L'azione di una persona che perde il suo equilibrio può essere scambiata per la longa manus dell'opposizione? È un pensiero corretto o rivela invece una tendenza proiettiva?
Un giovane uomo con dei problemi psichici compie un gesto violento contro il Presidente del Consiglio, e subito il fenomeno genera un’accentuazione di altri fenomeni, che molti cittadini devono subire da anni! Certamente un gesto inopportuno, che non può essere condiviso, e che impone solidarietà umana verso chiunque lo riceva, ma al fatto non si può collegare, ancora una volta e in modo semplicistico il fardello che la maggioranza degli italiani è costretta a tollerare da un potere sempre più intollerante. Come afferma giustamente La Torre - commentando le parole del vice direttore de Il Giornale -, in un’intervista televisiva , è “farneticante” infierire per l’ennesima volta contro le sinistre e contro Di Pietro. In fondo il Presidente dell’IDV ha ricollegato l’intolleranza di Massimo Tartaglia all’intolleranza di un sistema, che acriticamente denigra quotidianamente la Magistratura, i leader dei partiti di opposizione, la stampa, e tutti coloro che tentano di fare luce su episodi che altrimenti potrebbero ulteriormente sconvolgere la vita del nostro Paese, al punto da imporre una maggiore chiarezza. Pur essendo una lotta impari, anche per l’ingenuità di molti, finché esiste una parvenza di fragile democrazia, ogni cittadino ha il diritto-dovere di difendere la propria libertà di pensiero e di parola. L’attacco di un certo tipo di potere e di una parte dei media si caratterizza attraverso uno stile “paranoide” che gridando alla persecuzione, non fa altro che confermare l’aspetto “proiettivo” di tale tendenza, cioè l’attribuzione ad altri di intenzioni e atteggiamenti propri, inconsciamente negati a se stessi. Ad esempio, tutto ciò che è fuori di me e che non è come me, per il semplice fatto di non essere gradito o accettato, diventa cattivo e persecutorio… quindi da eliminare. In un tale delirio non c’è più posto per la normalità e per le relazioni di mutuo scambio, o di sane alleanze, perché tutto è all’insegna della falsa coscienza e di ben altro (facilmente chi si sente vittima è spesso persecutore). In questo senso le parole di Di Pietro trovano una spiegazione, perché l’intolleranza chiama intolleranza, la devianza altra devianza. Può succedere che una persona perda la propria centralità ed equilibrio, ma la sua azione non è certo la longa manus del pensiero altrui! La sua azione resta la sua azione. Avanzando un’ipotesi di eventuale condizionamento è più facile che l’intolleranza della persona si sviluppi da un potere dominante sprezzante di tutti coloro che non lo condividono, piuttosto che da un’ipotetica alleata opposizione. Occorrerebbe riflettere su come mai possano avvenire tali gesti in presenza di tanta sorveglianza.
Stiamo toccando il fondo di una preoccupante rigidità, che porta inevitabilmente verso un sistema autoritario. Occorre iniziare a contarsi chiedendosi quanti ancora, nonostante le umane fragilità, necessitino per qualche oscuro motivo di una maledetta identità in prestito.
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