50e50 - Tra le altre, Maura Cossutta e Marisa Rodano aderiscono all'iniziativa dell'UDI
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2007
ADESIONI ALLA CAMPAGNA 50E50 OVUNQUE SI DECIDE.
MAURA COSSUTTA
Anch’io sento che è necessario scegliere parole chiare, per idee forti. La proposta del 50 e 50 ovunque si decide è una proposta politica che interviene –finalmente- direttamente nell’attualità e che sollecita una riflessione di prospettiva. Una proposta dichiaratamente politica: credo che questa sia la prima cosa che occorra sottolineare.
Quello che è, quello che significa, le implicazioni e il suo valore politico. Ed era tempo che si facesse, era tempo che le donne tornassero a scegliere il punto alto del conflitto, della sua rappresentazione, che tornassero ad abitare il “luogo pubblico”.
La democrazia paritaria sollecita l’analisi critica delle forme, della natura e della qualità della democrazia, e quindi della sostanza della cittadinanza, dell’assetto dei poteri e del ruolo dei soggetti, intesi e definiti nei loro nessi economici, sociali e soprattutto di relazione. Di relazione tra uomini e donne.
Per me la democrazia paritaria è un obiettivo che rompe le compatibilità delle politiche pubbliche, scompagina gli equilibri autoreferenziali dei partiti, riattiva anticorpi contro i meccanismi populistici dell’antipolitica, riporta al centro dei progetti della trasformazione il contenuto politico della libertà femminile. Ci sarà modo di discutere insieme sul femminismo che abbiamo vissuto e conosciuto, sul come e sul perché dei nostri percorsi, anche sugli sprechi e sugli errori, sulla nostra inesauribile passione ma anche sulla nostra impotenza.
Oggi vorrei solo esprimere la mia gioia e il mio entusiasmo per un’impresa che sento necessaria, ma anche soprattutto possibile. Se ci crediamo.
MARISA RODANO
In primo luogo trovo assai rilevante la proposta di legge di iniziativa popolare, sulla quale l’UDI si appresta a iniziare la raccolta delle firme sul cosiddetto 50/50, per due motivi fondamentali:
a) che si configura come norma attuativa dell’art. 51 della Costituzione e a tal fine stabilisce che metà dei candidati debba essere di un sesso e l’altra metà dell’altro in tutte le liste o i collegi per la elezione di assemblee dal consiglio di circoscrizione al parlamento europeo: quindi una norma quadro di carattere generale, vincolante, che prescinde dai singoli sistemi elettorali e che spazza via la defatigante e ormai quasi ridicola diatriba sulle cosiddette quote e getta invece le basi per una democrazia paritaria
b) che è prevista una sanzione, anzi l’unica sanzione efficace, e cioè la irricevibilità delle liste non conformi al dettato della legge, senza la quale la legge sarebbe solo un manifesto privo di efficacia reale.
Sia ben chiaro, la proposta ha un importante valore di principio, non assicura un esito paritario: garantisce cioè la eguaglianza nella possibilità di essere elette, non la sicurezza che saranno elette metà donne e metà uomini, perché ciò dipende dai sistemi elettorali, dalle preferenze, ecc.
Ricordo, ad esempio, l’esperienza della lista dell’Ulivo alle elezioni comunali di Roma: 50% donne candidate, pochissime le elette. Gli uomini erano più conosciuti, provenivano più delle donne da posizioni di potere, in genere erano forniti di maggiori risorse finanziarie per la campagna elettorale: col sistema della preferenza unica, hanno fatto man bassa di voti preferenziali. Altro esempio: nei collegi uninominali si chiede che le candidature contraddistinte dal medesimo contrassegno, siano 50/50: ma questo non vieta di mettere le donne nei collegi ritenuti persi e gli uomini in quelli ritenuti vincenti. Una volta approvata la legge quadro, si dovranno prevedere nelle singole leggi elettorali, misure di sostegno: ad esempio nel caso di liste proporzionali introdurre due preferenze a condizione che siano espresse per candidati di sesso diverso. Oppure, nel caso dei collegi, istituire (come propone il gruppo “Siamo stanche di aspettare”) collegi binominali, nei quali l’elettore sceglie due candidati, purchè di sesso diverso. Oltre a norme sul tetto delle spese elettorali o sull’obbligo della presenza paritaria di candidati e candidate sui media, tutte battaglie che diverranno assai più facili in presenza di una norma generale di principio, vincolante.
