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Agricoltura, laboratorio femminile per l'occupazione.

Agricoltura, laboratorio femminile per l'occupazione.

Well_B_Lab* - Le imprese agricole guidate da donne hanno raggiunto un terzo del totale del settore. Sono in continua ascesa, nonostante la crisi del comparto primario. Le imprenditrici hanno trasformato gli svantaggi del gap di genere in fattore di forza

Badalassi Giovanna Venerdi, 03/04/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2015

L’agricoltura è un settore primario molto più importante e strategico di quanto possano rappresentare gli indicatori macroeconomici. Il suo contributo all’economia nazionale è infatti modesto, 2,3% del valore aggiunto nel 2014 (Istat), come è normale nelle economie più industrializzate e avanzate. Dall’agricoltura però dipende anche tutta la filiera produttiva dell’alimentare Made in Italy, a partire dai campi e dagli allevamenti per arrivare all’industria alimentare, alla ristorazione e all’export. Anche in questo settore, come oramai in numerosi altri, le imprenditrici stanno diventando sempre più protagoniste. Secondo le ultime proiezioni, sintetizzate in un articolo della Stampa , un terzo delle imprese agricole è infatti a titolarità femminile, per un totale di 532mila conduttrici, mentre le occupate sono 1,3 milioni: il 40% degli occupati agricoli, il doppio rispetto alla Spagna e quasi quattro volte il dato della Francia e della Germania.



Le donne in agricoltura hanno conquistato quindi nel tempo un ruolo crescente, affrontando una posizione di partenza davvero sfavorita. La storia delle donne nelle campagne è stata caratterizzata da condizioni di sfruttamento e di dipendenza economica, pur essendo state per secoli il fulcro della famiglia e della società contadina. L’occasione della svolta si è manifestata nel primo dopoguerra, quando l’emigrazione dalle campagne degli uomini verso le città in via di industrializzazione ha lasciato le donne a capo delle attività agricole familiari. È iniziato così un lungo percorso di emancipazione che ancora continua. Analizzando oggi le specificità dell’imprenditoria femminile nel settore emergono alcuni aspetti peculiari che consentono di osservare come l’esigenza di superare i gap di genere iniziali si sia tradotta in fattori di crescita e di sviluppo particolarmente competitivi per le aziende.



L’aumento delle imprenditrici in agricoltura è stato favorito da una serie di innovazioni nei processi produttivi che hanno certamente permesso alle donne di colmare il problema della prestanza fisica (che ne penalizzava storicamente la produttività rispetto agli uomini). Non è casuale, quindi, la forte propensione all’innovazione e agli investimenti in campo tecnologico: le donne ne comprendono le potenzialità e i vantaggi a loro favore. Una motivazione nata come un’esigenza di colmare un gap di genere si è tradotta quindi in un fattore importante di innovazione e di crescita delle aziende  agricole guidate da donne che hanno potuto godere di un tasso di innovazione superiore.



Un altro aspetto interessante è rappresentato dalla progressiva specializzazione delle imprese femminili in settori dove l’agricoltura è meno pesante e industrializzata: agriturismi, florovivaismo, frutti di bosco, enoagricoltura, produzioni di qualità, bioagricoltura, allevamenti di animali di piccolo taglio. Questa caratteristica ha fatto sì che, dove le aziende agricole più industrializzate e dedite all’agricoltura intensiva hanno patito gli effetti della crisi e della riduzione dei prezzi, quelle femminili, di minori dimensioni e specializzate in produzioni artigianali e di qualità su comparti specifici, hanno potuto affrontare la crisi con un posizionamento di mercato più favorevole.



Un altro fattore di competitività è certamente quello della capacità di integrare le competenze femminili con quelle proprie dell’imprenditoria agricola. Comparti dell’agricoltura particolarmente in crescita, nonostante la crisi generale del settore, sono infatti quelli dell’agricoltura multifunzionale, cioè che sanno combinare la coltivazione classica con una molteplicità di altre attività che vanno dalla produzione alimentare artigianale agli agriturismi o ai laboratori didattici. È indubbio che nella crescita dell’agricoltura multifunzionale le competenze femminili - di solito considerate “deboli” - possono invece rappresentare una leva competitiva in più rispetto alle altre aziende. Nello sviluppo di attività agricole in questa direzione entrano infatti in gioco le abilità femminili dell’accoglienza, della relazione, della cura, dell’insegnamento e della produzione di cibo. L’agricoltura rappresenta quindi un laboratorio interessante di sperimentazione, poiché le imprenditrici stanno trasformando una storica debolezza in termini di gap di genere in un punto di forza. Non è dato sapere quanto questo processo sia stato avviato consapevolmente e quanto invece si sia prodotto in modo spontaneo come risultato di scelte di adattamento. Il risultato è comunque positivo e meriterebbe un ulteriore approfondimento utile come fonte di ispirazione anche per altri comparti economici.

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