‘Corpo a Corpo’: ritratto di una giovane donna indomita contro la normalizzazione
Dopo la fortunata presentazione ufficiale alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Panorama di Alice nella Città, il docu-film di Maria Iovine sarà in tour al cinema dal 20 giugno, distribuito da Luce–Cinecittà
Martedi, 14/06/2022 - Veronica Yoko Plebani aveva solo 15 anni quando una meningite batterica l'ha trascinata per mesi in una lotta fra la vita e la morte che le ha lasciato un corpo segnato per sempre. Crescendo è divenuta atleta della nazionale paralimpica di Triathlon e, a 25 anni, aveva nel cuore un sogno: le Paralimpiadi di Tokyo 2020. Ma, ad un passo dalla meta, al quarto posto tra tutte le atlete al mondo nella sua specialità, è sopraggiunto un virus a guastare i suoi piani ed ha interrotto ancora una volta la sua storia.
Dall’incontro fra questa giovane donna ‘eccezionalmente normale’ e la documentarista casertana Maria Iovine, da sempre impegnata nelle tematiche relative all’universo femminile, è nato il bellissimo documentario ‘Corpo a Corpo’ che racconta la storia di Veronica, non tanto la malattia, la terapia intensiva, l’ombra della morte, cose lontane come dice la stessa protagonista, ma l’oggi, la vita, le lotte, le conquiste e le ricadute.
“Volevo scoprire, e far scoprire, a chi avrebbe visto il film, chi è Veronica oggi - racconta la regista - andando oltre la narrazione eroica della sopravvissuta e oltre l'immaginario dell'atleta che con il sudore, la fatica e l'impegno arriva al suo traguardo. Siamo in un momento storico in cui la narrazione del femminile sta vivendo una forte rivincita. Ad un certo punto ci siamo accorti che metà della popolazione è stata cancellata dalla storia e abbiamo preso a raccontare le storie delle donne, soprattutto delle donne forti, quelle che hanno avuto il coraggio di ribellarsi lasciando un'impronta nel mondo. Veronica è sicuramente una di queste, ma io avevo bisogno di fare un passo avanti nello sguardo con cui stavo scrutando la sua vita e mi approcciavo a raccontarla.”
Veronica infatti, nonostante le dure prove della vita, non si è mai arresa e, ad ogni ostacolo che la vita le ha posto davanti, ha messo in campo delle strategie per reagire. Oggi è laureanda in scienze politiche con una tesi sui diritti delle atlete, oltre che ambasciatrice di accettazione indiscussa del corpo con migliaia di followers da Instagram alle copertine dei giornali: infatti ha posato, anche nuda, per fotografi di fama internazionale frantumando ogni canone di bellezza. “Corpo a Corpo” è il ritratto di un’atleta, ma soprattutto di una giovane donna che non si è fermata di fronte ai suoi limiti. È l’emancipazione inconsapevole della femminilità che esclude il giudizio, che non conosce normalità o diversità.
“Negli ultimi anni alcuni movimenti hanno trasformato la narrazione femminile nello spazio pubblico – afferma Veronica Yoko – molti marchi e anche i media hanno mutato il loro racconto della bellezza, includendovi altri tipi di femminilità. Ma la realtà non sempre rispecchia questa grande voglia di cambiamento, e anzi nei fatti si fanno passi indietro. Dobbiamo combattere la volontà di normalizzare e standardizzare la bellezza, e cercare di includere invece le storie e le vite diverse dalle nostre, perché solo attraverso la diversità possiamo scoprire la bellezza”.
La regista, lavorando a un documentario biografico, si è messa continuamente in discussione, anche considerando che l’universo femminile e la questione di genere sono parte fondante della sua ricerca personale. L’immaginario sul corpo delle donne va in una direzione precisa da secoli ed una storia come quella di Veronica costringe tutti noi a porsi domande su “che cos’è la normalità?”, contro gli standard circolanti relativi ad un mondo a misura di persone normodotate o a canoni di bellezza standardizzati. Il documentario è un dialogo intimo tra chi racconta e chi si fa raccontare, le parole si trovano insieme e anche le immagini si compiono in uno spazio condiviso e in una connessione da cui prende vita un film che scorre sullo schermo.
