Login Registrati
‘Kindeswhol, Il bene del bambino’: la vera di Marinella Colombo e dello Jugendamt tedesco

‘Kindeswhol, Il bene del bambino’: la vera di Marinella Colombo e dello Jugendamt tedesco

Evento speciale alla XIII edizione del BIF&ST – Bari International Film Festival. In streaming dal 18 febbraio sulla piattaforma CGtv.it e su Prime Video Italia

Mercoledi, 19/02/2025 - Di esperienze drammatiche e disavventure transnazionali, in ambito di affidamenti genitoriali, ce ne sono tante e di ogni tipo, ma la storia realmente accaduta a Marinella Colombo, donna e madre eccezionale, che ha fatto del coraggio e della resistenza genitoriale una vera e propria ragione di vita, ha dell’incredibile, soprattutto perché accaduta nell’Unione Europea negli anni Duemila.

Dalla sua vicenda, umana e giudiziaria, è stato tratto l’avvincente ‘Kindeswhol, Il bene del bambino’, un film ideato da Livia Bonifazi, scritto e diretto da Franco Angeli, prodotto da Francesco Siciliano (PANAMAFILM) e presentato in anteprima alla XIII edizione del BIF&ST – Bari International Film Festival come Evento Speciale, che vede nel cast la stessa Livia Bonifazi, insieme a Giovanni Guardiano e Mario Patanè.

Marinella vive e lavora in Germania, è sposata ad un tedesco: quando la coppia consensualmente decide di separarsi interviene lo ‘Jugendamt’ (letteralmente “amministrazione per la gioventù”) un ente fondato in Germania alla fine della Prima Guerra mondiale, riformato da Himmler nel 1939 e tuttora operante, che dovrebbe sovrintendere in maniera equilibrata ad ogni situazione in cui un bambino (tedesco o di coppie bi-nazionali) si trovi o possa trovarsi in situazioni di difficoltà o disagio, come ad esempio i figli nelle separazioni difficili o in condizioni di trascuratezza e maltrattamento di bambini.

In realtà lo Jugendamt è, di fatto, un ente di sorveglianza e di controllo sulla famiglia e sui minori che non ha omologhi in altri paesi, con poteri molto estesi, estremamente invasivi e non parificabili a quelli dei nostri Servizi Sociali: lo Jugendamt interviene d’ufficio in ogni separazione e fa in modo (usando ogni mezzo, facendo scomparire testimonianze e nastri registrati, o documenti ufficiali), che i figli di coppie bi-nazionali che si separano vengano sempre affidati al genitore tedesco, che nessuno di questi bambini lasci la Germania, che i diritti genitoriali non vengano mai riconosciuti al genitore straniero e che i contatti tra il genitore straniero e suo figlio siano resi sempre più difficili fino ad arrivare a cancellarli.

Questo avviene soprattutto se quel genitore vuole o deve tornare a vivere nel proprio Paese, come nel caso di Marinella che, con i figli ancora piccoli deve rientrare a Milano perché la sede tedesca della sua azienda chiude: cancellare l’altro genitore, oltre che essere un atto illegale contro il diritto di famiglia, significa cancellare anche la sua lingua e la cultura del suo paese. Si cancellano così genitori, nonni e famiglie intere. Le inqualificabili azioni messe in campo dallo ‘Jugendamt’, raccontate nel film e nel libro da cui è tratto (ed estese a molte altre storie di altre coppie con figli) ricordano quasi i metodi della Germania nazista o quelli delle dittature latino-americane: eppure il loro operato, incredibile dictu, è legale in Germania e poco importa se contravviene ad ogni accordo o normativa europea o sovranazionale.

Quando Marinella, donna intelligente e colta, in grado di leggere documenti in diverse lingue, capisce che non rivedrà più i suoi figli, si affida dapprima alla giustizia italiana, che però non fa nulla per aiutarla, anzi manda i Carabinieri a prelevare i suoi figli a scuola, in modo eclatante, e li porta in Germania, uno dei due ha solo 4 anni, l’altro 9. Poi si rivolge a legali esperti della materia e ad un’associazione per i diritti civili fondata da un genitore che ha subito la stessa sorte: dopo essersi separato da una ragazza tedesca non ha mai più rivisto la figlia. Alla fine, disperata, Marinella raggiunge la Germania e riesce a trovare e prelevare i suoi figli, i quali, ben felici di vederla, salgono in macchina e tornano a Milano dove vengono nascosti dalla nonna. Marinella è accusata di sottrazione di minori e di non mandare i figli a scuola, viene quindi rinchiusa a S. Vittore, dove sconterà quasi due anni di prigione.

