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AGITU IDEO GUDETA: tenere vivi i suoi  sogni e la sua memoria

AGITU IDEO GUDETA: tenere vivi i suoi sogni e la sua memoria

Racconto e sintesi della Tavola Rotonda on line organizzata dalla Famiglia e dalla Comunità etiopica in Italia in memoria di Agitu Ideo Gudeta affinchè non si disperda il messaggio di una imprenditrice agricola dall'energia magnetica

Giovedi, 30/03/2023 - Tenere vivi I SOGNI e la MEMORIA di Agitu, non solo un titolo, ma una scelta, un progetto messo in cantiere con la tavola rotonda on line, organizzata Sabato 25 marzo, dalla comunità etiope in Italia e dalla sua famiglia, che ad Agitu ha già dedicato una Fondazione con sede in Etiopia.
Un incontro significativo teso a segnare, direi a garantire, la decisione di non far svanire il ricordo e l’energia vitale di questa donna eccezionale, la cui vita è stata stroncata da un femminicidio, di cui sembra impossibile farsi una ragione.
Non a caso, a confermare la scelta di farla vivere per ciò in cui credeva ed era impegnata, proprio una sintesi di intervista fatta da Slow Food anni prima, è stata utilizzata quale inizio dell'incontro. Il che ha regalato la sua viva presenza e la sua stessa voce ha raccontato i suoi successi, la storia dell’impresa “La capra felice” in Trentino, suo vero regno nella sua casa italiana. Un’intervista dove, con quel sorriso che conquista, racconta il percorso del suo progetto e del successo raggiunto - ovviamente da implementare ulteriormente - e di come sia riuscita a contaminare i giovani che vivono nel territorio e che la considerano un esempio da emulare.

Per questo è importante la sua eredità, ricca di risultati e soprattutto di quel suo modo di affrontare la vita.

Agitu aveva una forza incredibile, ricorda la sorella Beth collegandosi dagli Stati Uniti dove vive. Gli obiettivi che si proponeva erano sempre sostenuti dall’energia che le veniva da un credo indiscutibile: “se c’è la volontà c’è sempre la strada”, diceva. Una perseveranza, determinazione, speranza, una visione che - come sottolinea Beth - l’ha contraddistinta da bambina, unitamente alla capacità di credere a se stessa e alla libertà di osare per realizzare i suoi sogni. Doni che hanno dato una forza d’attrazione magnetica a chi l’ha conosciuta e frequentata. E’ anche Emma Bonino a sottolinearlo, con convinzione, ricordando l’evento di un lontano 8 marzo, in cui la conobbe insieme ad altre donne che erano riuscite, tra mille difficoltà, a rendere realtà, per buona parte, i loro progetti. E tale, sottolinea Bonino prendendo la parola, fu l’impressione d’orgoglio con cui Agitu raccontava il suo cammino, che la rendeva un modello, un esempio che affascinava, da non avere avuto, lei, alcuna esitazione a confermare la sua partecipazione alla Tavola Rotonda e dare il suo contributo a un'occasione in cui si ripercorresse quell’eredità di energia vitale che Agitu ha lasciato.

Chi l’ha conosciuta e amata, come la sua famiglia e non solo, vuole far vivere questa sua forza, contaminando di questo bene altre donne, altre persone in lotta con i loro sogni. Il desiderio di farne un riferimento ha coinvolto anche me, che ho partecipato all’incontro. Un onore e un privilegio che mi è stato concesso per avere avuto, anche io quando fu uccisa, l’immediata sensazione di non ”volerla lasciare andare”, concretizzando tale sentimento in una proposta.  Nei giorni successivi alla sua uccisione chiesi all’allora ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova di ripristinare il premio D.E.A. T.E.R.R.A (Donne E Agricoltura Territorio Risorse Rurali Agroambientali), dedicandolo ad Agitu e mettendo come condizioni di premialita le sue caratteristiche vincenti di donna e imprenditrice agricola formidabile.  Lei che con le sue capacità di contaminare chi la frequentava era divenuta un motore d’energia positiva per l’agricoltura, l’ambiente e il territorio. Lei che delle sue capre aveva fatto un esempio concreto di recupero di biodiversità e di compatibilità ambientale.

Agitu che univa ad un’idea di agricoltura sapiente, colta e creativa, un'idea di rapporto tra tradizione e innovazione, d’ambientalismo, di ruralità complessa, la forza della pervicacia, dell’autostima, dell’amore quale filo conduttore di ogni lavoro.

Un’idea della terra lavorata senza confini che mi fece pensare a lei come autentica CITTADINA DEL MONDO. Il mio suggerimento, sostenuto dal divulgare la lettera di richiesta alla Ministra grazie al giornale Noidonne, non ebbe risposta. Scoprii più tardi che un'idea analoga, con un risultato concreto, l’ebbero fortunatamente alcune donne del suo amato Trentino, che le dedicarono un premio col titolo: ”Premio per donne pioniere nell’agricoltura sostenibile in memoria di Agitu Ideo Gudeta”.

