Immigrati in Italia /seconda ed ultima parte - Cosa pensano le italiane e gli italiani del fenomeno immigrazione? Una ricerca dell’Ismu scava tra i loro sentimenti ed evidenzia le diversità di opinioni
Cristina Carpinelli Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2008
Ultimamente l’opinione che gli italiani hanno degli stranieri è al centro di sondaggi e statistiche (Primo Rapporto sull’immigrazione in Italia del Ministero degli Interni; Ricerche dell’Osservatorio sociale sulle immigrazioni realizzata dalla Makno & Consulting; Rapporti sull’immigrazione della Caritas/Migrantes; Indagini Istat- Ministero dell’Interno). In questo articolo si farà riferimento ai dati del tredicesimo rapporto sulle migrazioni 2007 elaborato dalla Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità), che sostanzialmente confermano quanto già rilevato e stimato da altri istituti di ricerca sul tema percezioni ed immigrazione.
Atteggiamenti e opinioni a confronto
I dati della Tab. 1 evidenziano che entrambi i generi esprimono un’opinione nettamente “positiva” sull’utilità dell’impiego degli immigrati per alcuni lavori. In particolare, lo pensano gli uomini. La forza lavoro straniera è ritenuta una risorsa economica per l’Italia, in alcuni casi addirittura necessaria. Ad esempio, si registra, da circa un mese, uno storico sorpasso secondo cui oggi le badanti straniere presenti in Italia sono ben 700mila, un numero superiore ai 675mila dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale. Queste donne sopperiscono alle gravi carenze del servizio pubblico e costano circa la metà in meno di una casa di riposo che per assistere un anziano chiede alla famiglia 20mila euro l’anno. Attualmente il 10% del Pil italiano è frutto del lavoro degli immigrati (Sole 24Ore). Riguardo alla voce “Gli immigrati sottraggono lavoro agli italiani”, emerge che la maggioranza degli uomini e delle donne non teme la concorrenza di manodopera straniera. Anzi, considera questa forza lavoro preziosa per le imprese assillate dalla mancanza di lavoratori. Si verifica, invece, una sostanziale polarizzazione sul tema se gli immigrati rappresentino o no una minaccia per i lavoratori italiani perché accettano bassi salari e condizioni di lavoro peggiori.
Sebbene gli stranieri siano considerati una risorsa economica, gli italiani chiedono una maggiore certezza delle regole e severità nell’applicazione delle leggi nei confronti degli immigrati che le trasgrediscono. Gli italiani esigono fermezza soprattutto nei confronti dei clandestini. La Tab. 2 mostra chiaramente che la maggioranza degli uomini e delle donne italiane ritiene ci sia un legame tra criminalità e presenza straniera in Italia. Decisamente alta la quota di coloro che non hanno espresso un parere (maschi: 16,7%; femmine: 19,7%), anche se non essenziale a modificare l’orientamento verso i “si” espresso da entrambi i sessi. Uno studio recente di Transcrime, il Centro inter-universitario di ricerca sulla criminalità transnazionale dell’Università degli Studi di Trento e della Cattolica di Milano, ha evidenziato che sei italiani su dieci sono convinti che la presenza degli immigrati in Italia determini un aumento del tasso di criminalità nel nostro Paese. Tra uomini e donne, prevale, nella convinzione che
gli stranieri abbiano aumentato i crimini nel nostro Paese, la parte maschile.
Se molti italiani riconoscono che c’è bisogno degli stranieri per poter mantenere e aumentare il proprio benessere, che c’è bisogno della loro presenza lavorativa e contributiva perché molti lavori non sono più assunti e svolti da loro, molto meno numerosi sono quelli che vedono in questa necessità anche un’opportunità di arricchimento culturale. La Tab. 3 evidenzia che sia uomini che donne sono più o meno divisi tra una metà che valuta la presenza straniera come “arricchimento culturale” ed un’altra metà che non lo pensa e “non sa”. I dati indicano che l’integrazione rappresenta una delle maggiori sfide per l’Italia. L’intercultura, intesa come rapporto tra due o più culture, ossia come arricchimento reciproco, comporta innanzitutto un processo d’integrazione. L’ampia maggioranza degli intervistati crede che gli immigrati non rappresentino una minaccia per l’identità sociale e culturale del Paese, anche se non pensa che gli immigrati ringiovaniscano il Paese e portino modi di vedere e idee nuove.
