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Adriana, il Mulino Bianco e la casalinga di Manhattan

Adriana, il Mulino Bianco e la casalinga di Manhattan

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Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2005

La bella Adriana dopo essersi fatta a lungo inseguire nella pubblicità-novela, si concede ad un innamorato dal quale ben poche di noi scapperebbero. E la frase “Mi hai preso, adesso ti sposo”, sembra più degna del finale di un romanzo del ‘700 che di una storia d’amore dei giorni nostri. Le mamme della famiglia Mulino Bianco scendono in cucina già truccate, vestite e sorridenti alle 7 del mattino e riuniscono la famiglia attorno ad una tavola apparecchiata di tutto punto, come neanche per il pranzo di Natale, con vassoi d’argento e fiori freschi.

Le mogli nelle pubblicità di surgelati fanno saltare in padella i manicaretti che hanno appena pescato dal congelatore, orgogliose come se avessero trascorso il pomeriggio a impastare e tirare la sfoglia con le loro mani. Gli stereotipi di cui si serve la pubblicità per rappresentare l’immagine femminile ci possono irritare, o far sorridere, ma innegabilmente ci condizionano.

La pubblicità crea i modelli, condiziona i nostri comportamenti, o li ritrae?

Se consideriamo l'immagine della donna, dal dopoguerra ad oggi la pubblicità ha rappresentato la donna come casalinga negli anni ’50 e ’60, “femme fatale” o amica e compagna negli anni ’70, donna in carriera negli anni ’80 e ’90. Oggi i ruoli sono molti: donna di casa, seduttrice, lavoratrice, madre, figlia, amica, amante, compagna, ragazza acqua e sapone, “bad girl”, Adriana e tante altre ancora. Significa che la donna di oggi ricopre così tanti ruoli, è così tante donne tutte insieme che un modello solo non basta a rappresentarla?

In un articolo su Panorama, in cui si parlava di come e fino a che punto la pubblicità condizioni la nostra vita, la giornalista Daniela Brancati notava : “Siamo passati dalla casalinga di Voghera a quella di Manhattan. Una che deve fare, sì, la spesa, ma in più essere in carriera, sportiva, molto social e supersexy.”

Quello della “casalinga di Manhattan”, della Wonder Woman che si sdoppia e divide tra più ruoli, sempre perfetta e sorridente, è il modello che oggi la pubblicità ci propone in continuazione. Ma le donne “normali”, esistono ancora?

Martina Facile





Cara Martina,

è vero, la pubblicità, per indurre all’acquisto delle merci proposte, si rivolge in modo accattivante a differenti tipologie di pubblico, offrendo modelli cui ritiene che la gente voglia somigliare. Nel caso di Adriana, prende a modello una ragazza bella, ricca e giovane, una specie di “supervelina in Porche”, che sfugge a un giovanotto, prestante ma un po’ lesso, che bovinamente la insegue per mare e per terra, avendo per obiettivo non una notte di passione ma il matrimonio. E già questo dovrebbe farci dire che la finzione è all’ennesima potenza. Raro che un uomo oggi insegua, determinato, l’oggetto del desiderio, di solito si stanca prima.

Ma se lo stereotipo della velina è costante nel messaggio televisivo, pubblicitario e non solo, e appartiene alla stagione contemporanea, mi sembra che “la donna del Mulino Bianco” appartenga alla rappresentazione della donna da modello sociale degli anni ‘60, con un restyling nemmeno troppo marcato. E’ la donna che ha ancora come priorità la casa, che prepara la colazione per tutta la famiglia, come molte di noi fanno, prima di andare al lavoro. Ma si è alzata due ore prima, per agghindare la tavola e la sua persona. E questo forse non molte di noi lo fanno, per fortuna.

Quanto condiziona noi “donne normali” la pubblicità? Spero non eccessivamente, se sappiamo guardarla con ironia e commentarla con i nostri figli, scherzandoci sopra.

Personalmente, sono più preoccupata di quanto condizionano la pubblica opinione i telegiornali, che dovrebbero fornire notizie sui fatti della nostra via reale, sociale politica ed economica. Invece, con pochissime eccezioni rappresentate da TG 3 e da qualche programma di approfondimento, rappresentano la nostra vita oggi con molti fatti di cronaca nera, con lunghi servizi su meteo e viabilità, qualche immagine dall’estero, concludendo con cenni di politica nazionale, a meno che non ci sia qualche esternazione del premier con cui aprire il tg e chiuderlo. Questo mi preoccupa: che per avere un più ampio spettro di notizie l’unico modo che abbiamo sia leggere due o tre quotidiani ogni giorno. Ma quante di noi donne e uomini “normali” hanno il tempo e la tenacia per farlo?

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