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Acqua, risorsa comune

Acqua, risorsa comune

Intervista a Rossella Monti - Una donna, dottore di ricerca in ingegneria idraulica e ambientale, dirige dal 2005 HYDROAID, la Scuola Internazionale dell’Acqua per lo Sviluppo

Ribet Elena Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2008

Esperta in gestione delle acque e gestione ambientale, Rossella Monti ha lavorato per enti pubblici e privati negli Stati Uniti, in Russia, Israele e in Italia. Ha scritto numerose pubblicazioni e ha lavorato, fra l’altro, come agente Scientifico presso il Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea, unità sicurezza nucleare. È attualmente Direttore di Hydroaid.

L'ONU ha dichiarato il 2008 “Year of Sanitation” (“Anno internazionale sulle condizioni igienico-sanitarie); quali sono le cause delle emergenze?
È molto difficile dare risposte specifiche e risolutive a questa domanda. Il problema dell’acqua è drammatico sia in termini volumetrici sia qualitativi.
Quando si parla di scarsità s’intende generalmente pochezza di volumi d’acqua disponibili. Spesso ci si dimentica che quella poca acqua non ha le caratteristiche per essere bevuta o addirittura per essere usata in agricoltura. A condizioni climatiche avverse si sovrappongono infatti gravi fenomeni di inquinamento che interessano sempre più i paesi in via di sviluppo. La criticità della situazione è altresì determinata dal fattore demografico ed in specie dal fenomeno dell’inurbamento in megalopoli.
Un esempio: la fascia monsonica verso est ed il Medioriente, aree che presentano zone ad altissima concentrazione di popolazione e condizioni meteo climatiche avverse.
Il fenomeno dell’inurbamento nei paesi in via di sviluppo vede la raccolta in tempi rapidissimi di molte persone in aree non dotate di adeguate infrastrutture quali: i sistemi di collettamento, le reti acquedottistiche, gli impianti di trattamento etc. Gli scarichi fognari spesso sono a cielo aperto, in strada, con le conseguenze igienico sanitarie che si possono immaginare.
Poi c’è il problema dei rifiuti solidi, che rappresentano uno degli effetti negativi della globalizzazione nei paesi in via di sviluppo. Per quanto appaia inverosimile si assiste anche nei paesi più poveri dell’Africa a fenomeni di consumismo determinando, a seguito dello stoccaggio dei rifiuti in aree non adeguate, conseguenze gravi di inquinamento del suolo e delle acque. Da qui gli effetti diretti sull’igiene delle persone e sulla sicurezza idrica ed alimentare. Un’altra causa grave è rappresentata dallo sviluppo accelerato dei processi industriali, troppo spesso repentini e legati a fattori esclusivamente economici, non consentendo l’adozione politica di sistemi di tutela dell'ambiente, come ad esempio sta avvenendo in Cina.

Quali le soluzioni possibili dal punto di vista tecnico?
Per quanto riguarda le soluzioni, sicuramente si tratta di agire in termini educativi a diversi livelli. In primo luogo, responsabilizzare i gestori locali nella tutela della cittadinanza e della sua salute, tenendo conto che il valore della vita non è percepito nello stesso modo in tutto il mondo. In secondo luogo, arrivare ai cittadini, che devono adottare criteri igienici adeguati. A questo proposito è interessante citare il manuale distribuito in Brasile dal Ministero delle Città destinato alle tribù dell’Amazzonia, in cui viene spiegato in termini semplificati come realizzare dei bagni a uso personale o familiare e come mantenere i sistemi per non diffondere malattie. Si tenga conto che il Brasile è un paese con una forte stratificazione sociale e modalità di vita molto differenti tra loro. Il governo Lula ha investito 191 miliardi di Reais per la ridefinizione di tutti i sistemi di amministrazione locale del ciclo dell'acqua e dei rifiuti, da un lato spingendo verso una forte responsabilizzazione a livello locale, dall’altro mantenendo una stretta collaborazione a livello centrale. Questa approccio nella gestione dell’acqua, che si potrebbe descrivere come un sistema tra virgolette ‘consortile’, di gestione integrata e associata, sottolinea che l’acqua è una risorsa comune le cui linee di difesa vanno definite a livello “strategico” (governativo) e gli usi gestiti a livello di “azioni” (locale).
In terzo luogo, affiancare i governi dei Paesi in via di sviluppo per organizzare i sistemi amministrativi e per dotarsi di strumenti legislativi e gestionali che permettano un efficace intervento sul territorio.

Rispetto alle soluzioni, ci sono delle criticità prevedibili?
Quello dell'acqua è un ciclo chiuso: si preleva, si consuma, viene trattata e restituita all'ambiente o riutilizzata. La gestione della risorsa idrica ha dei costi, per ottimizzare i quali ogni amministrazione individua differenti strategie a seconda delle specifiche esigenze. Potrei portare la testimonianza di un collega palestinese che, in un seminario, evidenziò quali punti critici non tanto, come ci si potrebbe aspettare pensando al conflitto israelo-palestinese, questioni politiche, geografiche o altro, ma piuttosto la carenza in termini normativi dell'amministrazione palestinese e la mancanza di leggi che consentano, ove e quando necessari, interventi idonei che offrano strumenti appropriati.
Il problema dell’acqua è complesso, per questo è importante affrontare la questione su scala mondiale, ma è altrettanto determinante intervenire a livello locale.


