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ADRIANA POLI BORTONE / Io sud-Mpa-Udc

ADRIANA POLI BORTONE / Io sud-Mpa-Udc

Candidata 2010 - Presidenza della Regione Puglia -

Martedi, 09/03/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2010



Docente di latino e greco presso un liceo classico, dal 1968 assistente alla cattedra di Letteratura Latina della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Lecce e dal 1985 Professore associato di Letteratura Latina presso l'Università degli Studi di Lecce, comincia la sua lunga carriera politica nel 1967 come Consigliere comunale del capoluogo salentino nella lista del Movimento sociale italiano. Da allora non ha più abbondonato la politica; due volte sindaco di Lecce, deputata - per il MSI e successivamente AN - in varie legislature, nel 1994 Ministro delle Risorse agricole, alimentari e forestali del Governo Berlusconi I, eurodeputato nel 1999 e nel 2004, senatrice nel 2008.

Nel marzo 2009 ha lasciato Alleanza Nazionale, prossima a confluire nel Popolo delle Libertà, e ha fondato il movimento Io Sud, con il quale, appoggiata dall'UDC, è attualmente candidata alla presidenza della Provincia di Lecce.



- Quali sono i principali obiettivi che si pone quale candidata alla Presidenza della sua Regione?



Come Sindaco di Lecce sono riuscita a sdoganare la mia città da una realtà provinciale e a collocarla in un panorama internazionale e credo che se oggi Lecce è inserita tra le 10 città al mondo da visitare, unica in Italia, molto lo si debba a come ha lavorato la mia amministrazione, dal 1998 al 2007: forse, prima di quella data, molti italiani non avrebbero neanche saputo collocarla sulla carta geografica. Ecco, mi piacerebbe poter fare lo stesso per la Puglia. Il rilancio dell’economia, dell’occupazione, del turismo, non puo’ prescindere da questo obiettivo di rilancio “complessivo” della Puglia.



- C'è differenza (e dove/come) tra donne e uomini nelle modalità di intendere la politica e il potere?



Credo che per gli uomini vale molto la legge che tutto ha un prezzo, e tutto si puo’ “sistemare”. Noi donne siamo molto meno accomodanti, e se siamo convinte della bontà di un’operazione, la difendiamo strenuamente, senza scendere a compromessi. Ecco, credo che questo manchi un po’ agli uomini, che spesso si fanno scoraggiare con poco. Poi c’è da dire che gli uomini difficilmente riescono ad ammettere pubblicamente i propri errori, e questo li rende ancora piu’ fragili agli occhi della gente. Prendiamo il caso Marrazzo, ed il caso Mele, tornato in auge proprio perché candidatosi con Io Sud: per due che hanno fatto pubblica ammenda ed hanno chiesto perdono – innanzitutto – alle loro famiglie, cambiando del tutto vita, vogliamo provare solo ad immaginare quanti ce ne sono che invece si ergono a moralisti e sanno di essere anche molto peggio? Personalmente, poi, credo che chi sa di essere preda di un vizio dovrebbe stare lontanissimo dalla politica, si tratti di droga, di alcol o di sesso. Non si puo’ essere ricattabili trascinando nel fango un’intera classe, e ancor piu’ non si puo’ decidere per i cittadini facendo due pesi e due misure, o ancora prendere delle decisioni nel momento in cui si è in preda ai fumi dell’alcol o all’ebbrezza della droga. Ricordate quel servizio de Le Iene sui parlamentari? Ecco, quello è il vero scandalo, non i Mele o i Marrazzo. Il vero scandalo è che in Italia una larghissima parte dei deputati – quelli che votano le leggi, quelli che decidono cosa è giusto e cosa no per l’intera della cittadinanza – nel momento in cui vota non è libero, perché è schiavo della droga. In questo credo che le donne abbiano molta piu’ dignità e senso di responsabilità, e che evitino di mettersi in situazioni “pubblicamente disdicevoli”, fosse anche per un atavico senso del pudore; fatto sta che, in questo, sono sicuramente migliori degli uomini. Non è detto che non avanzi una proposta di legge per verificare al momento del voto lo stato dei parlamentari, con un alcol/droga test come si usa nella prevenzione stradale: se occorre verificare lo stato di coscienza di chi guida un’automobile, credo che ancor piu’ occorra verificare la lucidità di chi guida un paese.



- C'è un tratto (e qual è) che caratterizza il suo programma elettorale in quanto proposto da una donna?

