Leggere la salute / 8 - Ottava parte di una serie di incontri benessere per conoscere l'approccio olistico alla salute
Baldassarre Bruna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2007
Ogni elemento della natura esprime una parte dell’uomo, così come la tipologia s’interessa alla conoscenza della “funzione umana” relativa a ogni essere. Parlare di funzione umana equivale a parlare di “poteri” di ogni essere, nel senso di possibilità fisiche, chimiche, biologiche, psicologiche, dinamiche, il cui sviluppo darà alla persona i suoi caratteri fondamentali. Naturalmente occorre parlare di orientamento di tali poteri, nel senso di una conoscenza da parte dell’essere umano per conoscerne i valori e indirizzare le sue forze per metterli in atto, per impiegare bene e in modo ottimale le proprie facoltà.
Lo studio della fisiognomica risale ad Aristotele e si trovano, nei secoli, tre tipi di osservazione in proposito: l’osservazione zoologica, etnologica e psicologica. Si tende ancora a unificare questi tre metodi per arrivare alla sintesi dell’essere umano attraverso otto tipi, che si rifanno alla terminologia medioevale di genere mitologica. Secondo tale ricerca si distingue il tipo Marte, Saturno, Apollo, Giove, Venere, Mercurio, Luna e Terra.
Naturalmente il tipo puro non esiste, essi sono prototipi e la natura umana si presenta come una complessità di prototipi associati. È come se dietro una persona si dovesse scoprire la vera personalità. La persona diventa come una maschera sociale e tutto ciò è attinente con la medicina omeopatica, perché dietro l’apparenza occorre comprendere la realtà se non si vuole sbagliare la diagnosi e la relativa terapia. Studiando il Metatipo della persona si comprende la complessità della “funzione umana”, quindi tra l’altro, il suo gioco funzionale, la sua incostanza (che incide come turbamento sull’ambiente e sulla stessa persona). Tutto ciò perché i tipi costitutivi del Metatipo possono essere in opposizione tra di loro, in dissonanza, creando delle vere disarmonie, fino ai disturbi ossessivi, paranoici e altro. Subentra una forma di alienazione per la persona, perché resta fuori della sua “funzione” ottimale.
Il padre dell’omeopatia francese, Léon Vannier, riprende gli studi di Aristotele dedicandosi, verso i primi del ‘900 alla diffusione delle teorie omeopatiche. Secondo Aristotele lo studioso di tipologia deve considerare innanzitutto la statica di una persona osservata e poi la cinematica. Nell’ambito della statica possiamo osservare: L’altezza, i tipi (cioè longilinei, normolinei, brevilinei), la forma del cranio, il volto considerato nel suo insieme, riconducibile a 5 forme geometriche essenziali: quadrato, cerchio, ellisse, triangolo e cono. C’è un’altra classificazione di Bessonnet-Frave, che distingue 8 varietà dell’ovale del viso, corrispondenti ai pianeti. La fronte può essere sfuggente o dritta, le orecchie, lunghe o corte, il naso, la bocca, il mento, gli occhi, le sopracciglia, le proporzioni del corpo, gli arti.
La cinematica, invece, riguarda l’atteggiamento del soggetto, il suo modo di camminare, i gesti, la voce, tutte caratteristiche differenti a seconda dei Tipi. Ogni atteggiamento, movimento e voce, per esempio, è riportato al Tipo di riferimento.
Considerare i segni di ogni tipologia è equivalente al concetto di sintomo della Materia Medica Omeopatica. Capire le possibilità più consone al soggetto, affinché sviluppi pienamente la sua “funzione umana” è anche uno scopo della medicina omeopatica.
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