Massime e minime - Ci saranno dei soldi che noi non ci saremo più
Ortensi Paola Lunedi, 19/12/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2011
Con la frase, pronunciata in dialetto, affiorano immagini vive e Isa ricorda che la sua mamma la pronunciava quando, dopo sofferte valutazioni sulle finanze, decideva di fare un acquisto. Anche le amiche e le vicine di casa, allo stesso modo chiosavano le decisioni di fare spese. A rifletterci, dopo tanto tempo, appare quasi un rito dissacrante e rassicurante per dirsi di aver fatto bene a compiere quella data scelta d’acquisto, quasi un mettere le mani avanti per prevenire qualunque commento… che in verità allora nessuno pensava di fare. Soldi in quegli anni ‘50 e ‘60 non solo era difficile averne, ma ancora di più era difficile decidere su quale priorità investirli: per la famiglia, per sé, per un oggetto indispensabile o, talvolta, persino apparentemente futile. La frase diveniva poi addirittura maestosa quando la decisione implicava coraggio, capacità organizzativa e un impegno prolungato nel futuro. Isa ricorda toni epici quando sua mamma la pronunciò annunciando che era il momento di avere una casa. Solo una frase, e per giunta in dialetto, eppure sicuramente un modo di sentire e di pensare comune a tante donne. Donne che nella loro quotidianità di mogli, madri e donne con una tumultuosa vita interiore, fatti i conti con l’ansia e la preoccupazione, dimostravano enorme capacità di progettare il futuro in un rischio che al di là di ogni parola risultava e risulta sempre calcolato e capace di coniugare sacrifici e sviluppo. Abilità e capacità che risulterebbero indispensabili oggi al nostro governo, che a differenza della madre di Isa e di tante donne di ieri e di oggi, non sembra avere né professionalità né volontà di progettare appropriate misure di sviluppo per la crescita e l’uscita dalla crisi del nostro paese.
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