ROM a Roma - Segnalano in redazione un episodio accaduto nel IV Municipio (Comune di Roma). Il fatto ci è parso come il preludio di una gestione di un bene pubblico ed essenziale come l’acqua. La cosa riguarda tutta la città – Capitale d’Italia -
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2008
Negare l'accesso all'acqua alle persone che vivono in strada significa negare loro il diritto alla vita
A Montesacro, il Presidente del IV Municipio ha chiuso delle fontanelle perché dei Rom che vivono per strada, di quelli cioè che non hanno la possibilità di vivere in campi più o meno attrezzati dal Comune e che non hanno dunque l'accesso - tra l'altro - all'acqua potabile o semplicemente di servizio, infastidivano riempiendo presso di esse i cassoni dei loro camper o si fermavano non troppo lontano per avere la possibilità di accedere all'acqua. E' forse utile sapere che, tra i Rom, ve ne sono molti di origine ex-jugoslava che sono privi di documenti perché il loro paese di origine, la Jugoslavia appunto, non esiste più e le anagrafi dei nuovi paesi nati in seguito alle guerre degli anni '90, che già avevano portato alla distruzione di molti documenti, sono state rifatte su base etnica (la Serbia ai Serbi, la Croazia ai Croati etc.) e i Rom ne sono stati esclusi. Molti di loro, dunque, fuggiti verso la fine del regime titino e in seguito alla sua caduta, si sono trovati in un nuovo paese mentre quello vecchio gli si disintegrava alle spalle e li lasciava senza radici giuridiche. Essi si sono trovati così esclusi dal sistema delle cittadinanze: senza più una cittadinanza di provenienza riconosciuta, non potevano chiedere quella del paese di accoglienza né per se stessi né per i loro figli nati in questo e giunti in alcuni casi fino alla terza generazione. Per cambiare cittadinanza, infatti, bisogna averne una di provenienza e i figli, in Italia, prendono quella dei genitori. Le anagrafi italiane, dunque, li iscrivono come appartenenti ai paesi della ex-Jugoslavia (per non iscriverli come italiani) ma questi non sanno neanche che esistano e certamente non li riconoscono come propri cittadini né li forniscono di documenti.
In queste condizioni, queste persone, prive di documenti e di identità giuridica, non hanno la possibilità di chiedere un permesso di soggiorno né un cambio di cittadinanza né l'apolidia perché tutti questi presuppongono una cittadinanza di provenienza. Paradossalmente, senza una cittadinanza di provenienza, non si può neanche essere espulsi. Queste persone dunque non hanno sostanzialmente la possibilità di un lavoro regolare né, ad esempio, di affittare o comprare una casa o una macchina né di accendere un'utenza qualsiasi.
Nel caso dell'acqua, dunque, il loro unico accesso a questa fonte primaria di sopravvivenza è fornito dall'erogazione pubblica, negando la quale, si nega sostanzialmente loro il diritto alla vita.
Tanto premesso noi cittadini e cittadine romane ci rivolgiamo
AL PRESIDENTE DEL IV MUNICIPIO
chiedendo il ripristino immediato dell’erogazione dell’acqua delle fontanelle site in via dei Prati Fiscali vecchia, via Grazia Deledda, via Cecco Angiolieri, chiuse arbitrariamente come misure di contrasto alla presenza nei pressi di alcune famiglie Rom che vi si approvvigionavano di acqua potabile per le più elementari necessità di sopravvivenza.
Seguono firme. (informazioni alla mail: ilmondoiniv@gmail.com)
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