Siracusa/ Violenze domestiche - Un modo innovativo di aiutare le vittime: la medicina smette di voltarsi dall’altra parte e si allea con il Centro Le Nereidi
Raffaella Mauceri Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2005
“La riduzione della violenza domestica nonché il superamento di determinate, oggettive difficoltà vissute dalla donna, è il perno e la finalità del protocollo; e per la prima volta assistiamo alla stipula di un protocollo d’intesa da parte di un’associazione di medici su un argomento squisitamente sociale: medici pronti a formarsi per poter offrire un supporto più che mai valido a chi, intimorito per la condizione frustrante in cui versa, potrà contare di trovare nel proprio medico di famiglia un riferimento completo e preparato a tale tipo di evenienza”.
Con queste parole il dottor Sergio Claudio, presidente provinciale della Simg (Società Italiana di Medicina Generale) ha spiegato alla stampa il senso di questo protocollo che costituisce una novità non soltanto per Siracusa ma nel Paese intero.
Da oggi, dunque, molti medici di base esporranno nei propri ambulatori un bellissimo e artistico manifesto (firmato dall’artista Silvana Boscarino) che invita le pazienti a fidarsi del proprio medico di famiglia e confidargli gli eventuali problemi di maltrattamento e abuso su di sé e/o sui propri figli. Il medico le farà una prima accoglienza, le darà i primi preziosi consigli e un depliant illustrativo del Centro affidandola poi alle cure delle Nereidi. Il ‘traghetto’, insomma, sarà amorevole e consapevole sulla scorta dei briefing che presto i medici frequenteranno.
Con un affettuoso saluto ha aperto la conferenza-stampa il dottor Antonio Gibilisco, primario del reparto materno infantile dell’Asl 8 dove il Centro Le Nereidi opera già da quasi tre anni. Gibilisco che con occhio attento e premuroso ha seguito ‘in presa diretta’ la crescita del Centro Le Nereidi, ha voluto rendere noto il suo personale apprezzamento per la qualità del lavoro svolto dalle Nereidi, il notevole volume d’utenza (più di 250 donne accolte con i loro figli minori), la competenza e la serietà con cui le operatrici assolvono questo servizio sociale volontario, nonché i suoi auguri perché il protocollo produca traguardi sempre più significativi e prestigiosi.
Da sempre i centri antiviolenza conoscono molto bene la contiguità fra violenza e malattia, fra maltrattamento e negazione del diritto all’integrità fisica, al benessere e alla salute, e da sempre dunque hanno lavorato per sensibilizzare tutti gli operatori della salute pubblica sul problema della violenza domestica. Una delle voci più pesanti nell’elenco dei costi sociali della violenza, infatti, è proprio quella sanitaria.
Questo protocollo, insomma, è destinato a siglare la medesima sinergia che Le Nereidi praticano già quotidianamente con le forze dell’ordine e gli operatori della sanità. La volontà di collaborazione dei medici di famiglia va dunque letta come un segnale innovativo rispetto al modo di porsi ad una paziente che dice di subire violenza: non più il medico che cura i danni fisici evitando accuratamente di prendere un’iniziativa quale che sia per paura di intromettersi nei rapporti coniugali. Bensì un medico di famiglia che vive pienamente i problemi sociali del suo tempo, che ha maturato una coscienza civile più sofisticata e non ha più nessuna intenzione di ‘farsi i fatti propri’ secondo quello stile omertoso così comodo e così crudele che ha regnato incontrastato fin qui. “E’ ovvio che la legge e la deontologia impongono già un intervento attivo del medico che si trovi a constatare una violenza – dice il dott. Claudio - ma il protocollo va ben oltre: occorre conquistare ed acquisire la fiducia di chi ha subito violenza ma non vuol denunciarla oppure ha subito una forma di violenza non visibile e non obbiettivabile: la violenza psicologica”.
Sul depliant, infatti, leggiamo: ‘Non sei sola, il tuo medico ti può aiutare. Fidati’.
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