Domenica, 20/10/2019 - Sono ad Avetrana,in provincia di Taranto, in una calda serata di Ottobre. È il 18 Ottobre e nelle terre meridionali il caldo, lo scirocco e l'odore di vigna non ci mollano. Cerco il centro storico che mi porterà presso la sala consiliare del Comune. Ad attenderci l'Assessora alla pubblica istruzione, il Sindaco, il responsabile dell'ambito territoriale7, dottor Salamino, e le tante amiche Angela, Antonia, Barbara di “Rompiamo il Silenzio, deus ex machina di questa serata che vuole togliere la cataratta a ogni tipo di violenza di genere.
Con noi la dottoressa Cardinaletti, psicologa della casa-rifugio di Ancona e Didi Tartari, maestra di violino, che offrirà le sue note danzanti sulle corde al pubblico a fine serata. Tra gli ascoltatori le care amiche di “Camminiamo insieme alle mamme” associazione che si prende cura delle donne e delle bambine e bambini, quando si vive nelle difficoltà di ogni genere, non solo economico.
A volte dimentichiamo le bambine in queste serate in cui si focalizza l'attenzione sulla donna e il maltrattante, sulla bambina e sull'adulto che maltratta una bimba senza armi e strumenti per potersi difendere il passaggio è più raro. È talmente crudele questa realtà che ci viene il nodo in gola, stentiamo a dire. Ma le ferite di tante donne, bambine di allora, sono ancora aperte.
Mi preparo a leggere qualche pagina del mio libro “Non mi toccare” , storie di violenza di genere nei paesi del Sud. E questo paese con le sue pietre barcollanti ma che resistono, con i suoi colori ocra e la sua pietra porosa, tipica delle nostre zone, mi dà tanta forza per poter raccontare le mie e le tante storie di donne. Cammino insieme con molte di loro; come sempre è un momento bello ed emozionante incontrarsi, si incontrano le nostre vite e la nostra sensibilità. E loro mi rispondono con una calda stretta di mano e con frasi incoraggianti come: “ è sempre un piacere ascoltarti, poi hai quello sguardo magnetico che trasmette davvero tanto”. E allora sono pronta a partire, a dire che la violenza non è lontana da noi, che se guardiamo noi stesse, le nostre amiche, le nostre famiglie vediamo che sono tanti i dolori, le umiliazioni, le privazioni che si annidano nelle nostre esperienze di vita.
Il maltrattante sa quello che fa, conosce la sua compagna e sfrutta il suo attaccamento, il sentimento che prova per lui, per fare cose indicibili, per attivare una violenza che non farebbe mai fuori dalle sue mura di casa. Lui sa che quello che fa in casa è un reato fuori nella società civile, dove lui stesso vive la normalità. Forte della donna che “sta zitta”.Ma le donne hanno imparato a non stare zitte per molto tempo, forse passeranno anni, ma non moriranno nel silenzio e con un segreto terribile di maltrattamenti nel cuore. La catena si spezza e le figlie prendono come esempio una mamma apparentemente fragile, invece coraggiosissima.
Questa la storia di Vittoria che ho voluto leggere in questa bella serata di Ottobre, e la voce ogni tanto si spezzava per l'emozione. Anche questo è condividere.
Poi la violinista Didi ha completato la magia della sorellanza, intonando note col suo violino. E ho pensato alle donne di Praga, Parigi, Roma, Carosino, Manduria, Martina, Avetrana. Grazie a tutte le donne che camminano con me.
Elena Manigrasso
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