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Ad amare si impara da piccoli

Ad amare si impara da piccoli

Life coaching -

Iori Catia Venerdi, 30/01/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2015

 In teoria ciascuna di noi sa che cosa si intende per dare la pace o essere portatori di relazioni armoniose ma Dio solo sa quanto poi siano inquinate da conflitti le nostre giornate. A noi donne spetta tuttavia la necessità di vegliare più da vicino sulla tenuta degli equilibri emotivi. Noi sappiamo meglio di ogni altro, e la natura ce lo suggerisce, possiamo essere felici solo in una relazione con gli altri. E tuttavia mai come in questi anni la difficoltà di comunicare e respirare amore si è acutizzata. In senso fisico, intendo. Non virtuale come le chat o i social ci suggeriscono a compensazione. Sono andata a cercare sui testi di psicologia quando si sviluppa la tensione all’altro, intesa come esigenza di ascoltare ed entrare in empatia con il proprio simile, e mi sono sorpresa nel verificare che le mappe affettive che sono alla base delle emozioni si creano nelle prime settimane di vita. Anzi nei primi venti/trenta giorni “si verificano nel bambino fasi di vivace interazione sociale, con uno scambio animato che comprende espressioni facciali e vocalizzi, durante il quale il neonato si orienta verso la madre con movimenti agitati delle braccia e delle gambe, a cui seguono fasi di impegno che preparano la successiva fase di interazione”. Se la mamma è attenta e risponde alle sollecitazioni, il neonato impara ad amare. Altrimenti la risonanza emotiva che le cose del mondo producono in noi può addirittura spegnersi o rimanere lesionata per sempre. Secondo Freud queste mappe si costituiscono in maniera definitiva e difficilmente modificabile entro i primi sei anni di vita. Ciò significa che ai bambini, che non crescono come le piante, va prestata grande attenzione. Anche se siamo deluse dal compagno o dal marito, anche se ci siamo giocate il lavoro o le nostre ambizioni, anche se facciamo fatica a concedere spazio a noi stesse. Quando i bambini ci mostrano i loro sgangherati segni sulla carta da disegno non bisogna rimandarli perché il bimbo conclude di non aver fatto nulla di interessante e quindi di non essere lui stesso interessante per il mondo circostante. E di non essere degno di attenzione, di premure di buone maniere. E allo stesso modo quando chiedono il perché di tutte le cose facendo domande che pur nella loro ingenuità, possiamo senz’altro definire filosofiche, non si deve rispondere “quando sarai grande, capirai” perché in quella fase i piccoli stanno cercando il principio di causalità che riduce l’angoscia dell’imprevedibile. Insomma la capacità di amare si decide in quella età, insieme alla formazione della propria identità che nasce dal riconoscimento. E perché non chiedersi da donne, quando si è vittime consapevoli di violenze maschili, se non siamo per caso state private di quella primaria accettazione benevola? Sia da mamme sia da donne andiamo all’origine del nostro amore o non amore. Queste cose, forse senza troppo pensare alla psicologia, le ha ricordate papa Francesco parlando di pace nel mondo e aggiungendo che i bambini che non crescono nell’amore non lo riconoscono neppure più nella loro vita e frequentano invece il sopruso e il dolore scambiandoli per alimento buono e noto. E quando saranno grandi difficilmente potranno risolvere i loro conflitti o addirittura esigere per sé quel rispetto e quella protezione che troppo spesso noi donne tendiamo addirittura a lasciare ad altri, ad esempio il marito o il presunto amore.

 

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