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A Scampia nasce l’Officina delle Culture dedicato a Gelsomina Verde

A Scampia nasce l’Officina delle Culture dedicato a Gelsomina Verde

Inaugurato a Scampia un centro polifunzionale dedicato a Gelsomina Verde. Sottratto alla camorra ospiterà una comunità per minori a rischio e detenuti

Domenica, 12/07/2015 -
Un ex istituto scolastico a Scampia, che nelle mani della camorra era diventato un deposito di armi e in seguito un posto in cui i tossicodipendenti andavano a farsi di eroina, oggi è diventato un centro polifunzionale e un luogo di cultura. L’Officina delle Culture è dedicato a Gelsomina Verde, che fu torturata, bruciata e uccisa con un colpo di pistola alla testa, colpevole di avere avuto per ex fidanzato un camorrista degli scissionisti.



Ciro Corona presidente di Resistenza Anticamorra, insieme alla determinazione di più di 700 volontari provenienti da tutt’Italia con i campi estivi di Libera, e all’impegno di 15 associazioni, ha trasformato quel luogo, “1000 mq di struttura, con due anni di bonifica e pulizia, 45 bidoni di siringhe portati via dalle aule, sangue, vomito, escrementi”, in un luogo di rinascita sociale e in un presidio antimafia.



E’ stato possibile realizzare la bonifica dell’edificio senza contributi pubblici, ma utilizzando solo sponsorizzazioni private e i proventi e gli utili della vendemmia del bene confiscato di Chiaiano in affidamento a Resistenza Anticamorra. I laboratori sono composti da una scuola di musica con sala di incisione, una scuola di teatro e auditorium aperto al territorio, una comunità alloggio per minori e una mostra di foto e quadri.

“Sette detenuti in misure alternative al carcere svolgono quotidianamente un lavoro di volontariato all'interno dell'Officina per costruire insieme progetti di inserimento lavorativo. Per uno di loro ci sarà un contratto di socio lavoratore, che insieme ai soci storici deciderà il futuro e le sorti dell'Officina”. I progetti vanno avanti perché, dice Corona “se questo sogno continua, accanto ai laboratori, negli altri mille metri da ristrutturare, nascerà un ristorante-pizzeria sociale, dove i ragazzi delle comunità possano imparare il mestiere e scegliere se cambiare vita, perché il problema di questo quartiere non è sbagliare, ma è avere la possibilità di scegliere”.



Gelsomina Verde fu torturata e uccisa a 22 anni nella prima faida di Scampia. Finita per amore nella terrificante lotta fra clan. Centoquattordicesima vittima della camorra. La sua unica colpa era quella di essere l’ex fidanzata di uno degli scissionisti. Dopo essere stata torturata e seviziata per ore, fu uccisa con un colpo di pistola in testa. Fu poi bruciata probabilmente per nascondere all’opinione pubblica il corpo massacrato dalle torture. Gelsomina Verde era una ragazza normale con una vita normale, estranea al clan e alle sue logiche. Lavorava come operaia in una fabbrica di pelletteria ed era solo stata legata un breve periodo con uno del clan dei cosiddetti scissionisti.



Il 4 aprile 2006 Ugo De Lucia, ritenuto l’esecutore materiale (considerato uno dei più efferati sicari del clan Di Lauro) viene condannato all'ergastolo. Pietro Esposito, collaboratore di giustizia, a 7 anni e 4 mesi (ridotti a 6 in appello). Il 12 dicembre 2008 è stato condannano all'ergastolo anche Cosimo Di Lauro, accusato di essere il mandante dell'omicidio, e lo stesso Di Lauro risarcisce con 300.000 euro la famiglia di Gelsomina. Nel dicembre del 2010, Cosimo Di Lauro è stato assolto dall’accusa di essere il mandante dell’omicidio.

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