Donne in Campo / CIA - L’economia pulita della Puglia che rispetta le leggi e guarda all’innovazione. Conversazione con Rosaria Ponziano, presidente regionale di Donne in Campo
Bartolini Tiziana Giovedi, 03/12/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2015
“Noi in Capitanata combattiamo il caporalato da oltre venti anni e lo facciamo per un fattore umano, per una questione di etica e anche per non essere danneggiati. Bisogna che si sappia che questa lotta, anche come Cia, la facciamo tutti i giorni e non solo quando scoppia lo scandalo. Purtroppo le buone azioni quotidiane non fanno notizia”. Rosaria Ponziano, presidente Donne in Campo Puglia, è titolare dell’azienda che porta il suo nome e che sottolinea la scelta produttiva del biologico con la specifica ‘Società agricola bio2P’. Le parole di Rosaria vengono dal cuore ma non perdono mai di vista il centro del problema. “La questione del caporalato indebolisce il nostro reddito allontanando le aziende che si sono rifiutate di vendere i prodotti delle nostre terre o le industrie di trasformazione che non hanno più fatto contratti con noi. Il problema c’è, non lo neghiamo, ma vanno valorizzati anche i risultati raggiunti in tanti anni di contrasto al modo di operare di questi delinquenti, perché questo sono: delinquenti. Rappresentano il retaggio di una cultura medievale che approfitta dei bisogni dei più deboli e sfrutta migranti e italiani facendoli lavorare con paghe da fame. Non dimentichiamo che anche il Trentino ha questo problema, solo che da noi fa più scalpore”. Certo, è difficile liberarsi dello stereotipo anche quando le azioni di contrasto - forti, articolate e prolungate nel tempo - hanno effetti positivi. “Durante i suoi dieci anni di governo della regione, Nichi Vendola è stato molto vicino a noi agricoltori con azioni concrete. Nel foggiano, per esempio, un accordo per la raccolta dei pomodori prevedeva un abbattimento dei costi della mano d’opera che ci ha consentito di mettere un bollino aziendale. In questo modo abbiamo preso a lavorare in regola tanti africani o polacchi che vivevano nei ghetti, abbiamo restituito loro una dignità di persone oltre che di lavoratori.
La stessa Unione europea ha contrastato questa pratica attivando il fascicolo aziendale. Una notevole attenzione la sta dimostrando anche il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, con un decreto legge che prevede la confisca dei patrimoni ai caporali identificati. Insomma si è fatto molto e non bisogna mai dimenticare che le aziende in regola sono la stragrande maggioranza. Le poche fuori legge ci danneggiano tantissimo ed è interesse di tutti isolarle e denunciarle; posso assicurare che sono una razza in via di estinzione. L’agricoltura vera è un lavoro serio che non si improvvisa ed è l’unica che nel lungo periodo riesce a tenere. In più, il contrasto avviene con un’alleanza di soggetti interessati ad operare nella legalità lungo tutta la filiera, dalla produzione alla consegna dei vari prodotti e oltre alle leggi c’è il sostegno importante dell’Europa”. A proposito di Europa, è interessante quello che dice Rosaria della scelta delle coltivazioni biologiche. “La mia azienda nasce nel 1998 con agricoltura convenzionale e nel 2010 introduciamo il biologico. Tuttora manteniamo in modo parallelo sia il convenzionale che il biologico con produzione integrata. Perché questo doppio binario? Io credo nell'agricoltura convenzionale, che garantisce ai consumatori produzioni di qualità grazie alle norme italiane ed europee. Il biologico ha delle marcature in più per i pochissimi prodotti chimici che sono consentiti; in Italia siamo i portabandiera del biologico e noi agricoltori ci crediamo molto. Infatti le statistiche dicono che in Italia ci sono più aziende agricole biologiche rispetto ad altre nazioni, che pian piano si stanno avvicinando. Noi siamo così avanti perché in Italia guardiamo di più alla tutela dell'ambiente e, nonostante l'agricoltura non sia valorizzata a livello nazionale, tiriamo il carro dell’economia nazionale”. È interessante sapere come ha vissuto l’Expo una donna del mezzogiorno dal punto di vista, anche, dell’imprenditrice agricola. “Expo mi è piaciuta tantissimo, parlo da donna e da visitatrice. Mi ha dato l'opportunità di toccare il mondo e di vedere tradizioni basate sul cibo e sull'agricoltura. Questa è stata la sensazione che ho provato visitando i vari padiglioni. L'unica pecca, poiché era basato sul cibo, è che ha prevalso la tecnologia, l'agricoltura è rimasta un po’ in ombra. Dominavano il presente e il futuro e, tranne in alcuni padiglioni, le tradizioni sono state oscurate”. Arriviamo a parlare di Donne in Campo e, alla presidente della Puglia, chiediamo come vede questa associazione, qual è il contributo che porta. “La sento mia perché è un'associazione di donne, e come sempre noi donne dobbiamo combattere le tante diversità che ci accomunano rispetto agli uomini. Inoltre rappresenta una priorità nella Cia, che ci ha dato l’opportunità di esprimerci in piena liberta. Questo ha consentito all'indole della donna di emergere. Abbiamo dato un grande contributo all’idea di cura dell'ambiente compatibile con la possibilità di avere reddito. Poi abbiamo dimostrato, nella pratica, in che modo la campagna può contribuire nel sociale come, ad esempio, con gli agriasilo e agrinido. Siamo riuscite a fare in modo che tornassero i semi autoctoni in un’idea di valorizzazione delle tradizioni e al tempo stesso abbiamo accolto e usato le nuove tecnologie e le innovazioni. Ecco, tutto questo è il portato delle donne in Cia. Siamo la tradizione e l'innovazione. Poi, solo il fatto di incontrarci e guardarci ci fa sentire vicine. Insomma, con Donne in Campo mi sento a casa, anche quando incontro nuove donne e anche se sono di un settore che non conosco. È straordinario vedere le laureate, per esempio che scelgono di tornare in campagna e portano nell'agricoltura il loro bagaglio di studi che diventa patrimonio di tutte e dell’associazione. È una cosa bellissima. Sì, sono molto contenta di far parte di questa comunità”.
Lascia un Commento