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Adesso basta

Adesso basta

Quote, RU486, welfare - Tante, tante donne disponibili ad essere protagoniste su battaglie concrete a difesa dei diritti conquistati ma oggi minati

Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2005

C’era quella in tailleur firmato e quella con un completino ordinario, poi c’era un gruppetto di giovani in jeans con l’immancabile esposizione di ombellico e subito dopo ecco alcune mamme che il posto nella fila lo occupavano con il passeggino mentre rincorrevano i bambini, che erano con loro perché non avevano potuto affidarli alle nonne. Infatti pure queste ultime erano lì, in fila per le ‘Primarie delle donne’. Più che un sogno è stata una folgorazione, dopo aver visto le donne partecipare in massa e spontaneamente alle Primarie dell’Unione contribuendo al successo, inaspettato ed esaltante, di una prova di democrazia partecipata destinata a lasciare il segno nel nostro Paese. Noi donne non pensiamo (ancora) di tornare nelle piazze in modo autonomo, per riconquistare la scena politica rivendicando spazi e riaffermando diritti. Preferiamo stare nei movimenti, manifestare contro la riforma Moratti che colpisce una scuola ‘femminilizzata’ oppure per la pace quando le prime vittime della guerra, della povertà e della violenza sono le donne, ma rinunciamo (per il momento) ad una nostra visibilità e ad affermare una specificità femminile nelle questioni che agitano la società italiana. Qualche chiamata nelle piazze c’é con esili presenze che vanno apprezzate, sostenute e incoraggiate. Oggi non c’è un movimento di donne, ma donne in movimento e anche dopo l’ultimo assalto della Camera alle ‘quote rosa’ la rete ha reagito. Per mobilitare i corpi ci stiamo organizzando. Allora in attesa che si maturino i tempi per una mobilitazione di massa e al femminile, come si diceva una volta, l’istantanea del tutto immaginaria ritraeva milioni di italiane/i chiamate/i alle urne per esprimersi sull’attualità che il Parlamento o i luoghi del Potere non intendono risolvere o non ce la fanno a risolvere. Perché no? Una ri-presa di coscienza delle donne della specificità dei loro problemi potrebbe avvenire anche attraverso una consultazione ampia e democratica sulle quote rosa per garantire pari rappresentanza nelle assemblee elettive, sulla RU486 non da sperimentare ma da prescrivere liberamente, sul rilancio dei consultori, sull’approvazione dei Pacs e anche su una riforma della Costituzione di tipo autoritario oppure sull’inasprimento/applicazione di sanzioni per chi discrimina le donne nel lavoro e nelle retribuzioni. Si dirà che non sarebbe un’invenzione: si chiamano Referendum. Per carità quelli li perdiamo, forse perché ultimamente obblighiamo le persone ad esprimersi su questioni troppo lontane dal comune sentire. E invece, chi l’avrebbe detto, le Primarie zitte zitte hanno scatenato un putiferio di oltre quattro milioni di italiani che hanno deciso di esserci senza troppe sollecitazioni o richiami e in quella assolata domenica del 16 ottobre le donne hanno dimostrato che, volendo, riescono ad organizzare il pranzo o la cena, a rimandare la lavatrice o a ‘saltare’ un giro di spolvero perché hanno ritenuto irrinunciabile dover uscire e fare pure la fila per mettere quella croce. Il messaggio, decodificato al femminile, potrebbe suonare così: su questioni chiare e concrete ci siamo. Questo popolo libero e consapevole c’è e lo abbiamo visto in piazza con i girotondini o con Cofferati. Dunque noi donne dovremmo attivare i contatti con questo popolo libero per creare circuiti e innescare reazioni. Quanto potremo sopportare ancora attacchi diretti e indiretti alla democrazia e alle nostre conquiste? E’ evidente che tutte le questioni in campo già citate e perfino la riforma elettorale, con un proporzionale drogato, o l’imminente devolution, con ripercussioni nell’organizzazione del welfare, o la stessa legge finanziaria che impone ai comuni di tagliare i servizi, sono destinate ad avere un impatto negativo nel quotidiano femminile. Le reti delle donne ci sono, ma troppe le donne ancora fuori dalle reti. Forse è tempo di imparare a pescare.

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