L'iniziativa della Fondazione Pangea su l'apartheid di genere e per 'monitorare l’applicazione dell’Agenda Donne Pace e Sicurezza in Afghanistan con proposte concrete frutto dell’ascolto attivo delle donne afghane
Il Rapporto si propone di analizzare il contesto post agosto 2021 in Afghanistan sotto la lente dei quattro pilastri chiave dell’Agenda Donne Pace e Sicurezza collegati alla risoluzione UNSCR1325 e seguenti. Il report evidenzia le lotte e gli sforzi delle donne afghane per mantenere il loro posto nella società e la volontà politica di cancellarle dal governo attuale. “L’Afghanistan è l’unico paese al mondo che mette in atto un vero e proprio apartheid di genere contro le donne per legge – afferma Lanzoni - e non permette l’istruzione alle bambine dopo gli 11 anni. Le donne sono escluse dal lavoro, anche quello umanitario, culturale e politico. Perfino la loro libertà di abbigliamento o di movimento nella vita privata e pubblica è regolata e limitata. Si impongono regole contro ogni diritto di scelta delle donne, come i matrimoni forzati, la violenza sessuale, l’obbligo al matrimonio riparatore, la costrizione a rimanere con il marito malgrado le violenza domestiche ecc.. I limiti imposti e un sistema di giustizia smantellato, rendono impossibile una difesa sistematica dei diritti più elementari delle donne ma anche degli uomini all'interno del Paese”.
Dagli incontri sono state elaborate delle raccomandazioni per sollecitare il Governo italiano e la comunità internazionale a sostenere il ruolo attivo delle donne afghane dentro e fuori il loro paese, per la promozione della pace, della sicurezza e il riconoscimento dei diritti umani fondamentali, in assenza di reali strumenti normativi in Afghanistan. Viene chiesto inoltre che l’Italia si impegni a erogare borse di studio alle giovani donne Afghane rifugiate nel nostro Paese, per preparare una nuova generazione di professioniste. Si chiede inoltre che l’attuale Governo Afghano non sia riconosciuto come legittimo dall’Italia e da nessun altro paese che si definisca democratico e di promuovere tutte le azioni necessarie affinché le donne siano parte del processo decisionale del Paese in quanto società civile organizzata e in quanto rappresentanza politica. Si raccomanda infine che le operazioni umanitarie a sostegno della popolazione siano svolte in totale trasparenza e in collaborazione con organizzazioni internazionali e della società civile afghana, che le donne siano considerate tra le prime beneficiarie dalle politiche di sviluppo e che venga rafforzato il sistema sanitario nel Paese.
Da qui la necessità di creare anche un Osservatorio internazionale permanente perché la condizione femminile in Afghanistan non venga dimenticata. La costruzione dell’Osservatorio ha tra gli obiettivi quello di favorire strategie alternative per affrontare il tema della condizione femminile in Afghanistan; offrire spazi di incontro tra le donne afghane; monitorare la situazione nel Paese in relazione agli obiettivi dell’agenda DPS e fornire proposte in risposta ai bisogni della popolazione afghana.
“Riteniamo - conclude Lanzoni - sia importante approfondire il dibattito sull’apartheid di genere in Afghanistan alla luce dei principi e dei valori fondamentali del diritto internazionale e pertanto auspichiamo che venga attivato un meccanismo a sostegno di coloro che vivono violazioni basate sull’appartenenza ad un genere, sia in Afghanistan che in altri Paesi del mondo”, conclude Lanzoni.
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