Rosanna Marcodoppido Domenica, 31/08/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2014
“Diario partigiano”, scritto dal 13 settembre del ‘43 al 25 aprile del ‘45, rappresenta senza dubbio un esempio unico di una narrazione in tempo reale relativa ad un periodo particolarmente tragico della nostra storia. Ma ciò che rende singolare questo libro è anche e soprattutto il fatto che a scrivere sia una donna impegnata nella lotta clandestina, dunque ben attenta ora per ora, minuto per minuto, a non lasciare traccia di nomi e luoghi legati alla sua attività sovversiva. Consapevole dell’importanza del momento storico ma anche dei rischi, quasi ogni giorno annota su un quaderno quello che le accade avvalendosi di un inglese criptico, quasi cifrato, difficilmente decodificabile. Lei è Ada Prospero Gobetti Marchesini, nata a Torino nel 1902, giovanissima suffragetta di inizio secolo, insegnante di inglese, traduttrice anche dal russo e autrice di libri per l’infanzia, ma ricordata innanzitutto come autorevole esponente del primo antifascismo e della successiva lotta di Liberazione. Nel 23 aveva sposato Piero Gobetti, morto a 25 anni a Parigi in seguito alle percosse subite dai fascisti; due mesi prima era nato il figlio Paolo. Ada continuerà a mantenere aperta la sua casa alla cospirazione antifascista, soprattutto quella legata al gruppo “Giustizia e libertà”, insieme al secondo marito Ettore Marchesini; con lui e col figlio diciottenne condividerà la lotta partigiana (…). La prima edizione di “Diario partigiano”, scritto nella sua completezza due anni dopo la Liberazione, uscì nel ‘56 con una nota di Italo Calvino (…). Quest’anno il libro è stato ripubblicato da Einaudi e, oltre alla nota di Calvino, ripropone dall’edizione del 1996 l’introduzione di Goffredo Fofi e una postfazione di Bianca Guidetti Serra, partigiana anche lei e organizzatrice insieme ad Ada dei Gruppi di Difesa della Donna in Piemonte. Mi è sembrata questa dell’editore una scelta molto opportuna, in un momento in cui da più parti si va ricordando nel nostro Paese il settantesimo della Resistenza con una sorta di reiterata e colpevole disattenzione sull’apporto specifico delle donne nelle sue varie forme. Ada infatti, nel restituire eventi e protagonisti della sua esperienza di partigiana, colloca la Resistenza là dove è effettivamente accaduta: nel quotidiano fluire della vita e nell’interezza delle soggettività coinvolte (…) Nel suo racconto la Resistenza armata si intreccia e si alimenta con la Resistenza civile e la Resistenza privata, restituendo valore politico a gesti che sono a fondamento di una civiltà nel vivere relazioni umane basate sulla cura ad ogni costo (…). È un libro da leggere e far leggere anche nelle scuole. Quando si parla di Padri della Repubblica, non dimentichiamo mai di nominare e chiedere che vengano nominate e ricordate le Madri: Ada Prosperi Gobetti Marchesini è senza dubbio una delle tante da non dimenticare.
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