Allora forse anche da lì si potrebbe ripartire e pensare di fare una delle azioni significative ,in futuro. Allargare il premio oltre i confini del Trentino, puntando a renderlo nazionale o internazionale o immaginandolo quale occasione di confronto con esperienze di imprenditrici impegnate nello sviluppo del territorio. Dopo di me ha preso la parola la veterinaria Benedetta Capezzuoli, che su Agitu ha scritto un libro di reale interesse, in cui inquadra la storia di Agitu emigrante, con incredibile attitudine all’integrazione, dall’Etiopia all’Italia e le ragioni che dopo avere studiato sociologia a Trento ed essere tornata nella sua Etiopia che amava, ne è dovuta fuggire per tornare in Italia, scegliendo il Trentino come casa. Anche Benedetta Capezzuoli ha iniziato il suo intervento con una considerazione che sottolinea la forza magnetica di Agitu : “buca lo sguardo di chi sta con lei” ed è proprio “intorno a lei che stiamo oggi qui”. Si è soffermata poi a spiegare il fenomeno del land grabbing (accaparramento delle terre), contro cui si era battuta in Etiopia e proprio per questo aveva dovuto lasciare la sua terra, arrivando a conquistare un posto tanto significativo in Italia conquistando tanta gente con il suo entusiasmo, professionalità ma anche la sua “profondissima spiritualità”, come sottolinea Benedetta.

Ed è per dare seguito a tutto questo che la famiglia ha voluto dare vita alla Fondazione in suo nome, fondazione voluta dalla famiglia e dalle sorelle e presentata da Jabessa Bayssa,  vicepresidente, che dall’Etiopia racconta le ragioni della costituzione. Un obiettivo, uno strumento che si vuole far crescere, implementare perché svolga la funzione di promotore, contenitore delle iniziative rivolte a “tenere di Agitu vivi i sogni e la sua memoria. Fra gli obiettivi prioritari: incoraggiare le donne a misurarsi per promuovere le loro imprese utilizzando la tecnologia, scambiandosi le migliori pratiche rispettose del territorio, promuovere l’ambente, aiutare l’integrazione di emigranti nelle comunità, facilitarne, se desiderato, il ritorno nei loro paesi, per citare alcune finalità ineludibili. Questo rafforzando la volontà di supportare, affermare, divulgare sempre di più la visione” di Agitu in Etiopia, perché sia imitata e replicata nei suoi orizzonti progettuali; lei ancora così “ fresca” nella mente della gente.

Un’idea, per la Fondazione è già nei sogni: “A book project, learning Agitu“, lavorare per e con le donne. Il dibattito, continua e si arricchisce ancora della voce di Yemi, un'altra delle sorelle di Agitu che, come Beth, si collega dagli Stati Uniti, dove vivono. Ricorda Agitu con enorme emozione, ringrazia per la partecipazione attiva che circonda e implementa la possibilità di tenere alta la sua memoria, sottolineando come quella sorella più grande, che per lei è stata una madre “ha scalato una montagna per i suoi sogni, interrotti violentemente e che dobbiamo portare avanti per quel che possiamo”. Yemi ricorda poi, per ben due volte, come Agitu rifiutò di trasferirsi in America, presso la sua famiglia, garantendosi una vita comoda, a testimonianza di quanto fosse importante il Trentino e l’Italia nella sua scelta di futuro. Sottolinea inoltre l’importanza della Fondazione, che spera possa essere rafforzata e, magari, come era stato detto, riuscendo ad aprire anche uno “sportello“ italiano.

Dopo Yemi è la voce coinvolgente di Roba Jila - amico pastore etiope di Agitu, che con lei ha scambiato, sogni e progetti e che ricorda come sorella, amica, mentore - a portare sempre più intensa la commozione, riconfermando la volontà di non smarrire la memoria e le idee di una donna che può davvero continuare per la sua capacità aggregante ad essere un esempio da replicare.

La Tavola Rotonda arricchita in tutto il suo svolgimento dalle voci, dai commenti e considerazioni, che hanno accompagnato il coordinamento di Dagmawi Yimer, il contributo di Carmelo Giordano, di Kiya Negash e del Dr. Zeleke Eresso Goffe - che ha curato la traduzione simultanea dall’italiano all’amarico, lingua nazionale d’Etiopia - si chiude sottolineando che si è trattato di un primo appuntamento a cui ne seguiranno altri per dare corpo ulteriore alle idee ai progetti a cui si è accennato.

Una volontà, una promessa che se sarà caratterizzata dalla stessa caparbietà creativa, con lo stesso coraggio di Agitu, sicuramente identificherà un percorso segnato da progetti originali e realizzabili che, come la terra insegna a chi vuole guardare e vedere la verità, vanno affrontati senza confini e steccati pregiudiziali.


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