Gestione delle Risorse Idriche e dei Servizi Idrici
Questo il titolo del Programma di Formazione Post Laurea della Scuola Internazionale Hydroaid, rivolto a tecnici e managers di enti gestori delle risorse idriche di paesi emergenti o in via di sviluppo. È presente dal 2001 a Torino presso il Centro Internazionale di Formazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (CIF OIL).
Più di 1/4 degli specializzati sono donne, la cui candidatura è altamente favorita.
L’Ente, a cui partecipano numerosi soggetti istituzionali e non solo, ha coinvolto in progetti di cooperazione Afghanistan, Albania, Algeria, Argentina, Armenia, Autorità Palestinese, Bangladesh, Benin, Bolivia, Bosnia Erzegovina, Brasile, Burkina Faso, Cambogia, Capo Verde, Ciad, Cina, Cuba, Egitto, El Salvador, Eritrea, Etiopia, Gambia, Ghana, Giordania, Grenada, Guinea Bissau, Iraq, Kenya, Libano, Liberia, Libia, Macedonia, Mali, Marocco, Mauritania, Messico, Montenegro, Mozambico, Nepal, Pakistan, Paraguay, Rwanda, Sahara Occ., Senegal, Serbia, Siria, Sri Lanka, Sudan, Tunisia, Vietnam, Uganda.


Facile è versare l’acqua. Difficile è raccogliere l’acqua versata
Sara Parker (Resp.Relazioni Esterne Hydroaid) ha riunito professioniste giunte da Libano, Afghanistan, Autorità Palestinese, Algeria, Armenia e Ghana. “Quando concepii l’idea del dibattito su ‘Le portatrici d’acqua del Terzo Millennio’ (nonché la mostra ‘La fatica delle Donne alla Ricerca dell’Acqua’, in occasione della Tregua Olimpica 2005), ho proprio pensato alla fragilità e nel contempo alla forza di queste creature, spesso paradossalmente ai limiti del diritto sociale, e nel contempo perno intorno al quale ruota l’ordinamento delle società di molti paesi al mondo, spesso di impronta matriarcale. Cosa c’è di più ingiusto del non riconoscimento morale di chi offre la vita due volte rischiando la propria? La donna dona la nascita ai propri figli, e attraverso il parto, e andando a raccogliere l’acqua, percorrendo decine di chilometri al giorno in condizioni di grave insicurezza. Il binomio vita-morte si ripropone spesso in modo tragico, secondo una logica ed una visione occidentali; assume invece una pacatezza e una saggezza eloquenti, ma silenziose e stoiche, seguendo la logica dei paesi del sud del mondo.” Le chiedo cosa si dovrebbe trasmettere alle nuove generazioni “Mi viene in mente un detto cinese: Facile è versare l’acqua. Difficile è raccogliere l’acqua versata. Forse riassume la necessità di un’urgenza e di un senso di responsabilità verso il quale siamo tutti chiamati, presto o tardi. E prima di tutto ciò, imparare ad amare la Vita e chi la dona: le Donne. Recita un adagio ebraico: Chi ha timore della Vita, non teme la Morte. Chi ha fatto la guerra si ricorda di quando si faceva la coda alla fontanella. Non si tratta solo di un problema idrico, ma culturale; il punto fondamentale è imparare (e insegnare) il rispetto di tutte le norme che ci permettono di vivere bene. Quindi, non solo non sprecare l'acqua, ma anche non sprecare il cibo, apprezzare quello che si ha e fare le giuste economie. Avere una nuova coscienza implica partire dalle cose pratiche e superare l’esasperazione che ci porta ad avere il bicchiere d'acqua minerale trasportato su ruota... Nel mondo di oggi si vive con ritmi tali per cui l'acqua è solo uno dei problemi. Bisognerebbe ridimensionare le velleità, i bisogni non primari ”. Perchè è fondamentale il ruolo delle donne nella gestione delle risorse idriche nei paesi in via di sviluppo e in generale? “E’ certo che è fondamentale un’azione sinergica che si sviluppi su più livelli per cercare di dare una risposta alla crescente crisi idrica mondiale. Ciò nondimeno il ruolo delle donne si esprime su di un piano superiore, essendo esse portatrici di una consapevolezza profonda. Consapevolezza che deriva dalla sacralità della vita che portano in seno. A monte delle loro scelte non ci sono logiche di potere, né di speculazione o di controllo del territorio. Le donne sanno cosa c’è dietro un raccolto, dietro un bicchiere d’acqua: la vita dei propri figli e delle proprie figlie”.

(4 novembre 2008)

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