“La rivoluzione di Veronica non è nelle medaglie - prosegue la regista - nelle ore estenuanti di allenamento, nella fatica e nel dolore, la sua rivoluzione è proprio nella sua normalità. Ed era questa normalità che mi affascinava e che volevo raccontare. Veronica ha vissuto un anno preolimpico, diventati due anni, che avrebbe messo alla prova la tenuta mentale e fisica di ciascuno di noi. Lei, invece, un giorno dopo l’altro, è andata avanti per la sua strada, conoscendo di volta in volta il proprio limite, il nuovo confine e andando oltre. La sua ostinata positività era disarmante: la mia pelle non è perfetta? Guardatemi! E guardatemi nuda! Le cicatrici, le amputazioni, le protesi non sono un limite, ma l'estensione di una vita. Vedere un corpo come il suo che riesce ad allenarsi, a sopportare la fatica, a raggiungere giorno dopo giorno un obiettivo sempre più lontano è normale e allo stesso tempo è strabiliante quanto vedere una ragazza di 25 anni che esibisce il suo corpo imperfetto senza alcuna paura”.
‘Corpo a corpo’ è l’amore, la lotta, la rabbia, la vita prima e dopo,
il confronto impietoso negli occhi delle donne, il giudizio della storia.
È l’unione, la solidarietà, il senso di squadra.
È la fatica e il dolore, è la guarigione e la rinascita.
È ciò che Veronica è, ciò che ha rifiutato di essere, ciò a cui ambisce.
È come si vede e come vuole che gli altri la vedano.
È la gabbia di una società che ci intrappola in definizioni precostituite
e la libertà con cui Veronica vive la sua vita e il suo corpo.
È diversità. È libertà. È eroticità nell'accezione più universale.
È la lezione di Veronica Yoko Plebani che già di per sé vale una medaglia.
Maria Iovine nasce a Caserta. Dopo i suoi studi all’Università di Salerno, viene selezionata per il corso propedeutico di montaggio del Centro Sperimentale di Cinematografia. Da sempre impegnata nelle tematiche relative all’universo femminile, nel 2015 crea Original Sin, un progetto audiovisivo sulle questioni di genere per il quale è stata riconosciuta tra i 100 creativi della Regione Lazio. È il 2017 quando una giuria presieduta da Costanza Quatriglio le conferisce il Premio Zavattini per il soggetto del cortometraggio In Her Shoes. Il corto, uscito a febbraio 2019, vince numerosi festival nazionali e internazionali, tra questi è finalista ai Nastri d’Argento. Corpo a Corpo è il suo primo lungometraggio.
L’AGE D’OR: produzione L’Age d’or è una società di produzione indipendente fondata nel 2012 da Alfredo Fiorillo e Angela Prudenzi. Ha prodotto il film Respiri, un thriller psicologico con protagonista Alessio Boni distribuito nelle sale nel 2018 e i cortometraggi Con te o senza di te (2018) e Abbassa l’Italia (2019), che affrontano rispettivamente il tema della violenza di genere e dell’immigrazione. L’attività dell’Age d’or non si limita alla fiction, infatti la sua linea editoriale guarda a prodotti in grado di unire cinema di finzione e cinema del reale che coniughino un linguaggio innovativo con caratteri di sperimentazione e particolare attenzione alla sfera sociale. Alfredo Fiorillo, produttore e regista. Dopo la laurea in Lettere Moderne ha conseguito a New York un master in cinema, prima di dedicarsi alla pubblicità e alla realizzazione di cortometraggi e programmi per la televisione. Nel 2018 ha firmato Respiri, suo film di esordio. Angela Prudenzi, laureata in Lettere, è giornalista e critica cinematografica. Lavora per importanti festival italiani e internazionali. Dal 1992 al 2001 è stata responsabile della Cadmo Film, società di distribuzione che ha portato nelle sale, tra gli altri, i pluripremiati E la vita continua e Close Up di Kiarostami, Tatiana di Kaurismaki, il Leone d’argento Kosh ba kosh di Khudojnazarov.
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