Omaggio a 'Elica Balla, l’arte in tempo di guerra'
E' visitabile fino al 16 maggio la mostra dedicata alla figlia minore del pittore Giacomo Balla che racconta la Roma occupata dai nazisti
Martedi, 23/04/2019 - Elica Balla, l’arte in tempo di guerra, la mostra realizzata a cura di Bianca Cimiotta Lami e Simone Aleandri e visitabile fino al 16 maggio a Roma (casa della Memoria). "racconta la vita familiare e l’attività artistica di casa Balla attraverso i dipinti, le testimonianze e gli scritti di Elica, la minore delle due figlie di Giacomo Balla e si muove lungo un binario storico che sfiora significativi episodi della Seconda Guerra Mondiale rendendone testimonianza sia con la documentazione letteraria sia con alcune opere di Elica e di Luce Balla".
L’iniziativa, a cura della FIAP Federazione Italiana Associazioni Partigiane, è promossa da Roma Capitale - Assessorato alla Crescita culturale - Dipartimento Attività Culturali in collaborazione con Zètema Progetto Cultura e Aleandri Arte Moderna.
Elica (1914 – 1993) è stata l’autrice del prezioso libro biografico Con Balla, pubblicato in tre volumi da Multhipla Edizioni tra il 1984 e il 1986. Da questo diario del quotidiano sono tratti i brani che accompagnano l’interessante e corposo nucleo iconografico di dipinti e di disegni a pastello relativi agli anni della guerra, oltre ad alcune opere dedicate alla ricostruzione post bellica.
Nelle sue memorie Elica narra episodi legati al tempo dell'occupazione nazista di Roma, come quello del 23 marzo 1944, quando la giovane artista si trova a pochi isolati di distanza da via Rasella dove esplode la bomba che colpisce il convoglio delle forze di occupazione tedesche. Elica racconta che mentre stava dipingendo “il ritratto a due signorine, figlie del signor De Paolis… si sentivano continuamente colpi e cannonate, era così tutti i giorni, ma quel giorno… rimasi un po' sorpresa vedendo che anche la ragazza era spaventata; di lì a poco si sparse la notizia che avevano lanciato una bomba contro i tedeschi che adesso, furiosi, prendevano gli ostaggi per fucilarli…”. Sono in mostra i due ritratti, terminati nei mesi successivi.
Elica racconta di strade deserte, rastrellamenti, linee telefoniche intasate, spari, caos, paura, “gli aeroplani volavano sulla città nera…, c’era il coprifuoco alle cinque del pomeriggio, c’era la fame e il freddo…, gli allarmi che non si riuscivano più a contare…“, ma anche di episodi che la coinvolgono personalmente, come quello del suo arresto, al Parco di Vejo nei pressi di Grottarossa, dove insieme al padre e alla sorella sono scambiati per spie mentre dipingono all’aperto. Solo l'intervento dell'Accademia Nazionale di San Luca garantì per gli artisti, scongiurando il peggio.
Dalle opere e testimonianze di Elica Balla si ha l'impressione che la bella e talentuosa figlia del maestro futurista avesse una sensibilità e un approccio alla vita limpidi e aerei, simili al soggetto che più di ogni altro amava dipingere, il cielo.
Questi tratti caratteriali hanno spinto la ragazza in quel terribile 1944 a registrare, accanto alle crude e inevitabili testimonianze di atrocità, anche lo spirito ironico e sdrammatizzante con cui il popolo romano riusciva a scherzare anche sugli eventi bellici.
Elica riporta infatti nei suoi diari anche barzellette, giochi di parole, nomignoli e filastrocche che lasciano stupiti: “... sopra un muro del Ministero dell'Educazione, usavano scrivere contro il regime fascista, e sotto una di quelle scritte qualcuno aggiunse: Vigliacchi perché non scrivete di giorno? E di rimando aggiunsero: Scriviamo di notte per non essere visti perché di giorno siamo tutti fascisti!”.
Le opere in mostra sono accompagnate da memorie, testimonianze e pagine del diario, trascritte su appositi supporti.
Non si può parlare di Elica senza parlare di casa Balla e del variopinto ambiente che la casa-studio del grande futurista rappresentava.
Negli anni della guerra le due figlie pur non rinunciando alla pittura all'aperto si dedicano a un costante ed intimo lavoro di reciproci ritratti ed autoritratti.
A queste opere è dedicato uno spazio speciale: l’esposizione è arricchita dallo scrittoio e dalla sediolina usati dalle due sorelle, realizzati con cassette della frutta assemblate e dipinte a macchie di leopardo, secondo il gusto coloniale dell'epoca.
Inoltre è esposto un quadro misterioso nel cui retro, esempio dei noti quadri dipinti al verso, emerge una pittura coperta da uno strato di vernice rossa su cui Elica inscrisse firma e datazione dell'opera dipinta sul lato opposto. Il misterioso quadro, raffigurante un uomo mentre scrive a macchina con un curioso gioco di sovrapposizione delle dita, è stato parzialmente svelato in sede di restauro ed è visibile su entrambi i lati grazie ad una struttura apposita. L'opera, non ancora studiata dagli specialisti del settore, allo stato attuale delle conoscenze è di incerta attribuzione, considerando che la casa studio di Balla era frequentata e visitata da una moltitudine di artisti.
Questa vicenda ha motivato i curatori della mostra ad illustrare, attraverso immagini e relative spiegazioni, il lavoro scientifico che ha permesso la scoperta dell'inaspettato quadro e la rimozione della pellicola pittorica che ne celava l'esistenza e ora ne restituisce, attraverso un attento lavoro di pulitura, la visibilità.
ELICA BALLA, L’ARTE IN TEMPO DI GUERRA
Dipinti, testimonianze e diari di Casa Balla
a cura di Bianca Cimiotta Lami e Simone Aleandri
18 aprile - 16 maggio 2019
Casa della Memoria e della Storia
Via San Francesco di Sales, 5 – 00165
INGRESSO LIBERO;
lun-ven ore 9.30/20 060608 – 06.6876543
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