Idee - Sembra che tutto, nel mare della confusione in cui sguazziamo increduli e storditi, sia esattamente all’opposto di come le cose dovrebbero andare
Iori Catia Lunedi, 02/05/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2011
Viviamo in un paese con la testa all’ingiù, come certi buffi fantocci che camminano sulle mani e guardano il mondo con gli occhi rovesciati.
Sembra che tutto, nel mare della confusione in cui sguazziamo increduli e storditi, sia esattamente all’opposto di come le cose dovrebbero andare. Come è possibile che un capo di governo sia attaccato alla sua poltrona di privilegio per sfuggire alla giustizia? Dove si è mai letto che un paese democratico abbia a capo un losco personaggio che non rappresenta di certo gli italiani ma che spudoratamente si prende cura dei suoi interessi e della sua clientela? Davvero sembra di sedere su una giostra impazzita da cui è facile avere tentazioni radicaliste che impediscono di vedere i limiti di tutti e forse anche i nostri. A volte ho quasi l’impressione che non si possa essere “all’altezza” di cotanta spregiudicatezza tanto è palpabile la percezione di una violenza palese e aggressiva a cui noi donne non siamo abituate ma anche di quella più latente e subdola che ovunque insidia la convivenza e la democrazia.
Cosa possiamo escogitare noi donne per ristabilire un briciolo di legittimità rimettendo in ordine, si fa per dire, la nostra casa? La tolleranza per la volgarità finora dimostrata è il segno di una mancanza di polso vero: mi ricorda l’atteggiamento di certe madri che alzano la voce con i figli maleducati per poi compiacerli un attimo dopo pur di non subire le loro petulanti angherie. Chi ci offende non può essere degno di governare il nostro futuro. Di segnare la vita dei nostri figli. Di deludere le attese dei nostri genitori grandi costruttori della democrazia. Come è possibile alimentare un clima costruttivo quando si è alla mercè di un dispregio diffuso per magistrati, giornalisti e donne nel nome di un impero economico privato? Più che di parlare, ma sto pensando a voce alta, occorre testimoniare di più e in modi nuovi. E confesso di non sapere bene neppure io quali possano essere. L’importante è che siamo persuase che ne valga la pena, ma non solo nei gruppi in cui ci troviamo fra noi e forse, ci consoliamo. Bisogna alzare la voce, usare tutta la fantasia di cui siamo capaci per far emergere lo scandalo “sentendolo” dentro e rigettandolo col disgusto di chi si sente ancora convinto che si può risalire la china. É possibile vivere in un paese giusto, non dico esemplare ma orientato al rispetto, alla solidarietà civile, al ricambio generazionale non solo e non tanto perché è un circuito virtuoso ma perché è l’unica strada necessaria per la salvezza del futuro. Nostro e dei nostri figli. E chi più di noi donne ha il senso della protezione vera del bene di chi amiamo?
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