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Aiutiamoli, ma come?

Aiutiamoli, ma come?

Italia Africa - C’è tanta corruzione ma c’è anche Wangari Maathai, ci sono le promesse sfumate ma ci sono anche le ong. L'incerto panorama degli aiuti umanitari

Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2005

“La povertà è la più grande violazione dei diritti umani”. Walter Veltroni l’ha ricordato in occasione della manifestazione Italia Africa, conclusa ieri a Roma, che ha visto riuniti diversi presidenti del continente africano. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani riconosce a tutti il diritto ad un tenore di vita dignitoso; il diritto di avere cibo, vestiario, cure mediche, un’abitazione, un’istruzione, un lavoro. “Ma questi diritti sono oggi negati a un terzo dell’umanità – ha continuato Veltroni - e minacciati anche all’interno dei paesi più ricchi, mentre nel mondo si spendono ogni anno quasi 1000 miliardi di dollari per guerre e armamenti”.
Ora un’attenzione particolare si sta rivolgendo agli aiuti umanitari previsti dai progetti dei paesi più ricchi del mondo (se ne discuterà in occasione del prossimo G8 in Scozia). Ma è legittimo chiedersi a chi saranno devoluti quei soldi. A quali governi africani, se in molti casi sono purtroppo ancora invischiati nella corruzione? Oppure, andranno a sostenere i progetti di sviluppo sostenibile di organizzazioni locali? Chi controllerà il rispetto dei Diritti umani? Alcune associazioni di volontari ancora denunciano gli espropri in massa di interi villaggi (i cui abitanti si riversano nelle bidonville intorno alle città) per far spazio ad organizzazioni multinazionali e a grandi proprietari terrieri (che corrompono a suon di dollari certi politici locali). Quando questa pratica verrà finalmente considerata un crimine contro l’umanità da un qualche organo internazionale che, se c’è, finora ha taciuto?
Di fatto l’aiuto allo sviluppo da parte dei paesi ricchi si è rivelato inadeguato, sia in termini di quantità che di qualità. Le promesse di cancellazione del debito non si sono concretizzate, né sono stati rivisti i meccanismi ingiusti del commercio. Tra le tante parole, pochi sono stati i fatti.
Il Governo italiano, nonostante i reiterati impegni presi in sede internazionale e nell’Unione Europea, ha continuato a ridurre le già misere risorse dedicate alla cooperazione internazionale, alla lotta alla povertà e all’Aids, al punto che oggi l’Italia è all’ultimo posto nella classifica dei Paesi donatori in Europa.
Rimane il pensiero che và ai premi nobel africani impegnati per la creazione di condizioni di lavoro e di sviluppo sostenibile nei loro Paesi. Tra loro c’è la prima donna africana ad aver vinto un premio nobel: Wangari Maathai, creatrice della “Cintura verde”, l’organizzazione che lotta contro la desertificazione del suo Paese, che ha già dato lavoro a centinaia di africani. E con loro c’è l’azione di decine e decine di ong (organizzazioni non governative) e di associazioni volontarie.
Veltroni annuncia che è nata una nuova alleanza mondiale di organizzazioni del Nord e del Sud del mondo che ha lanciato un “Appello all’azione contro la povertà”. Il Segretario Generale dell’Onu ha avviato la campagna “No excuse 2015”. L’ottimismo e la partecipazione rimangono le nostre migliori armi per il futuro.

G.S.
(2 giugno 2005)

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