Intervista con le Portastaffetta nazionali - Fabiola Pala e Enza Miceli, Portastaffetta dalla Puglia al Lazio
Colanicchia Ingrid Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2009
Fabiola Pala, 40 anni. Componente del coordinamento nazionale, Portastaffetta nazionale e per il Lazio. Nell’Udi con la campagna “50E50 …ovunque si decide”.
Enza Miceli, 40 anni. Nell'Udi dal 2005, responsabile del gruppo Udi Macare Salento, componente del coordinamento nazionale, Portastaffetta nazionale e per la Puglia
Sono passati quattro mesi dall’inizio della Staffetta. Le vostre aspettative sono state soddisfatte?
Fabiola. Sono trascorsi velocemente nonostante l’impegno e la volontà di organizzare e gestire un progetto così importante che ti mette ogni giorno a confronto con le altre donne, con la società e con te stessa. Quando Pina Nuzzo ci ha proposto la Staffetta, in me è scattato da subito il desiderio di partecipare: era la sfida a non tirarsi indietro per guardare in faccia il mondo e capire come lo si può cambiare, a partire dalla vita quotidiana, a partire da noi. Da principio le aspettative hanno riguardato la responsabilità verso me stessa e verso le altre. Responsabilità nel garantire non solo la mia presenza alla sede nazionale ma anche di impegno ed esposizione per tale incarico. È entusiasmante vedere la forza che sta venendo fuori dalle donne che hanno voluto fare la Staffetta. Una forza che nasce dalla voglia di misurarsi con la propria creatività e le proprie potenzialità spesso sconosciute. È la forza delle donne di smettere di avere paura.
Enza. Quattro mesi!? Così tanti? Quando in una riunione del coordinamento dell’Udi è stato deciso che Fabiola ed io ci saremmo occupate di questa iniziativa, ho accettato senza indugi. Sapevo che sarebbe stato impegnativo, ma un’esperienza così non mi sarebbe più capitata. Le aspettative sono state soddisfatte e superate. Non immaginavo la mole di lavoro che comporta organizzare un’iniziativa lunga un anno: per farlo al meglio bisogna sicuramente avere le idee chiare.
Grazie al ruolo da voi ricoperto in questa Staffetta siete entrate in contatto con molte donne e diverse realtà. Che impressioni ne avete tratto?
Fabiola. C’è sempre molto da fare: le donne ci inviano adesioni, volantini, comunicati, pensieri, foto. Molte di queste donne ho avuto modo di conoscerle. Molte altre ancora non riesco ad associarle ad un volto ma le riconosco subito al telefono. E così ho deciso di riempire di foto una bacheca che abbiamo in sede. Che sorpresa la foto di Marsia Modola, Portastaffetta della Calabria, dai folti capelli rossi! Questa iniziativa ti mette faccia a faccia con le donne, i loro problemi e speranze ma anche le prudenze e ritrosie, le ostilità e i rifiuti. Le adesioni che continuano ad arrivare da tutta Italia sono la testimonianza di un grande fervore ma non è facile confrontarsi quotidianamente con le donne e invogliarle ad esporsi e prendere parola. Noi siamo più della metà del cielo. Dobbiamo averne consapevolezza e assumercene la responsabilità: per cambiare e migliorare le regole del vivere civile.
Enza. Abbiamo soprattutto verificato nella pratica che l’universo delle donne è veramente molteplice: cosa bella, affascinante e faticosa. Perché ogni volta bisogna avere la capacità di individuare, intrecciare e gestire rapporti con donne che non hanno la nostra stessa pratica politica, che molto spesso non hanno esperienza di organizzazione. Occorre pazienza, accoglienza, capacità di mediazione e nello stesso tempo bisogna tenere ferma la bussola Udi, sull’autonomia e l’autofinanziamento.
Quali iniziative ritenete debbano essere prese per tentare di arginare la violenza sessuata?
Fabiola. “50E50 …ovunque si decide”. Inasprimento e certezza delle pene. Pensiero e azione politica compatta delle donne. Attività culturale e di insegnamento al rispetto del corpo delle donne, rivolta a tutti a prescindere dall’età e dall’ambiente di provenienza.
Enza. Le iniziative cambiano a seconda del soggetto che le deve porre in essere. Ci sono compiti che sono dello Stato che deve garantire la sicurezza di tutti i cittadini. Quando - dopo l’ennesimo episodio di femminicidio - sentiamo parlare di sicurezza e di ronde anti-stupro, ci rendiamo sempre più conto che c’è una grande ignoranza delle reali radici delle violenze, che il bisogno, soprattutto maschile, di allontanare da se stessi un serio interrogarsi sulla violenza, porta gli uomini (non solo, ma soprattutto) a dare risposte aggressive, a loro volta violente, e in fin dei conti inutili, perché sono una goccia, inquinata e ipocrita, nel mare delle cose che andrebbero fatte. Infine, non manca occasione, visto che in Italia siamo sempre in campagna elettorale, che ognuno cerchi di portare acqua al proprio mulino. E tutto questo è squallido, misero. E ancora, è assurdo che si taglino i fondi alle Procure, alle Forze di Polizia e ai servizi sociali che, se seriamente aiutati e gestiti, potrebbero dare un contributo fondamentale.
Quindi da una parte i compiti che lo Stato non può delegare. Altro può essere fatto dal volontariato e dall’associazionismo. Un’associazione politica come l’Udi ha il compito soprattutto di rafforzare le donne nella propria autostima, nel loro percorso di libertà, perché il vero dramma di tutta questa vicenda della violenza è che verrà utilizzata ancora una volta per dire che le donne sono il sesso debole, che vanno aiutate, tutelate e “preservate”.
A che punto siamo
La Staffetta di donne contro la violenza, partita nel novembre scorso, è l’ultimo atto, in ordine di tempo, di una campagna, Stop al femminicidio, che vede l’Udi impegnata da anni. L’anfora, giunta il 28 febbraio a Roma nelle mani dell’Udi nazionale, rimarrà nel Lazio fino alla fine del mese (28 marzo) prima di passare in Abruzzo. Per saperne di più consultate il sito www.udinazionale.org.
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