- Cineaste, attrici e condizione femminile alla 68esima edizione del Festival più noto del mondo
Colla Elisabetta Martedi, 30/06/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2015
La 68esima edizione del Festival di Cannes ha tracciato, ancor più che negli ultimi anni, un importante percorso, a tutto tondo, di tematiche al femminile, trattate spesso da cineaste donne o interpretate da attrici di grande spessore, professioniste e non. Fra le pellicole che saranno distribuite in Italia o che saranno visibili in altri Festivala partire dal prossimo autunno, appare importante segnalare quelle da non perdere, data la fuggevolezza con cui spesso opere bellissime passano nelle nostre sale. Sia per quanto concerne i film della Selezione Ufficiale, sia quelli della sezione Un certain renard (che ha vantato Isabella Rossellini come presidente della giuria) e sia, infine, nelle sezioni parallele (Quinzaine des realizateurs e Semaine de la critique), sono state presenti a Cannes, al di là degli eventi modaioli e dei tappeti rossi, questioni di grande rilievo sociale, culturale ed umano sulla condizione delle donne oggi nel mondo. NOIDONNE ha selezionato e recensito brevemente alcune di queste opere, di ambito più ‘occidentale’ quelle tratte dalla Selezione Ufficiale - Carol, di Todd Haynes, tratto da un romanzo di Patricia Highsmith; Mon Roi, firmato dalla regista francese Maïwenn e Marguerite et Julien, diretto da Valérie Donzelli - e con uno sguardo più internazionale quelle scelte da Un certain régard, come Las elegidas, di David Pablos; Nahid, della regista iraniana Ida Panahandeh, ed Alias María del colombiano José Luis Rugeles Gracia. Di molte altre opere si potrebbe parlare, sulle inquietudini e difficoltà delle donne in India, Corea, Cina e molti altri Paesi.
CAROL
Nella New York degli anni ’50, Therese (Rooney Mara ha vinto, per questa interpretazione, la Palma d’Oro, in ex-aequo, come miglior attrice), una giovane impiegata ai grandi magazzini di Manhattan, conosce Carol, donna seducente prigioniera di un matrimonio infelice (la sempre grande Cate Blanchett): a poco a poco le due donne, la cui amicizia si trasforma in un sentimento profondo, si troveranno schiacciate fra le condizioni sociali e la loro attrazione fatale. Elegante storia lesbo nella perbenista America degli anni ’50.
MON ROI
Già vincitrice a Cannes 2011 del Gran Prix della Giuria con il film Polisse, la poliedrica autrice e regista Maïwenn torna con una storia d’amore e di crisi, raccontata dal punto di vista della donna. Tony (Emmanuelle Bercotè vincitrice del Premio come miglior attrice, assegnato ex-aequo), nel corso di una lunga degenza in ospedale, ripensa a come abbia potuto accettare lo spaventoso egoismo del marito George (nel ruolo Vincent Cassel) ed a come le cose possano cambiare in modo rovinoso. Dettagli psicologici e descrizioni accurate in cui molte donne si riconosceranno e che a molti uomini non piaceranno affatto.
MARGUERITE ET JULIEN
Liberamente ispirato alla vera storia di Marguerite e Julien de Ravalet - fratello e sorella legatissimi e poi innamorati, figli di Jean III de Ravalet, signore di Tourlaville, il film della regista francese Valérie Donzelli, incentrato di fatto sullo scabroso argomento dell’incesto, tocca in realtà molti altri temi a lei cari: l’amore impossibile, la fusione, l’idea dell’amore come malattia o come destino, la libertà di scelta e le sue conseguenze, le convenzioni sociali. Trattato con la sua consueta libertà, fantasia e stile personalissimo, il film (già scritto negli anni Settanta per Truffaut), mescola epoche e luoghi, per rendere il dramma universale.
NAHID
La giovane e penetrante regista iraniana Ida Panahandeh (36 anni) presenta a Cannes il suo primo, promettente lungometraggio: nell’Iran moderno, in una piccola città vicina al Mar Caspio, Nahid vive la lacerazione di una donna divorziata cui eccezionalmente - poiché la legge in caso di divorzio prevede l’affido dei figli al padre - è stato concesso l’affidamento del figlio di 10 anni, Amir Reza, a condizione di non risposarsi mai. Ma quando l’amore arriva nei panni del ricco vedovo Massoud, la violenza dell’ex-marito si scatena. La lotta emotiva fra amore materno e passione amorosa, la sofferenza personale e le difficoltà sociali, legali e familiari non sono dissimili da quelle evidenziate nel film iraniano ‘Una separazione’di Asghar Farhadi, Orso d’Oro a Berlino e premio Oscar per il miglior film straniero 2012.
ALIAS MARÍA
L’orrore e la disumanità del conflitto armato che da oltre 40 anni affliggono la Colombia vengono raccontati, nel film ‘Alias Maria’, di José Luis Rugeles, attraverso gli occhi e la storia di una ragazzina-soldato - nome di combattimento Maria - la cui esistenza è stata rubata all’infanzia e sfruttata come forza lavoro, così come quella di tanti bambini e ragazzi soldato reclutati nella guerra civile, a servizio di adulti senza scrupoli. Il film si concentra sul dramma personale delle donne e ragazze di un campo base fra i tanti disseminati nella foresta: chi rimane incinta, infatti, è costretta ad abortire ma Maria nasconde la sua gravidanza e cerca con tutte le forze una via d’uscita al claustrofobico mondo militare, di ogni fazione, che non risparmia nessuno.
LAS ELEGIDAS
Dramma senza appello, firmato da David Pablos, nel Messico della tristemente nota Tijuana, luogo di confine ed aberrazioni indicibili, il film racconta le nuove modalità, utilizzate da bande di criminali locali, usate per adescare ragazze ‘normali’ed avviarle verso un incubo senza fine, forzate alla prostituzione: nelle prime scene due adolescenti, Ulises e Sofia, sembrano innamorati e consapevoli del loro primo rapporto sessuale, ma presto lui fa conoscere la ragazza alla sua ‘famiglia’, che le tende una trappola segregandola ed avviandola ‘alla vita’ tra botte e stupri. La tragedia delle due vittime - lo è anche il giovane carnefice, ricattato dal padre/patriarca - nutre il lusso e la tranquillità quotidiana di chi rappresenta il male assoluto.
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