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A qualcun* piace Queer!

A qualcun* piace Queer!

Focus 3/Liber* di scegliere - Il primo Archivio delle culture queer in Italia, creato una giovane curatrice d’arte che vive a Londra.

Silvia Vaccaro Domenica, 01/02/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2015

 Operare un cambiamento culturale per la rottura dell’etero-normatività, intesa come la naturalizzazione dell'eterosessualità quale normale espressione delle relazioni sessuali significa intervenire su più fronti: dall’educazione nelle scuole e nelle Università alla produzione letteraria e artistica, fino alla creazione di reti e progetti transnazionali. Un’evoluzione che nasce dal desiderio di diverse soggettività di raccontarsi, esprimersi, partendo da sé. Se negli anni ’70, generazioni di militanti hanno fatto guerra al patriarcato e alle sue rappresentazioni insistendo sull’autodeterminazione delle donne quali soggetti della differenza, parte della comunità LGBTQIA, a partire dalla diffusione delle teorie queer nei primi anni ’90 in ambito accademico e, ovviamente, inserendosi all’interno della riflessione femminista, ha lavorato per scardinare l’etero-normatività. Fuori e dentro le università, gli spazi occupati, le associazioni, i luoghi femministi, sorgono gruppi che, unendo teoria e pratica, organizzano eventi e seminari, proponendo un nuovo modo di vivere le relazioni e la vita stessa, incuranti della norma sociale che li etichetta come diversi o anomali solo perché non-conformi. Collettività che spesso scelgono l’arte come territorio privilegiato di azione, dove mescolare glitter, piume, barbe, cravatte su corpi maschili e femminili, indistintamente, ma sempre con il nobile scopo di sovvertire. Del resto, che una delle più grandi femministe italiane, Carla Lonzi, fosse una critica d’arte non sarà stato un caso. Spesso - o potremmo dire sempre - l’arte anticipa ciò che verrà, dissolve il già dato, sputa sull’esistente, rovescia il tavolo, ri-crea, usando un linguaggio che avvicina, creando un contatto viscerale tra artista e pubblico, talvolta persino violento, ma sicuramente pervasivo. Del felice rapporto, nel caso del queer, tra militanza e arte, motore e veicolo della sperimentazione e mezzo per avvicinare a questa pratica un pubblico sempre più vasto, ci parla Giulia Casalini, modenese, classe '88, curatrice d'arte contemporanea, attivista queer e femminista militante. A Londra dal 2011 per proseguire gli studi presso la Goldsmiths University, si avvicina alle teorie queer e al pensiero femminista, in particolare a quello dell’Autonomia italiana degli anni ’70, durante la ricerca di tesi. Un momento di approfondimento teorico che cambia la sua prospettiva radicalmente.



Quando inizia la passione per questo tipo di sperimentazione? Facevi parte di collettivi? Dalla politica all'arte performativa o al contrario dall'arte all'attivismo?

Pur non avendo mai fatto parte di collettivi o partiti politici, ho comunque sempre avuto una “politica” personale autonoma. Una volta arrivata a Londra, durante il Master ho ricevuto però gli strumenti teorici appropriati per articolare i miei interessi, iniziati dalle problematiche omosessuali, e poi diretti verso le teorie di genere, il pensiero queer e il femminismo. Mi accorsi di essere diventata femminista una volta tornata in Italia per le vacanze. Il mio sguardo verso la realtà nella quale ero cresciuta era cambiato: la TV, le pubblicità, i discorsi che sentivo per strada, la cultura visiva e le tradizioni sociali rivelavano la natura discriminatoria, sessista e ineguale verso le donne, e verso le sessualità o gli stili di vita più eccentrici rispetto a quelli tradizionali. Pochi mesi dopo, nel marzo 2012 ho fondato, insieme a Diana Georgiou, ricercatrice alla Goldsmiths l’organizzazione femminista queer CUNTemporary. Un'operazione di visibilità di pratiche artistiche e teoriche queer e femministe a Londra che dimostra, nonostante la tendenza dominante, mediatica e istituzionale, di eclissare questo tipo di discorso, quanto esse abbiano invece un significativo impatto politico, culturale e sociale. CUNTemporary ha iniziato le proprie attività segnalando eventi, mostre e open call, su social media e newsletter a cadenza giornaliera e mensile. L’organizzazione inoltre sviluppa eventi e programmi artistici assieme a un team internazionale di collaboratori esperti in varie discipline. Nel giro di pochi anni, abbiamo assistito a un’esponenziale crescita di collaborazioni e una sempre più visibile rivendicazione della parola “femminismo” in contesto artistico, oltre ad una forte crescita di pubblico interessato.



Perché hai deciso fondare anche un archivio? Come lo gestisci da Londra? Hai contatti con realtà italiane?

Archivio Queer Italia (AQI) è nato da un invito a partecipare come gruppo curatoriale alla fiera d’arte di Verona nell’Ottobre 2013. Mi sono chiesta “C’è queer in Italia? Se sì, dove? Che forme prende? Che significato ha in ambito italiano una parola che proviene dall’ambito anglosassone?”. Ho lanciato una open call nazionale e internazionale, cercando di includere anche la diaspora italiana e coloro che - pur non essendo italiani - hanno vissuto in Italia o sono stati direttamente influenzati dal suo contesto. Le risposte sono state sorprendenti e quello che si è iniziato a costituire è il primo “archivio” italiano di pratiche artistiche, teoriche e attiviste queer. AQI è un progetto in continua trasformazione, che destabilizza e rielabora la logica tradizionale occidentale dell’archivio, conferendogli invece una forma aperta, performativa e in costante aggiornamento. Una parte del team di CUNTemporary si dedica specialmente all’archivio: le editor sono Elena Silvestrini per la parte teorica e Angelica Bollettinari per quella artistica. Nonostante l’appoggio e il sostegno costante di artisti, curatori e accademici con i quali abbiamo lavorato in passato (per ArtVerona nel 2013 e Teoremi performance festival nel 2014), siamo sempre alla ricerca di nuovi collaboratori e alleanze e di un team che operi anche dall’Italia.



Quali sono i tuoi prossimi progetti in Italia e Regno Unito?

Stiamo al momento aggiornando il nuovo sito di AQI, con una ricca selezione artistica e teorica queer e femminista, a cui seguirà una mappatura delle realtà ed organizzazioni in Italia che si occupano di questi stessi argomenti. Continuano inoltre le club e performance art night Deep Trash Italia, che hanno luogo a Londra e con le quali abbiamo avuto modo di conoscere e lavorare con nuove eccellenze artistiche italiane e internazionali. Il prossimo 20 Febbraio 2015 parteciperò con il team di Archivio Queer Italia alla conferenza Il corpo che abito: identità di genere e suoi transiti all’Università di Bologna, organizzata dal gruppo di psicologia e arte contemporanea, e dal 22 al 24 Maggio, saremo al festival Genderotica di Roma organizzato da Eyes Wild Drag (gruppo Queer Gender Drag di Roma e tra i più importanti collettivi nel panorama drag king italiano, ndr). Nel Regno Unito, altri progetti verteranno attorno ai temi della pornografia, sessualità e tecnologie. Nel 2016 ci sarà inoltre la seconda edizione di Teoremi, festival di performance contro le discriminazioni di orientamento sessuale e d’identità di genere, curato da Archivio Queer Italia. Il nostro obiettivo è che AQI diventi in Italia una realtà intorno alla quale individui, organizzazioni, collettivi, artist* e accademic* trovino terreno fertile per discussioni, scambi e nuove produzioni di significati e idee.

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