Venerdi, 28/09/2012 - Da AIDOS riceviamo e volentieri pubblichiamo
Nonostante la maggiore attenzione alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti umani delle donne, in particolare alle cause della mortalità materna, nonostante oggi l’interruzione di gravidanza sia più sicura e nonostante sia indubbio il coinvolgimento sui problemi di salute delle donne da parte delle agenzie delle Nazioni Unite, di diversi governi e numerose organizzazioni non governative, nel mondo le donne continuano a morire a causa di aborti clandestini.
Questo è quanto viene denunciato dalla Campagna internazionale in favore del diritto delle donne ad un aborto sicuro e alla depenalizzazione dello stesso, lanciata attraverso il sito dell’iniziativa www.september28.org, e che vede oggi mobilitazioni in tutto il mondo.
Se il numero di casi di mortalità materna è diminuito notevolmente a livello globale tra il 1990 e il 2008, così non è stato per i decessi a causa di aborti a rischio che sono rimasti il 13% del totale degli anni presi in considerazione. Nel 2008, dei 43,8 milioni di interruzioni di gravidanza, solo 21.6 milioni sono avvenute in sicurezza. Per ogni donna che muore, circa 20 sono colpite da gravi invalidità o patologie.
Il numero di aborti non sicuri sul totale è aumentato di circa due milioni a partire dal 2003, soprattutto a causa del crescente numero di donne che entrano nella età riproduttiva nei paesi in via di sviluppo. Più del 40% (8,7 milioni) degli aborti non sicuri nei paesi in via di sviluppo, nel 2008, hanno riguardato donne di età compresa tra 15 e i 24 anni. Di questi, 3,2 milioni riguardano adolescenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni, e 5,5 milioni ragazze di età compresa tra i 20 e i 24 anni. Sono quindi sopratutto le giovani donne e le adolescenti a subire le complicazioni dovute ad aborti clandestini: rappresentano infatti la percentuale più alta di bisogno insoddisfatto di contraccezione.
“L'accesso alla contraccezione dovrebbe essere universale e garantito così come l’interruzione volontaria di gravidanza, per dare maggiore scelta alle donne. Le restrizioni legali sono infatti tra le cause dei numerosi aborti clandestini, praticati in condizioni igieniche spesso pericolose e mortali per le donne costrette a ricorrervi”, dichiarano le organizzatrici e gli organizzatori della campagna. Eppure l’aborto clandestino è un problema di salute pubblica, riconosciuto da quasi tutti i governi nel Programma d'azione della Conferenza su Popolazione e Sviluppo tenutasi al Cairo nel 1994.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità avverte che l’aborto clandestino non è solo un problema di salute pubblica: è anche una questione di diritti umani. I governi hanno l’obbligo secondo le legislazioni nazionali o le convenzioni internazionali sui diritti umani a garantire i più alti standard di tutela della salute, a non attuare discriminazioni e a garantire ad ogni persona di non dover subire trattamenti inumani e degradanti.
È per questo che le/i rappresentanti di diverse organizzazioni non governative provenienti da tutto il mondo, sono stati consultate/i dal Consorzio Internazionale per l'aborto medico nel 2011-12, ed oggi hanno deciso di lanciare una Campagna Internazionale per il diritto delle donne all'aborto sicuro chiamando tutti i paesi a sostegno della giornata del 28 settembre per sensibilizzare e denunciare la situazione attuale.
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