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Abbandonare il futuro vecchio e ricreare lo stupore: questa è la sfida

Abbandonare il futuro vecchio e ricreare lo stupore: questa è la sfida

A Sant’Angelo dei Lombardi presso l’Abbazia del Goleto, una tre giorni di riflessioni e spunti di Pedagogia generativa promossa da Emiliana Mannese e Maria Grazia Lombardi

Venerdi, 23/08/2024 -

“Dobbiamo cercare di decostruire il futuro vecchio rendendoci protagonisti delle nostre decisioni, della nostra cultura, della nostra formazione. Gli eventi epigenetici che ci trasformano non sono casuali, bensì quelli che noi desideriamo che possano trasformarci: la cultura, il cinema, la musica. Che pedagogia mettiamo in campo, che uomo vogliamo costruire?L’homo generativus (uomo generativo), sarà libero e in grado di ricrearsi, di costruire un futuro nuovo? Non vorrei ci fosse un eterno ritorno al futuro vecchio, nel quale non c’è crescita, non c’è sviluppo, un futuro che altro non genera che desolazione, come quella delle aree interne, destinate a desertificarsi sempre di più. L’intelligenza artificiale rimpiazza ormai quello che Platone definiva stupore, ovvero la capacità di apprendere provocando in noi meraviglia. In quale dimensione finirà dunque lo stupore, se a decidere al nostro postosarà un algoritmo? Mi faccio e vi inoltro questa domanda, perché sono preoccupata per quanto accadrà e credo che la sfida per migliorare le nostre vite, sia nella capacità di abbandonare un futuro vecchio, elaborandone uno nuovo. O l’uomo generativo sarà ancora in grado di mettere in campo lo stupore, oppure non sarà”.
È un invito anzitutto a pensare e nel contempo, a farlo in maniera innovativa, quello a cui esorta Emiliana Mannese, docente di Pedagogia generale esociale presso l’Università di Salerno, commentando Krineide, il cortometraggio di Roberto Flammia, sull’intelligenza artificiale.
Emiliana,che è anche titolare della Cattedra Unesco di Pedagogia generativa e sistemi educativi per contrastare la disuguaglianza, responsabile scientifico dell’Osservatorio sui processi formativi e l’analisi territoriale, nonché direttrice della rivista di ateneo, Attualità pedagogiche, insieme a Maria Grazia Lombardi, docente di Pedagogia generale e sociale dell’università di Salerno e coordinatrice scientifica Unesco di Pedagogia generativa e sistemi educativi per contrastare la disuguaglianza, è ideatrice della prima edizione del Festival della Pedagogia generativa e Comunità pensanti, che si è recentemente svolto a Sant’Angelo dei Lombardi (AV) presso l’Abbazia del Goleto.
Nella tre giorni, in cui sono state esposte le opere degli alunni aderenti al Simposio creativo di espressione artistica, “Esplorando le ineguaglianze attraverso l’arte”, sono intervenuti, tra gli altri:Patrizio Bianchi, portavoce della Rete delle Cattedre Unesco in Italia; Andrea Lenzi, professore di Endocrinologia; Piero Mastroberardino, professore di Economia e Gestione delle imprese presso l’università di Foggia; Franco Ferrari, professore di Storia della Filosofia antica presso l’università di Pavia; Roland Benedickter, politologo e sociologo dell’Eurac Research di Bolzano; Nicola Trunfio, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo statale Criscuoli di Sant’Angelo dei Lombardi; Paola Aiello, direttrice dell’università di Salerno; Rosanna Repole, sindaca di Sant’Angelo dei Lombardi e presidente dell’Area interna città Alta Irpinia; monsignor Pasquale Cascio, arcivescovo di Sant’Angelo, Conza, Nusco e Bisaccia; Maria Paola Gargiulo, Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza; Don Luigi Merola, Onlus “A voce d’e creature”; Andrea Orlando, deputato, presidente (Unesco) Pedagogia generativa e sistemi educativi per affrontare la disuguaglianza. Il Comitato scientifico, tutto al femminile, oltre che dalle promotrici del Festival, è composto da: Maria Ricciardi, Chiara Villanacci, Maria Chiara Castaldi, ricercatrici di Pedagogia presso l’università di Salerno e coordinatrici dei gruppi di lavoro della Summer school.
Il primo premio del Festival della Pedagogia generativa e Comunità pensanti è stato conferito a Simona Montesarchio, originaria di Avellino, che, presso il Ministero dell’Istruzione e del merito, è Direttrice generale e coordinatrice di Unità di missione per il PNRR: “come donna delle istituzioni che ha saputo lavorare attivando azioni culturali ed educative che hanno accompagnato le sfide della contemporaneità, interpretato e seguito i dettami costituzionali, con postura umana e di competenza, nella certezza che la prima e unica azione da perseguire con costanza, è la cultura dell’educazione e di sistemi formativi autentici”. Siamo curiosi di farci raccontare da Emiliana come sia arrivata alla Pedagogia generativa…