Riguardo alla concessione del diritto di voto agli immigrati, emergono due orientamenti sostanzialmente differenti, a seconda che ad esprimersi siano gli uomini o le donne. Infatti, oltre la metà delle donne è d’accordo a concedere il diritto di voto, a prescindere se sia di carattere amministrativo o politico. Da notare, comunque, l’alta percentuale femminile di quelle che “non sanno”, in relazione ad entrambi i tipi di elezioni. Meno della metà degli uomini, al contrario, esprime un parere favorevole per quanto riguarda entrambe le elezioni. Addirittura, sul voto politico, il dato si capovolge: i “no” superano, anche se non di molto, i “si”. Il giudizio positivo è più deciso per entrambi i sessi sul voto amministrativo. Gli immigrati fanno parte del tessuto produttivo e sociale, quindi è giusto che si pronuncino sulle politiche delle amministrazioni locali. Sulle elezioni politiche, uomini e donne, com’è stato detto, hanno opinioni diverse, anche se entrambe le percentuali femminili e maschili dei “si” diminuiscono se confrontate con quelle rispettive del voto amministrativo. Inoltre, la quota delle donne “astenute” è sensibilmente alta (14,2%), anche se, sommata alla quota dei “no”, non supera la percentuale dei “si”. Sulle elezioni politiche, gli uomini mostrano un orientamento marcatamente meno definito rispetto a quello delle donne. I “si” e i “no” non si distanziano di molto, pur pendendo la bilancia a favore dei “no”. In questo caso, una presa di posizione degli astenuti (6,6%), per il “si” o per il “no”, sarebbe determinante a chiarire meglio il loro orientamento. In generale, uomini e donne esprimono maggiore cautela sulla concessione del diritto di voto agli immigrati in relazione al voto politico. In gioco ci sono valori identitari e radici culturali che potrebbero essere messi in discussione. In particolare, gli italiani si dimostrano diffidenti verso la comunità islamica, che costituisce il secondo gruppo religioso del Paese fra gli stranieri. Da un sondaggio recente di Apcom-Ipsos, dedicato ai rapporti degli italiani con la comunità islamica, è emerso che il 52% degli italiani si sente minacciato dal mondo islamico, anche se negli ultimi due anni è aumentata significativamente la quota di connazionali che riconosce, all’interno del mondo islamico, una chiara differenza fra moderati ed integralisti. I dati della Tab. 4 confermano, infine, un atteggiamento più positivo delle donne verso gli immigrati, dato già emerso in diverse interviste ed incontri politici. Le donne manifestano, in genere, sentimenti di maggiore comprensione, solidarietà e fiducia. Al contrario, gli uomini manifestano sentimenti di maggiore indifferenza, preoccupazione e diffidenza (ved., al proposito, anche i dati evidenziati dalla Tab. 2).
Riguardo al giudizio degli italiani sulle politiche governative in materia d’immigrazione, vanno subito rilevate le alte percentuali degli “indecisi” per entrambi i sessi. Sostanzialmente il giudizio espresso non è positivo, con una nota però di distinguo: mentre il parere degli uomini pende decisamente per il “no” (la somma dei “si” e dei “non sa” - 47,6% non supera i “no”), quello delle donne potrebbe cambiare in relazione alla distribuzione delle indecise tra i “si” e i “no”. I nodi additati come non risolti in maniera adeguata dal governo sono l’insicurezza sociale e la deriva securitaria, che sono i contrassegni specifici degli orientamenti indicati nella Tab. 5.
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