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Aborto: una questione di prevenzione

Aborto: una questione di prevenzione

Note ai margini - Dopo il referendum sulla procreazione assistita, come previsto, ecco l'attacco alla legge 194. Il più forte dagli anni settanta

Castelli Alida Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2006

Come le profezie che si autoadempiono puntualmente dopo il referendum sulla procreazione assistita siamo ora in presenza del più forte attacco alla legge 194 dai tempi del referendum che la confermo alla fine degli anni settanta. Del resto che cosa aspettarci da un ministro come Storace, che, lo ricordano bene le donne del Lazio, come uno degli ultimi atti da Governatore di quella Regione voleva modificare, (abolendoli o snaturandoli?) i consultori ?

Ripensando alla storia che ha visto le donne del nostro Paese conquistarsi a forza pezzi di autonomia, anzi in questo caso pezzi di autodeterminazione con fatica e a piccoli passi ogni volta conquistati, una volta per tutte, si pensava, c’è di che sconfortarsi. Ma lo sconforto è cattivo consigliere in queste occasioni!

Come è cattivo consigliere anche il fermarsi alle ‘parole’ che ci sentiamo ripetere ormai in continuazione ogni volta che si parla della 194. E, non voglio nemmeno parlare del fatto che la legge, per brevità (?) venga definita “dell’aborto “, sanno bene le donne che si sono battute per l’approvazione prima e per l’applicazione poi di questa legge come l’apparato legislativo sia molto rigoroso e molto puntuale per la “prevenzione” dell’aborto. Quindi quando si sente parlare di “prevenzione dell’aborto” dal Ministro della Salute e da certa Chiesa, puntualmente attenta a non perdere “certe” occasioni, perché agitarsi? A mio parere c’è di che agitarsi e preoccuparsi, improvvisamente la parola “prevenzione”, che è diventata la parola chiave per attaccare la 194.

Non si parla infatti mai di prevenzione, intesa come contraccezione, unica vera “prevenzione”, ma prevenzione dell’aborto viene inteso l’atto finale per cui una donna in stato di gravidanza viene convinta a non abortire ma a portare a termina la sua gravidanza. Ma che tipo di prevenzione è mai questa? Certo che così si lascia la porta aperta per ricominciare a far vedere embrioni e feti più o meno a termine.

Insomma mi sembra che non solo ci vogliono togliere la legge 194 ma vogliono anche toglierci le parole per parlare di prevenzione dell’aborto, sul serio e nel modo più giusto per tutti. Ma certo allora bisognerebbe spiegare come mai i consultori della legge 405 della metà degli anni settanta prevedevano una piano di realizzazione sul territorio nazionale mai portato a termine, mai avviato in certe Regioni. Così come bisognerebbe spiegare come mai nemmeno davanti a calamità come l’AIDS non si può ancora parlare di preservativi. Certo a differenza degli anni settanta la contraccezione non è più un reato contro la riproduzione della specie (o della razza?) ma parlare di prevenzione solo per le donne già in stato di gravidanza mi sembra poco e insultante, per la nostra intelligenza e per la nostra memoria.

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