E’ chiaro comunque che, anche se si riuscirà a far passare il principio, ci vorrà una autentica rivoluzione culturale per ottenere un avvio effettivo di democrazia paritaria,.
A tal fine la scelta della proposta di legge di iniziativa popolare compiuta dall’UDI è assai importante: non solo perchè si colloca nella tradizione dell’UDI dello scorso secolo in cui si è ricorso a questo strumento per sollecitare la soluzione di grandi questioni attinenti all’emancipazione femminile ( l’abolizione del coefficiente Serpieri per assicurare parità di diritti alle donne contadine o il piano nazionale degli asili-nido); ma, soprattutto perché raccogliere centinaia di migliaia di firme in calce alla proposta costituisce un tentativo di far uscire anche la discussione oggi in atto sulla modifica della legge elettorale politica dall’ambito elitario degli addetti ai lavori e dai defatiganti compromessi tra partiti e partitini, che vedono solo l’aspetto della propria rappresentanza politica e di metterla nelle mani delle donne elettrici e degli elettori, aprendo una vastissima discussione culturale e ideale di massa sulla vera carenza della nostra democrazia, quella di essere discriminante nei confronti di quella parte decisiva della popolazione, le donne, che potrebbero portare nelle istituzioni e nella vita del paese una vera ventata di aria nuova.
PAOLA MARTINO
Lecce 20 aprile 2007
Carissime amiche,
Non potrò partecipare all’incontro del 21 aprile, ma sono al vostro fianco e condivido pienamente il percorso avviato per un riequilibrio della rappresentanza.
Ho al mio attivo una lunga militanza dalla parte delle donne e sono arrivata alla politica (sono coordinatrice provinciale delle donne DS) attraverso i movimenti delle donne. Ho partecipato nella mia città, Lecce, alla costruzione della Casa delle donne negli anni ’80, ero troppo giovane per il femminismo degli anni ’70, al Centro delle donne, poi sono passata attraverso gli organismi di parità e ho speso molte delle mie energie per promuovere la partecipazione politica delle donne.
Da qualche anno ho deciso di iscrivermi all’UDI perché mi incuriosisce il percorso politico nuovo che questa Associazione ha intrapreso.
50E50 ovunque si decide è una battaglia che va fatta e va fatta in tante, io ci sarò e metterò a disposizione tutte le mie energie e risorse per il raggiungimento di questo primo obiettivo.
Un caro saluto a tutte e buon lavoro.
CENTRO FEMMINISTA SEPARATISTA
Il Centro Femminista Separatista (Coordinamento Lesbiche Romane e Collegamento Lesbiche Italiane) aderisce alla proposta di legge di iniziativa popolare lanciata dall’Udi “50E50….ovunque si decide!”.
Riteniamo fondamentale la presenza delle donne all’interno delle istituzioni, così come in tutte/i gli altri luoghi dove si decidono e si attuano i cambiamenti sociali che incidono sulla vita di noi tutte/i: le donne hanno (o dovrebbero avere) uno sguardo diverso, un altro stile di vita, una differente capacità rispetto agli uomini di entrare in contatto diretto con le istanze del mondo.
Queste diverse sensibilità dovrebbero essere una ricchezza per tutte/i: in realtà, nonostante i dettati della Costituzione (Art. 51) e di altri dispositivi legali della cosiddetta “democrazia paritaria”, la partecipazione delle donne viene contrastata e ridotta a semplice icona della “democraticità” degli uomini, che non intendono perdere nemmeno uno dei loro innumerevoli privilegi: la presenza di poche donne, spesso in punti decisamente non strategici, garantisce al potere un aspetto più moderno, meno feroce, ma contemporaneamente ne mette a nudo la falsità.