La mia intera storia politica è caratterizzata da attività per le donne, a partire dalla mia proposta di assegno alle casalinghe, datata 1983, proposta che ho riavanzato e che ho inserito nel mio “pacchetto donna” per le elezioni regionali, costituito da sei azioni positive dedicate alle donne. Innanzitutto prevediamo che in ogni misura dei Por sia prevista una premialità per la presenza di donne nei progetti candidati al finanziamento con fondi europei. Analoga premialità sarà assegnata dalla Apulia Film Commission alle donne che vorranno esprimere la propria creatività sperimentandosi nel mondo delle professioni legate al cinema. Nell’ambito della comunicazione, essendo molte le donne impegnate nei media e nel settore della informazione, creeremo un Media center dedicato alla promozione della inclusione delle donne. Inoltre, saranno incentivate con 50mila euro l'anno per tre anni – ha proseguito – le forme di aggregazione tra donne in ambito che decidano di mettersi insieme e avviare attività lavorative o professionali. Le ultime due azioni del "Pacchetto donna" sono dedicate all'ambito familiare. La prima è l'"assegno al lavoro casalingo", che ripropongo: alle donne che svolgono lavoro domestico va riconosciuto il contributo che esse danno alla economia delle nostre famiglie e più in generale della nostra società, basata sul nucleo famiglia". La seconda azione è un "bonus per le famiglie disagiate che rischiano di vedersi sottrarre i figli dal Tribunale per i minorenni per motivi economici". "Ricordo dalla mia esperienza di sindaco – ha dichiarato – che i Comuni sostengono una spesa di 100-120 euro al giorno per pagare la retta di questi bambini affidati alle case famiglia: se quelle risorse, fino a un massimo di 3mila euro al mese, fossero date direttamente alla famiglia i figli potrebbero rimanere in casa".





- Le donne in politica continuano ad essere poche e ancora minore è il numero delle donne presenti nelle assemblee elettive. Perchè secondo lei?

Le donne in politica rischiano troppo spesso di rimanere un tema da convegno, o soggetti da relegarere a una 'quota' inutile. Prendiamo la precedente giunta regionale pugliese: se il duo Palese-Vendola, che ha governato negli ultimi cinque anni, avesse voluto davvero riconoscere un ruolo alle donne in politica, avrebbe potuto approvare un emendamento alla legge elettorale sul modello campano, e cioè la possibilità di indicare la preferenza per un uomo e una donna. Invece hanno preferito votare una oscenità in base alla quale un consigliere regionale qualsiasi può presentare una lista bypassando l'obbligo delle firme. Poi, in genere, credo che un po’ sia anche colpa delle donne, che probabilmente non sanno cogliere le occasioni giuste, in politica. Adesso mi consenta una battuta: l’occasione giusta, per la Puglia, credo sia proprio questa: se mi votassero tutte le donne pugliesi, il 52% delle preferenze sarebbe mio, ed è certo che avrei una maggiore considerazione delle donne nella gestione della regione, non come semplice promessa elettorale, ma come frutto del mio background politico. Alle donne dico: non credete alle promesse, soprattutto in campagna elettorale, sappiate guardare alla storia delle persone per poter prevedere il loro futuro, non vi affidate al caso.





- Cosa pensa dell'immagine della donna che i media propongono?

Penso che sia il frutto di un “concorso di colpa”: alcune donne riescono a screditare un’intera categoria; d’altra parte, un’intera categoria di uomini non aspetta altro.



- Secondo lei le donne italiane sono veramente libere oppure ci sono ancora stereotipi che le imprigionano?

 

Non è possibile fare un discorso valido per tutte. Possiamo dire che alcune categorie sono decisamente emancipate, altre spesso si autoimprigionano in schemi piu’ rassicuranti per loro e per gli altri. Una cosa è certa: che liberarsi dagli schemi costa fatica alle donne ed alle loro famiglie. La verità è che c'è bisogno di una vera e propria rivoluzione culturale, soprattutto qui nel Mezzogiorno  per rimettere al centro il riconoscimento del valore delle donne.



- Questa tornata elettorale vede ben 8 candidate alla presidenza in varie Regioni e addirittura nel Lazio e in Umbria si confrontano due donne. Qual è la sua lettura?

Siamo piu’ credibili agli occhi della gente, siamo meno macchiate da colpe, siamo il volto pulito della politica. Credo che sia stata un po’ anche una scelta obbligata da tutto quello che è accaduto nell’ultimo anno, e che ha mostrato il peggio degli uomini in politica. Ma chi ha scelto di candidare le donne, non pensi di poterci sfruttare solo per la nostra bella faccia!



- Quali sono le differenze, se ce ne sono secondo lei, tra centrodestra e centronistra sulle politiche a favore delle donne ?

Ne vedo poche, tutti parlano di quote rosa piu’ per sembrare politicamente corretti che per reale convinzione. Forse l’ultimo uomo politico che ha pensato alla partecipazione reale della donna è stato Giorgio Almirante: incredibile, in quegli anni ed in quel partito, lui era molto piu’ moderno di tanti nostri contemporanei. A destra e a sinistra, negli anni, hanno provato a relegarci nelle quote rosa, che come ho già detto, è una… taglia che a me sta particolarmente stretta! Poi magari ci sono signorine piu’ magre ed avvenenti alle quali questa taglia non dispiace, ma non è il mio caso, e credo nemmeno quello di tante altre donne. Crede che Nilde Jotti sia stata Presidente della Camera grazie alle quote rosa?



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