Imposto all'associazione ProVita di rimuovere un gigantesco cartellone che criminalizzava le donne
Lunedi, 16/04/2018 - La vicenda della rimozione a Roma del mega cartellone dell’associazione ProVita, raffigurante un feto di undici settimane parlante alla madre che poi l’avrebbe partorito, ha innescato una precipua discussione con il fronte di chi ha definito tale manifesto fortemente lesivo della libertà delle donne di scegliere una maternità libera e consapevole. In un periodo storico, connotato a livello mondiale da un costante e continuo attacco ai diritti riproduttivi e sessuali femminili, si è così avuta l’occasione di dibattere di tali temi al di là delle occasioni a carattere scientifico. Sono scese in campo le due fazioni, pro e contro l’interruzione volontaria di gravidanza sancita dalla legge 194, ma si è forzatamente spostata la discussione sulla liceità di esprimere le proprie posizioni ideali sull’argomento.
Si usa dire che i diritti, una volta conquistati, si difendono ed in tutti questi anni strenuo e faticoso è diventato l’impegno a vedersi riconosciuta nella prassi la possibilità dell’aborto volontario rientrante, quale prestazione sanitaria, nei Livelli essenziali d’assistenza. Che ancora oggi si deneghi la liceità di tale scelta in capo alla donna, facendola apparire invece una criminale, così come nel mega cartellone affisso a Roma, è un ulteriore ritorno al tempo in cui non esisteva una legge dello Stato che riconoscesse tale libertà. E’, conseguentemente, fuorviante ritenere leso il diritto di libertà d’espressione degli antiabortisti, perché tale facoltà si ferma davanti alla palese diffamazione della donna che invece sceglie di interrompere legalmente una gravidanza come consentitole dalla 194. Tant’è che il gigantesco manifesto dell’associazione ProVita è stato rimosso perché: “in contrasto con le prescrizioni previste al comma 2 dell’art. 12 bis del Regolamento in materia di Pubbliche affissioni di Roma Capitale, che vieta espressamente esposizioni pubblicitarie dal contenuto lesivo del rispetto di diritti e libertà individuali”.
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