Campagne amiche - A 60 anni dalla Riforma Fondiaria un convegno a Roma ha ricordato fatti, persone e il contesto storico
Ortensi Paola Lunedi, 24/01/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2011
L’11 novembre 2010, data simbolica che segna l’inizio dell’annata agraria, a Roma presso la camera dei Deputati si è tenuto un dibattito importante legato all’agricoltura e alla sua evoluzione a seguito della la Riforma Fondiaria del 1950. A volere l’appuntamento l’istituto Cervi con la Presidente Rossella Cantoni e la Confederazione Italiana Agricoltori con il Presidente Giuseppe Politi, affiancati dai docenti universitari Mario Pacelli, Emanuele Bernardi, Giacomina Nenci, Fabrizio Nunnari, Raffaele De Leo e Valentina Iacoponi, insieme a ricercatori quali Gabriella Bonini, Michele De Benedictis, Mario pretolani e Paolo Surace solo per citarne alcuni. All’iniziativa non è poi mancato il contributo di Anna Finocchiaro, capogruppo del PD al Senato, che ha offerto una riflessione sull’attuale sottovalutazione del settore agricolo portando anche personali ricordi di siciliana figlia di un Pretore che si trovò a giudicare alcuni protagonisti delle lotte legate alla Riforma.
L’incontro ha preso a pretesto una ricorrenza, il sessantesimo anniversario, per concentrare l’attenzione sulle conseguenze della Riforma Fondiaria, che si concretizzò nel 1950 con due provvedimenti basilari: la legge Sila del 12 maggio e la cosiddetta Legge Stralcio (ottobre) che riguardò alcune zone del Paese (Delta Padano, Maremma Tosco Laziale, Puglia, Sicilia). La Riforma prevedeva che il latifondo dei grandi proprietari venisse superato e ai braccianti, ai contadini reduci da proteste e rivolte sanguinose venisse assegnata la terra. Terra espropriata agli agrari, che venivano però pagati per la cessione. È tra l’altro da ricordare come il superamento del latifondo rispondesse al principio sancito dall’articolo 44 della Costituzione che decretava come “Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la legge impone obblighi e vincoli alla proprietà terriera privata, fissa limiti alla sua estensione…”.
Negli anni della Riforma il dibattito fu ampio e contraddittorio ma nessuno negava che la concessione della terra ai contadini potesse essere rinviata. Le stesse forze americane presenti in Italia dichiaravano attraverso loro esponenti che il provvedimento era indispensabile per fermare il comunismo. E proprio fra gli intellettuali del PCI il dibattito era vivace e proponeva voci diverse. Emilio Sereni, di cui nel convegno è stata mostrata una rara intervista, sosteneva - in estrema sintesi - che la terra andava subito data ai contadini anche a fronte di una riforma incompleta e non soddisfacente, mentre Ruggero Grieco, altro dirigente del PCI, riteneva che prima bisognasse definire e completare la riforma e poi assegnare la terra. E ancora Rossi Doria ipotizzava una Riforma a molte facce, ma comunque funzionale a una pluriproprietà contadina.
Nelle differenze sostanziali quel che rappresentò comunque il comun denominatore era la convinzione del diritto dei contadini ad accedere alla terra. Questo mentre l’esodo dalle campagne era massiccio, parallelo ai fenomeni di emigrazione verso le zone industrializzate del Paese e anche all’estero. Non a caso delle circa 121.000 assegnazioni in poco tempo se ne consolidarono solo 97.000. Pur tra contraddizioni e diversità di opinioni, secondo il Prof Pacelli quella Riforma, nella situazione in cui si era, fu la migliore che si potesse ottenere. Va notato come si fosse in una fase in cui tutte le forze politicamente rappresentative - sia di governo che di opposizione - ritenessero che per le aree deboli della popolazione andasse operata una politica di inclusione nello sviluppo a differenza di oggi in cui sembra proporsi la filosofia contraria. A considerare la serie di interviste presentate nel convegno di agricoltori del Delta Padano, della Maremma, della Puglia e degli eredi degli assegnatari, per tanti l’inclusione nello sviluppo è avvenuta con successo a ripagarli di tante fatiche. Per sollecitare e conquistare quelle leggi negli anni ‘50 scesero in campo uomini e donne, famiglie intere per ottenere un diritto che rappresentava una certezza di vita. Solo un anno e mezzo fa proprio questo giornale ricordava Concetta Mezzasalma (noidonne, aprile 2009, Mirella Mascellino, ndr) che nella lotte per la terra che precedettero la Riforma Fondiaria in tante parti del Paese espresse un protagonismo che può essere ricordato oggi quale simbolo di tante altre donne ugualmente impegnate. Era il 9 marzo del 1950 quando Concetta, vera trascinatrice di folle, a cavallo di un asino con la bandiera rossa in mano a capo di 2000 contadini occupò le terre di Prizzi in Sicilia, paese simbolo delle lotte per la terra a causa della morte violenta di un capo contadino avvenuta molti anni prima durante uno sciopero. Donne sempre in prima fila anche quando non si vedono come ancora proprio nella storia dei fratelli Cervi, uccisi dai nazisti, che ha dato vita e corpo all’Istituto dove la memoria ha avuto come protagonista ineguagliabile Maria Cervi, figlia di uno dei sette fratelli che per tutta la sua vita ha testimoniato e trasformato in insegnamento di civiltà e democrazia la vicenda di suo padre e dei suoi fratelli.
Lascia un Commento