Il film ‘Kindeswhol, Il bene del bambino’ inizia infatti nella stanza interrogatori del carcere di San Vittore a Milano, dove si affrontano Marinella Colombo, accusata di aver rapito i suoi stessi figli e il procuratore italiano che ha l’obiettivo di farle dire dove li tiene nascosti. In quest’ultimo interrogatorio, Marinella ripercorre i suoi anni in balia del sistema familiare tedesco e la sua battaglia contro lo ‘Jugendamt’, l’ente di controllo della famiglia e della gioventù, che le ha sottratto i figli, denunciando questo dramma inquietante e sorprendentemente diffuso ancora vivo nel cuore dell’Europa. Lo Jugendamt è stato più volte riconosciuto responsabile di aver violato i diritti fondamentali dell’uomo dagli Enti e dalle Corti europee preposti alla loro tutela.

Vedendo il film si resta senza parole e viene da domandarsi: come mai di tutto questo non se ne sa niente? E sorge anche spontanea la domanda, in un genitore ingiustamente separato dai figli, come accaduto a Marinella, ‘cosa sei disposto a fare e quanto sei disposto a rischiare per poter riabbracciare tuo figlio anche solo per un momento, dopo che ti è stato portato via senza poterlo sentire, vedere, per mesi e anni’? Marinella avrebbe potuto scegliere un'altra strada per districarsi in questa vicenda così tormentata?

A queste domande e a molte altre hanno cercato di rispondere, durante un incontro con la stampa, il regista Franco Angeli, la protagonista e ideatrice del progetto Livia Bonifazi (bravissima nel ruolo di Marinella) e gli avvocati che hanno seguito il caso dal punto di vista giudiziario, Laura Cossar e Irene Margherita Gonnelli, tutte persone che hanno conosciuto Marinella e la sua storia, dapprima increduli poi sempre più coinvolti nella denuncia sociale del suo caso, emblematico dei tanti altri casi simili.

“Mi sono avvicinato a questo film con lo stesso spirito dei lavori di Petri – racconta il regista – con Volonté e Montagnani, con l'idea di pensare e sentire che nel nostro mestiere c’è una parte di denuncia sociale, cercando di portare alla luce le difformità, le cose che non funzionano nella società. Io e Livia, alla quale si deve l'ideazione, il pensiero iniziale di questo film, abbiamo sempre pensato di mettere a servizio il nostro mestiere per raccontare questa vicenda. Io casualmente avevo letto un articolo su Marinella e su un libro da lei scritto, che poi è uscito quando lei era ancora ai domiciliari, che si intitola ‘Non vi lascerò soli: Marinella Colombo in lotta con la giustizia’. Avevo letto questo articolo, mi sono incuriosito, ho letto il libro e poi ho scoperto altre storie come la sua, andando anche su internet, ho cominciato a scoprire che c'erano migliaia e migliaia di casi”.

Marinella Colombo è scomparsa pochi mesi fa, consumata da anni di lotte e sofferenze, se ne è andata in poche settimane: ma ha potuto rivedere i suoi figli, Leonardo e Nicolò, prima di morire, che ormai maggiorenni sono tornati a Milano, uno dopo l’altro. Una consolazione comunque tardiva per madre e figli, è veramente questo il superiore interesse del bambino?

“Lo Jugendamt è un ente che fa paura – afferma Laura Cossar, avvocato di Marinella che si è battuta con lei fino alla fine - Per esempio se c'è un problema di un ragazzo con la scuola, anche un ragazzo tedesco, cosa fanno gli insegnanti? Chiamano lo Jugendamt, quando tuo figlio non va per qualche giorno a scuola arriva lo Jugendamt. Se tu parti quando ancora non ci sono le vacanze di Pasqua vai in aeroporto e ti ferma lo Jugendamt. Quindi è in questo senso un ente di sorveglianza e un ente che fa paura.

Lo Jugendamt partecipa automaticamente a qualunque udienza, a qualunque causa riguardi i minori sul suolo tedesco, portando avanti il Kindeswohl, cioè il superiore interesse del bambino, che si attua trattenendolo sul suolo tedesco, facendolo crescere in Germania come tedesco anche con un genitore non idoneo, purché sia assicurata la permanenza in Germania. Le trasmissioni rifiutano di parlare di questo, di giornali coraggiosi ce ne sono stati, però non tutti, non se ne parla nelle aule del Parlamento. Io sono andata anche a Porta a Porta. Ma il silenzio riguarda tante trasmissioni televisive che rifiutano servizi sui tanti genitori, non solo su Marinella Colombo, che li contattano ogni giorno. Io stessa, quando seguivo la causa di Marinella sono stata seguita a casa, ricevevo telefonate anonime e così via”.

Il film è visibile in streaming dal 18 febbraio sulla piattaforma CGtv.it e su Prime Video Italia.

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®