Mercoledi, 26/02/2020 - Non tutti i remake fanno una buona riuscita, ma decisamente questo film, ‘Dopo il matrimonio’ (trailer), scritto e diretto da Bart Freundlich (‘Wolves’,’Il campione’) rappresenta una piacevole eccezione alla regola: trasposizione al femminile del più noto ‘Dopo il matrimonio’ di Susanne Bier, il film omonimo decide di invertire i ruoli dei protagonisti, di sesso maschile, e di affidarli a due donne molto diverse fra loro, due attrici di grande talento ed esperienza, Michelle Williams (quattro volte candidata all’Oscar) e Julianne Moore (premio Oscar per Still Alice).
l film si apre con le immagini bellissime di una Calcutta povera e magnifica, piena di vita e colore, dove una delle protagoniste, Theresa, si è rifugiata a vivere da molti anni, trascorrendo il suo tempo fra la meditazione yoga e l’incarico di direttrice di un orfanotrofio, rifuggendo la ‘civiltà’ che invece la richiama a sé per beneficiare di una ingente somma di denaro destinata all’istituzione che si occupa di bambini abbandonati ed alle loro necessità. Una volta giunta in città, la donna si accorgerà di non essere stata richiamata solo per ricevere una generosa offerta in beneficenza, ma per condividere due grandi segreti, quello di un uomo amato molti anni prima e quello di una figlia creduta persa. Colei che l’ha mandata a chiamare, Isabel/Julianne Moore, a capo di un ricchissimo impero pubblicitario, è la moglie del grande amore di gioventù di Theresa, e soffre di una malattia che non lascia scampo. Perché ha voluto che Theresa tornasse? Per rispondere a questa domanda la trama si dipana fra colpi di scena, segreti e difficili scelte da fare.
In questa pellicola tutto si basa sulla forza delle relazioni umane, che a distanza di anni tornano ad emergere giocando un ruolo fondamentale nelle scelte dei protagonisti: il film parla di perdita e rinascita, di passato e futuro, della forza di andare avanti anche quando la vita sembra renderlo impossibile. Un altro elemento da rilevare è il fatto che il regista assegni ad una donna il ruolo di capo di un’impresa con un elevato capitale sociale (nel film della Bier era un uomo che, vedendo sopraggiungere la fine, chiamava il padre biologico della figlia da lui cresciuta, attirandolo con il finanziamento per l’orfanotrofio).
"La storia originale - racconta il regista - era diversa da tutto quello a cui avevo lavorato prima ed aveva molti livelli di lettura e personaggi diversi e tridimensionali. Era un'ottima opportunità per raccontare cosa significa per queste donne dover prendere delle decisioni di una portata così grande e doverne poi affrontare le numerose conseguenze: è una cosa che succede anche nel mondo reale, una storia che riconosciamo tutti. Volevo esplorare più a fondo gli argomenti da cui sono rimasto più affascinato, ovvero la fragilità umana e la gioia derivante dai legami che costruiamo con gli altri nel corso della vita.
Il film, presentato da Ingenious Media, Rock Island Films e Riverstone Pictures, è prodotto da Joel Michaels (Terminator Salvation, Basic Instinct 2) e Harry Finkel (Finding Steve McQueen, Trading Paint).
"Ho scoperto che Billy Crudup, Michelle Williams, Julianne Moore e Abby Quinn - aggiunge Freundlich - sono attori che amano esplorare conflitti e contraddizioni", "Erano 'felici' che il film andasse in profondità, cercando sempre un livello successivo di esplorazione di ciò che poteva succedere. Gli attori si sono impegnati per mettere in luce i dettagli che mostravano in che proporzione il comportamento dei personaggi era conscio oppure inconscio”.
Anche la Moore ha dato consigli preziosi, fra cui suggerimenti sui personaggi e sui loro legami. "Adoro le storie sulle famiglie e i film sui legami", spiega, "perché è di questo che è fatta la nostra vita. Credo che tutti noi abbiamo una qualche esperienza in questo senso e io sono interessata soprattutto alle storie personali."
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