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A quando le ‘mani in pasta’?

A quando le ‘mani in pasta’?

Il nuovo Parlamento, un passo avanti / 1 - Il patriarcato che non muore, la politica maschilista e le responsabilità delle donne. Scenari dopo le elezioni

Giancarla Codrignani Martedi, 02/04/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2013

Carissime donne, viviamo in un mondo ben strano: lasciando perdere lo "tsunami" elettorale (ma anche tenendone conto), nella crisi politica avremo di sicuro qualche responsabilità anche noi; ma, come si dice (e si vede), il genere che ha avuto, ha (e avrà?) le mani in pasta non è il nostro. Urge, però capire se dovremo sopravvivere.

Alcune giovani meritevolmente orientate a fare politica si sono sentite in colpa tale e quale noi quando ci sembra di non aver fatto abbastanza con i figli, il marito, i soldi, l'alzheimer del nonno, le lasagne in forno. Non "hanno fatto abbastanza per il loro" partito! Le bisnonne andavano a Roma a chiedere gli asili per i bambini: va bene che i governi erano democristiani e quindi "il partito" era d'accordo, ma oggi, nonostante l'eccellenza delle scuole dell'infanzia nei comuni ad amministrazione progressista, diventa opaco l'interesse dei bimbi e delle bimbe e la legge di stabilità rende instabili i servizi.

Avete visto questo ottomarzo? Indubbiamente "resistenziale". Comunque avessero votato e comunque vedessero grigio attorno (da me, a Bologna, pioveva...) volevano sentirsi bene. Il Ministero dei Ceni Culturali, nel programma di riduzione delle spese, quest'anno ha tagliato i finanziamenti. Di che cosa? ma dell'ottomarzo, ovviamente. L'Archivio di Stato, che non aveva mai "celebrato", per reazione ha progettato un'incontro bellissimo, per rievocare il medioevo locale, quando il Comune - con il (troppo poco) famoso Liber Paradisus - emancipò i servi, pagando i padroni per avere dei cives che dessero sviluppo al mercato della seta (di cui allora Bologna deteneva il monopolio europeo) e pagassero le tasse. Chi stava ai telai, come lavoranti a domicilio se non le donne? La continuità senza rumore e senza diritti del perenne "intraprendere" delle donne che non hanno mai fatto soltanto i bambini....

Noi, oggi, dopo Paestum, che politica pretendiamo dai governi, da Pd o da Beppe Grillo, che maschilista era e tale rimane? Le lettrici che hanno votato M5S erano cittadini neutri o cittadine titolari di pari e specifici diritti?

Ho, non da oggi, il sospetto che la cosiddetta morte del patriarcato fosse apparente e che il costume millenario non cede solo perché qualche femminista teorica lo ha ridimensionato. Stiamo cedendo terreno: nemmeno in Inghilterra si usa più il simbolismo linguistico del dire "lui/lei", "gli/le". L'ottomarzo ha visto presentazioni di libri tradizionali animati da rappresentanti accademici dell'altro genere. Nessun gruppo, nemmeno SNOQ ha creato movimento per nominare una donna alla Presidenza della Repubblica (solo perché la Bonino, la più preparata, "non passa" con i partiti?). La Convenzione di Istambul non so se è conosciuta in Parlamento e intanto l'amore continua a uccidere. Un tempo nei documenti internazionali le "pari opportunità" riguardavano le sfasature uomo/donna; oggi si riferiscono agli stranieri.

Questo 2013 è l'anno della cittadinanza europea, l'anno prossimo rinnoveremo il Parlamento dell'Unione e qualcuno vorrebbe suicidarci con l'euro. Allarma sapere dalle fonti ufficiali che soltanto il 43% conosce il significato dell'espressione "cittadino dell'Unione europea" e quasi la metà (48%) ritiene di non essere ben informata sui propri diritti. Nelle norme domina quel neutro sempre ambiguo e sempre resistente del "maschile che comprende" le donne. Infatti i diritti riconosciuti sono sempre il diritto di votare e candidarsi, la tutela consolare, la facoltà di presentare petizioni... Come donne ci interessano le istituzioni e i diritti oppure votiamo per passioni senza genere? Se fosse così, nessuna meraviglia che, quando una di noi entra nella meccanica della rappresentatività, la costrizione delle regole la adegui...











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