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AAA assessore cercasi

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Elezioni regionali - Sempre meno nelle assemblee elettive, le donne sono sempre più invisibili nella scena politica

Bartolini Tiziana Lunedi, 07/06/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2010

"Dopo l’elezione di 14 donne nel Parlamentino regionale, la presenza di Anna Caterina Miraglia, unico assessore rosa in Giunta, non ritengo rispecchi il reale risultato ottenuto dalle candidate campane...”. Il commento della Consigliera di Parità della Provincia di Avellino, Domenica Marianna Lomazzo, illustra lo stato dell’arte quando si parla di donne in politica e nelle istituzioni; se capita che le presenze femminili nelle assemblee elettive aumentano - come è accaduto in Campania per effetto della doppia preferenza uomo/donna - immediato entra in funzione una sorta di sistema automatico di riequilibrio numerico. Si vede che ancora è temuto l’impatto che un tot di cervelli ‘femmine’ potrebbe produrre, quindi si preferisce evitare.... e va osservato che è una delle rare attività di prevenzione praticata in Italia, dove invece ci sarebbe tanto bisogno di prevenire crolli di edifici pubblici o smottamenti di colline.

Il recente voto regionale ha visto il centrodestra vittorioso e, dal nostro punto di vista, più grave della sconfitta del centrosinistra è la débacle delle donne che in numero sempre più risicato sono entrate nei consigli regionali e in pochissime sono diventate assessore. Tranne la Toscana e la Puglia, che hanno scelto il criterio del 50 e 50, nelle altre Regioni la presenza femminile negli esecutivi è scarsa se non addirittura simbolica. Il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni ha definito positivo il ‘raddoppio’ nella sua nuova Giunta, passato da zero a una donna. Un tale ‘balzo’ gli ha persino smosso una certa vena umoristica che sinceramente abbiamo trovato fastidiosa. Su Antonella Stasi, vice presidente della Giunta in Calabria, grava un bel peso in termini di rappresentanza essendo l’unica donna tra 63 (consiglieri e assessori) che potrà dire qualcosa a livello amministrativo. “La classe dirigente italiana, in politica come in ogni settore, è anziana e maschile. Un dato che rispecchia in pieno l'arretratezza di questo Paese. Non mancano tuttavia segnali di cambiamento - ha osservato Lorenzo Basso, segretario PD della Liguria -. Nel nuovo Consiglio regionale ben 12 consiglieri su 40 non hanno superato i quarantuno anni e 5 delle 6 donne elette rientrano in questa fascia d’età. Noi possiamo registrare due primi successi: la presentazione di liste con una significativa presenza femminile, la nomina a capogruppo della democratica più votata della Liguria, Raffaella Paita. E’ il segno di un cambiamento in corso, anche se ancora troppo lento". Sulla lentezza non si può non concordare, così come sulla necessità di rinnovare la classe politica sia come età che - soprattutto - come metodi e stile. Una delle ragioni che spiegano le poche elette è la preferenza unica, che penalizza le donne poiché sono meno capaci degli uomini a ragionare in termini di cordate o blocchi di potere. Ma le norme bastano a spiegare esclusioni a volte clamorose? “La regola della preferenza unica non ha certo aiutato, ma è indubbio che il nostro partito doveva e deve scegliere di investire con maggiore determinazione sulle donne - osserva Alessandro Mazzoli, segretario del PD del Lazio -. La parità di genere deve tramutarsi in ruoli e competenze effettive, e su questo tema dobbiamo fare diversi passi avanti”. Sì, parecchi, considerato che il centrosinistra ha perso il Lazio e che il PD ha eletto 15 consiglieri regionali e nessuna donna. C’è qualcosa che non funziona nelle premesse se, ad esempio, sempre nel Lazio non è stata neppure candidata una donna come Luisa Laurelli, consigliera che nella passata legislatura ha svolto un proficuo lavoro come Presidente della Commissione Sicurezza e lotta alle Mafie. Il punto è che la scarsa presenza di donne in politica è la spia di un malessere più profondo che riguarda il tessuto democratico e che Daniela Valentini, valida assessora uscente nel Lazio e prima dei non eletti, ben sintetizza: “Io credo che le competenze femminili esistano sia nella società che nei partiti, ma che come donne non ci si investe per sottostare a giochi di corrente o di potere che portano sempre più l’elettorato a ritirarsi. Basta guardare i dati dell’astensionismo delle elezioni degli ultimi anni. Ma se si chiede alle donne, oltre che di dimostrare sempre qualcosa in più degli uomini, anche di sottostare a regole d’apparato, tutte anche quelle che cercano di farlo saranno sempre penalizzate, perché la battaglia per una effettiva e reale parità o la si fa tutte insieme o si perde”.



(7 giugno 2010)

 

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