“È stato un percorso di ricerca e approfondimento sul campo, portato avanti per trent’anni, insieme al mio gruppo di ricerca, attraverso l’Osservatorio sui processi formativi e l’analisi territoriale. L’Osservatorio, rivolto ai giovani, al sistema educativo, socio-economico, organizzativo e dello sviluppo locale, è stato istituito nel 2011 presso il Dipartimento di Scienze dell’educazione (oggi Scienze umane, filosofiche e della formazione) dell’Università di Salerno, anzitutto per orientare il percorso dei giovani rispetto alle loro attitudini ed aspirazioni, rapportate a concrete possibilità di inserimento in contesti organizzativi e produttivi.
Ulteriore intento: supportare il sistema educativo (istruzione-formazione) realizzando servizi il più possibile adeguati alle esigenze degli studenti, delle famiglie e della comunità, volti a conseguire lo sviluppo economico e di coesione sociale, per la valorizzazione dei territori. Da Parigi l’Unesco ci ha dato la Cattedra di Pedagogia generativa e Sistemi educativi per contrastare le ineguaglianze, dopo aver letto il report della nostra teoria, in cui l’essere umano viene analizzato e descritto come soggetto culturalmente modificabile. Le neuroscienze dinamiche ci insegnano che apprendiamo non nel nostro cervello, ma attraverso la relazione con l’esterno. Ciò implica che la cultura, intesa in senso ampio, cioè la vita, ci trasforma e ci fa apprendere. Un approccio alquanto diverso dal Riduzionismo, che immaginava l’individuo chiuso in una cortina di gangli biologici: la Biologia aiuta a decodificare quel che succede fuori di noi e noi siamo cultura. Questo in sintesi, significa spostare l’attenzione su come l’essere umano apprende. Lo aveva già descritto John Dewey (n.d.A: filosofo e pedagogista statunitense, autore della teoria dell’attivismo pedagogico, che intende l’individuo come soggetto attivo nello sviluppo dei propri processi di apprendimento) nel secolo scorso, come l’apprendimento avvenga fin dalla nascita, allorquando l’individuo assimila conoscenze, tecniche e comportamenti, che plasmerà elaborandole col pensiero e mettendole in pratica: si apprende facendo. Io ho cercato di ricostruire scientificamente e con varie epistemologie, le modalità di pensiero attraverso le quali l’individuo entra in contatto con la conoscenza e su come elabora il proprio vissuto e il vissuto altro”.
Un Festival per coinvolgere i profani della materia…
L’idea su cui si basa il Festival è quella di coinvolgere i partecipanti con l’esperienza: la più alta esperienza è l’apprendimento. Per noi il luogo primario in cui costruire il pensiero lungo, è la scuola.Obiettivo dell’evento èoffrire achipartecipa al Festival e alla Summer school, per la quale abbiamo selezionato 10 studiosi e assegnisti provenienti da tutta Italia, un’emozione generativa. Non so se sia riuscita a stupire i partecipanti, ma ho tentato con tutte le mie forze di offrire un’emozione attraverso l’unico vero grande mezzo a disposizione: la parola.
La parola diventa dialogo con la lectio del professor Ferrari, col quale abbiamo discusso del mito della Caverna di Platone (lo stupore ci genera conoscenza), da cui si origina la Pedagogia generativa. Abbiamo parlato anche di Pedagogia generativa come scienza del futuro e ci siamo aperti a un’emozione artistica, seguendo la descrizione architettonico-culturale del suggestivo sito del Goleto che ci ospita, offertaci dal suo rettore, don Salvatore. La Pedagogia generativa è arte, intesa come emozione legata al cinema oalla musica classica, che qui abbiamo proposto con un concerto. Insomma, come ci insegnano la neuroplasticità e la dinamicità, noi diventiamo quello che viviamo: questa esperienza ci farà portare con noi una riflessione più ricca e mi auguro di essere riuscita a mettere in atto e a trasferire un’emozione generativa, che abbia inevitabilmente creato apprendimento".


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