Iori Catia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2007
Mi sono sempre chiesta amiche care che fine abbiano fatto nel corso dei secoli le vite di donne eccellenti, autentici talenti sepolti da una coltre di oblio e di assoluta noncuranza. Rispolverando qua e là alcune fonti antiche, e in epoca di rinnovati coinvolgimenti politici, non posso dimenticare la vita di Aspasia di Mileto, figura di studiosa e di donna politica dell’antichità per molti versi ancora inafferrabile e poco studiata. Esistono testimonianze tutte rigorosamente al maschile che difficilmente trovano spazio nei libri di testo delle scuole superiori e a maggior ragione nei compendi universitari. Solo l’interesse peculiare di alcune studiose di buon livello riesce a far emergere profili inediti e preziosi di filosofe, poetesse, cultrici di arti superiori. Il pensiero femminile insomma comincia ad essere obnubilato quando le si esclude dalla vita pubblica, privandole dei loro diritti patrimoniali e legali e da una qualsivoglia opportunità di sviluppo intellettuale. Il resto l’ha fatto naturalmente la storia. Ricorrente il fatto che siano da subito, quasi a riceverne una simbolica investitura, amanti straniere del potente dell’epoca (appunto Pericle) e che solo in seguito, sganciatasi di una sudditanza psicologica ed economica Aspasia riesca ad esprimere un’enorme capacità di creatività e di ideazione. E’ lei stessa ad insegnare ai politici di allora l’enorme potere della parola, la sua capacità di creare un grande affresco mitico sullo sviluppo della potenza ateniese, il legame che essa dichiara con gli antichi poeti di allora, in una prospettiva per cui l’antico legame della parola con la divinità serve ormai a guidare uno stato e ad esercitare non più un potere sacrale ma pubblico e civico. Eppure bisognerà aspettare fino al Medioevo perché ci giunga una voce femminile che faccia riferimento all’insegnamento di Aspasia; si tratta di Eloisa che nella sua corrispondenza con Pietro Abelardo dopo la tumultuosa fine del loro rapporto cita la filosofa come fonte dell’idea del perfezionamento degli ideali politici e civili, cui Abelardo mostra di voler venir meno dopo il brusco troncamento della loro relazione. Il nome di Aspasia tocca dunque alcuni punti nevralgici della riflessione sulle donne e l’antichità, e mostra il grande lavoro critico ancora da svolgere negli studi classici su questi temi.
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