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Acqua. Retromarcia a Parigi

Acqua. Retromarcia a Parigi

Biodiversità / 4 - Chi va avanti e chi torna indietro nella privatizzazione dei servizi idrici

Piera Francesca Mastantuono Lunedi, 25/10/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2010

Mentre nel Bel Paese i movimenti per l'acqua sono alle prese con un i referendum per l'acqua pubblica, la gestione dei servizi idrici torna nelle mani del Comune di Parigi. Artefice di questa operazione è Anne Le Strat, 40 anni, assessore dal 2008 con delega alla riforma idrica. Ex militante dei Verdi, attualmente nel Partito socialista del sindaco Delanoe, è una donna che segue da sempre i temi dei diritti e dell’ecologia. La battaglia per riportare nelle mani pubbliche la gestione delle risorse idriche l'ha vista, insieme ai movimenti, confrontarsi con due giganti, le multinazionali Veolia e Suez, ma alla fine ce l'ha fatta.

Noidonne l'ha raggiunta per farsi raccontare i passaggi fondamentali di questa inversione di tendenza.



Quali sono le motivazioni del ritorno alla gestione pubblica dell’acqua a Parigi?

Il comune ha deciso di creare un nuovo servizio pubblico dell’acqua per offrire ai parigini un’acqua di migliore qualità al costo migliore. Questa riorganizzazione consiste nell’affidare a un unico operatore pubblico la gestione dell’insieme del servizio idrico, dalla produzione fino alla fatturazione, passando per la distribuzione. E' una decisione innanzitutto politica: l’acqua è un bene pubblico, una risorsa che deve essere controllata e preservata attraverso una gestione solidale e responsabile, totalmente libera da interessi economici privati. Ma è anche pragmatica: la decisione del comune illustra la logica di buona gestione, rispondente ad obiettivi di trasparenza e di prestazione del servizio. La prima conseguenza immediata è di poter stabilizzare il prezzo dell’acqua, che si era alzato negli ultimi 25 anni.



Se e come cambia la qualità del servizio idrico nel passaggio dalla gestione privata alla pubblica?

Creando un operatore pubblico unico, il comune ha i mezzi per controllare la totalità della catena delle responsabilità, al fine di garantire un migliore controllo della gestione e della qualità dell’acqua integrando anche delle problematiche di lungo termine, come le preoccupazioni ambientali e patrimoniali, a volte poco compatibili con una logica di risultati di breve termine. È in questa logica che la totalità delle entrate della nuova organizzazione rimangono reinvestite nel servizio; così, fin da quest'anno, c’è stata la possibilità di finanziare l'apertura di un grande laboratorio pubblico di ricerche e di analisi completamente modernizzato.



L’ONU ha recentemente dichiarato l’acqua “diritto universale dell’uomo” e la battaglia per Parigi è stata vinta; ma le multinazionali dell'acqua continuano ad avere in mano la gestione privata dell’acqua in molti paesi. Lei cosa ne pensa?

Occorre innanzitutto rallegrarsi per questo avanzamento notevole, che deriva da un lotta di lunga data. Mentre oggi circa un miliardo di persone non ha accesso all'acqua potabile, questo principio fondatore dovrà permettere che si acceleri il miglioramento della situazione sanitaria nei paesi più svantaggiati, al di là del carattere pubblico o privato della gestione del servizio. A titolo personale, resto convinta che solo il potere pubblico possa essere garante delle sfide democratiche e sociali associate alla gestione dell'acqua, ovunque nel mondo.

 





Il Referendum in Italia

Sono 1 milione e 400.000 le firme consegnate dal Comitato Promotore dei Referendum per l’acqua pubblica, il 19 Luglio 2010, alla Corte di Cassazione per chiedere l’abrogazione delle norme che hanno aperto le porte della gestione dell’acqua ai privati. A favore dell'acqua 'pubblica' si sono mobilitati numerosi cittadini promuovendo varie iniziative.

Info: http://www.acquabenecomune.org

“Si scrive acqua si legge democrazia” questo lo slogan dei referendari, e chissà che all’astensionismo italiano, stavolta, non venga un po’ di sete!

 





L'Onu dichiara l'acqua diritto umano

Lo scorso mese di luglio l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato una mozione, promossa dal governo boliviano, per dichiarare “il diritto all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari un diritto umano fondamentale per un pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani”. Su 192 paesi, 122 hanno votato a favore e 41 si sono astenuti. Tra i paesi che hanno optato per l'astensione Gran Bretagna, Canada, Giappone, Israele, Stati Uniti. Il voto, anche se non giuridicamente vincolante, è stato accolto con entusiasmo da parte di tutti i movimenti l’acqua in quanto rappresenta una spinta ad estendere le campagne di difesa dell’acqua e degli altri beni comuni dall'aggressività di governi e multinazionali.

 





(25 ottobre 2010)

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