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A Teramo tutta al maschile la celebrazione del 25 Aprile

A Teramo tutta al maschile la celebrazione del 25 Aprile

Nota di protesta del Centro di cultura delle donne “H. Arendt” per le presenza solo maschili alla manifestazione per la Festa della Liberazione

Giovedi, 27/04/2023 - Riceviamo e pubblichiamo
Centro di cultura delle donne “H. Arendt”
Il 25 aprile 2023 l'Italia festeggia il 78° anniversario della Liberazione dal nazifascismo.  A Teramo, la celebrazione organizzata dal Comune, dalla Provincia e dall’Anpi  è stata declinata rigidamente al maschile. Nei giardini della Villa Comunale dopo aver ricordato  Alberto Pepe, Berardo D’Antonio, Romolo Di Giovannantonio,  è stata svelata una stele in memoria degli eroi e martiri fucilati a Teramo dalle truppe tedesche il 13 giugno del 1944: Aldo Quarchioni, Antonio Cipro, Carlo Durante, Bruno Chiavone, Mauro D’Intino, Amedeo Parabella, Antonio Di Berardo, Luigi Marcozzi.
E’ giunto il tempo che le cittadine e i cittadini  chiedano alle istituzioni teramane perché  le donne della Resistenza non sono state  mai considerate  nelle celebrazioni della nostra città e perché la narrazione continui ad essere  esclusivamente al maschile nonostante, a livello nazionale e locale, molte partigiane protagoniste della Resistenza abbiano condiviso e rese pubbliche le loro memorie, nonostante l’imponente lavoro delle storiche.

Il Comune, La Provincia e L’Anpi di Teramo potrebbero obbiettare che la commemorazione è dedicata a coloro che sono morti durante il conflitto, uccisi dai nazifascisti. Forse a Teramo non ci sono state donne martiri, ma è noto il ruolo che hanno svolto le staffette e le partigiane combattenti nell’importantissima azione di sostegno e collaborazione con il movimento di liberazione locale. Forse anche a loro dovrebbe essere dedicato un ricordo tangibile. Il Centro di cultura delle donne Hannah Arendt,   ancora in attesa fiduciosa di risposte concrete e coerenti,  il 25   Aprile 2021, nel corso della celebrazione del 76°  anniversario della Liberazione, alle ore 10:45, in Piazza Orsini,  consegnò, tramite la sua presidente Guendalina Di Sabatino, con la partecipazione di Giuliana Valente (partigiana bambina, già dirigente del Partito Comunista Italiano e Vice Presidente della Giunta Regionale d’Abruzzo),  al sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto e all’allora assessora alle P.O. Ilaria De Sanctis, la proposta  di intitolare cinque vie della città  a cinque donne che parteciparono alla Resistenza, contribuendo alla nascita della Repubblica, tra queste le teramane Giovanna Di Filippo Mobili e Margherita Ammazzalorso, mentre  per lo scenario politico nazionale delle Resistenti indicava  Nilde Iotti,  Tina Anselmi e Lina Merlin.

Con l’occasione, brevemente, si ricordano in particolare la figura delle partigiane teramane Giovanna Di Filippo e Margherita Ammazzalorso.

Giovanna Di Filippo, partigiana gappista fece della sua casa in via Nicola Palma il punto di riferimento dei partigiani di Teramo. Qui venivano nascoste le armi che i fascisti cercheranno durante le loro incursioni e che lei, all’occorrenza, trasportava, incurante del rischio. Qui, segretamente si riunivano per organizzare le azioni della Resistenza a Bosco Martese i figli Glauco e Manfredo, (a cui sarà intitolata la sezione teramana dell'Anpi), insieme a Giorgio Valente (che poi sposerà Livia, figlia di Giovanna), l'Avvocato Vincenzo Massignani (organizzatore a Teramo del Gruppo di azione patriottica), il valoroso Ercole Vincenzo Orsini, l'eroico dottor Mario Capuani e altri antifascisti, per preparare le azioni della resistenza a Bosco Martese.

Giovanna affrontò coraggiosamente le perquisizioni fasciste che violavano spesso la sua casa e, dopo il '43, salvò dal carcere fascista il figlio Manfredo condannato per aver rubato la macchina del prefetto, con la quale avrebbe voluto raggiungere i partigiani che combattevano sulla linea Gustav. Il suo coraggio di combattente spicca ancora quando, con altre donne, dette degna sepoltura a un giovane oppositore politico, fuggito dal carcere di Sant'Agostino e ucciso dagli inseguitori tedeschi. Neanche il parroco di Sant'Antonio, per paura di ritorsioni, aveva avuto pietà di quel povero corpo insanguinato, rimasto abbandonato per giorni sulla strada, sotto gli occhi terrorizzati di tutti. 

Margherita Ammazzalorso, staffetta porta-ordini dei fratelli partigiani Armando e Aldo, gestiva tra Vico del Carro e l’attuale via Irelli un negozio di generi alimentari. Negli ultimi giorni dell’occupazione tedesca distribuì olio gratuitamente al popolo del quartiere San Giuseppe-Carmine, piuttosto che consegnarlo alle truppe naziste.  Margherita Ammazzalorso, sposata con Mimì Focosi, fu, con la complicità del dialetto, Margherita la Focosa. Il suo ricordo più vivido nella popolazione teramana è quello di una ragazza dai capelli rossi che con un fazzoletto rosso al collo  entrò a cavallo in città, in una Teramo finalmente liberata, sfilando a fianco dei partigiani uomini. 

Il Centro di cultura delle donne Hannah Arendt chiede al Comune di Teramo che ha dedicato una via a Nilde Iotti (una a Maria Federici e un’altra alle Madri Costituenti) nella frazione di San Nicolò a Tordino il 4 marzo 2023, di  intitolare, come da impegni assunti e come è giusto che sia, una via nella città capoluogo alla staffetta partigiana dei Gruppi di difesa della donna a Reggio Emilia, tra le 21 Donne Costituenti, nonché prima donna Presidente della Camera. E di non dimenticare, nella intitolazione Tina Anselmi, staffetta della brigata Cesare Battisti e poi al Comando regionale veneto del Corpo volontari della libertà. Prima donna a ricoprire la carica di ministra della Repubblica. A lei si deve la legge istitutiva del Servizio sanitario Nazionale; Lina Merlin,  nelle liste dei "sovversivi" a Padova, dopo aver scontato cinque anni di confino in Sardegna entra nelle file della Resistenza a Milano dove organizza con altre antifasciste i "Gruppi di difesa della Donna". Prima donna eletta nel Senato della Repubblica, il suo nome è legato alla legge che abolì la prostituzione legalizzata in Italia.

Onorare la memoria delle partigiane vuol dire onorare la Memoria e la Storia della Resistenza.

“Le donne furono la Resistenza dei resistenti”, disse Ferruccio Parri, poiché senza loro sarebbe venuta meno l'organizzazione clandestina e senza le 'staffette' la sopravvivenza dei partigiani sarebbe stata più difficile.  Furono loro a portare messaggi, medicine, cibo, giornali, armi, esplosivi, spesso a rischio della vita.


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