Per questo siamo d’accordo sulla necessità di organizzare una democrazia fondata sulla “cittadinanza duale”, per consentire alle donne di essere presenti a tutte/i gli effetti sulla scena politica e sociale.
Questo può accadere, secondo noi, solo a condizione che sia possibile stringere un patto con le donne della politica, fondato su elementi condivisi e scambi continui: come abbiamo avuto modo di ribadire in più occasioni, la forma politica che ci sembra più incisiva e che quindi scegliamo come nostra, è non già la rappresentanza, ma la delega che, per sua natura prevede, appunto, un patto preciso, circoscritto e revocabile, continuamente sottoponibile a verifica.
All’interno di questo patto la fiducia ha un posto estremamente significativo: ci fidiamo le une delle altre perché stabiliamo insieme, di volta in volta, cosa farà e dirà la delegata e perché, in questo modo, il contatto diretto con le altre, le deleganti, non sarà interrotto.
Abbiamo mutuato questa pratica dalla nostra esperienza nel femminismo lesbo-separatista: il movimento femminista degli anni settanta, assunta coscienza di sé, ha elaborato un forte senso di estraneità nei confronti di un mondo che prende forma e si sviluppa avendo come unico referente l’universo maschile.
Crediamo sia possibile esportare questa modalità di azione anche all’esterno, anche negli ambiti istituzionali: per farlo occorrerà tempo, tenacia, e grande senso di responsabilità.
Ancora una volta, tutto questo, lo chiediamo alle nostre referenti principali, le donne: quelle dei collettivi, delle associazioni, del parlamento e tutte quelle che vogliono mettersi nuovamente in gioco, per cambiare il mondo.
CGIL – SINDACATO PENSIONAI ITALIANI
Roma, 20 aprile 2007
Coordinamento donne
Prot.931/LL/mm
Oggetto: 50E50, proposta di legge di iniziativa popolare
L’Assemblea nazionale delle donne Spi Cgil (Montesilvano 12,13 e 14 aprile) ha deciso di aderire alla proposta di legge di iniziativa popolare lanciata dall’Udi “50E50….ovunque si decide!”, approvando un ordine del giorno con lo stesso titolo.
Vi comunichiamo che saremo presenti con una nostra rappresentanza sabato 21 aprile per contribuire alla costituzione del Centro nazionale di raccolta delle firme.
Cordiali saluti
La Resp.le Coordinamento donne
Mara Nardini
UDI CATANIA
…ovunque si decide!
”Le donne non sono una minoranza da non discriminare, sono presenti in tutte
le minoranze, in tutte le maggioranze, in tutti gli strati sociali, in tutte le razze.
Le donne sono l’altra parte del genere umano necessaria affinché l’umanità
possa essere se stessa”
L’Udi lancia una proposta di legge d’iniziativa popolare “50E50 ovunque si decide”
basata sul principio (art. 51 della Costituzione) che l’accesso dei cittadini e delle cittadine
alle assemblee elettive debba svolgersi in condizioni di parità. Si è deciso di promuovere
questa iniziativa di democrazia paritaria perché i Partiti in Italia non hanno avuto la
capacità gestire autonomamente il riequilibrio della rappresentanza.
A questo fine, nei cinque articoli in cui si articola la proposta, si prevede che in tutte le
assemblee elettive le candidature siano costituite da un numero uguale di uomini e di
donne, disposti in ordine alternato per sesso, pena l’esclusione automatica della lista
dalla prova elettorale. La norma dovrebbe trovare applicazione per tutti i tipi di elezioni,
da quelle per le Circoscrizione comunali a quelle per i candidati italiani al Parlamento
europeo, passando per le elezioni di Comuni, Città metropolitane, Province, Regioni a
statuto ordinario, Camera e Senato. La proposta prevede modalità di applicazione del
principio paritario sia per le candidature effettuate sulla base di liste o di gruppi sia per
quelle all’interno di collegi uninominali.
La proposta di legge verrà depositata a maggio in Cassazione e dalla vidimazione dei
primi moduli inizierà la raccolta di firme in tutto il paese.
Lascia un Commento