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Adriana Zarri, un'eremita in televisione. Da ricordare

Adriana Zarri, un'eremita in televisione. Da ricordare

Avrebbe compiuto 100 anni Adriana Zarri, teologa femminista e per niente conformista. Vale la pena ricordarla

Martedi, 28/05/2019 - Anche il mondo cattolico è affollato di persone imprevedibili. Adriana Zarri, che quest'anno avrebbe compiuto cent'anni se non se ne fosse andata qualche anno fa, è stata una teologa di vocazione eremitica che non sentiva contraddittorio per la sua spiritualità partecipare qualche volta alla trasmissione Samarcanda di Santoro e faceva sobbalzare vecchi parroci quando raccontava di un amico che auspicava il momento ("quanto lontano non si sa ma temo - ahimè - lontanissimo") in cui, alla loggia di San Pietro, si sarebbe affacciato un papa con consorte al seguito annunciando: “questa è mia moglie”; ma io vado più avanti: quando si affaccerà un papa donna col principe consorte al seguito, annunciando: “questo è mio marito”?"
Dopo una dichiarazione forse più eretica che femminista è difficile parlare della sua spiritualità, tenendo conto che non è così tranquilla la recezione della parola: spirituali possono essere (o sono) tutti, a prescindere da una fede: la fede di Adriana non è mai stata conformista, bensì autentica, fatta risalire agli elementi di valore: se Dio è amore, se si è fatto uomo, vive nella storia e anche nel divenire del mondo, nella natura, nel cosmo e sarà certamente ecologista. Ma l'unità di misura del divino è la città dell'uomo. Per questo Adriana, che viveva vita "eremitica" senza negarsi gli incontri degli amici, coltivava le sue verdure e allevava i suoi animali da cortile (e i gatti), ma partecipava anche con l'adesione ribelle (il divorzio, l'aborto) alle lotte per i diritti e alle rivendicazioni di giustizia ovunque se ne desse l'occasione, pubblicando libri,scrivendo sul Manifesto o in televisione. Assolutamente non democristiana, orientata verso una sinistra radicale, le era grande amica Rossana Rossanda. Femminista, ma anche in questo originale: se una delle virtù sociali è la ricettività, la capacità di ascoltare e rispettare l'altro che ogni giorno incontro (o anche Dio, che è il primo ad essere ricettivo), ne sono detentrici al massimo le donne che portano - anche quelle che non hanno figli - la vita nel proprio corpo e, proprio per questa capacità, non sono assolutamente passive (come vorrebbe il ruolo loro attribuito) ma hanno il massimo dell'attività. Non male ricordarla.

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