Cultura Europea”, salvaguardando le differenze di espressione delle aree locali. Al termine 'unificazione' preferisco 'armonizzazione', anche per le prospettive del mercato del lavoro. Condividere i saperi, le capacità e le attitudini senza barriere è meraviglioso, così come poter collaborare con tutta l’ Europa stando seduta nel mio ufficio a Bratislava e sapendo che domani potrei essere a Bologna a lavorare su un progetto. La sensazione che io possa essere apprezzata e che possa contribuire ad una buona idea comune è semplicemente perfetta!"
(01 settembre 2006)
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