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A proposito del  nuovo Piano Strategico Nazionale sulla Violenza Maschile contro le Donne

A proposito del nuovo Piano Strategico Nazionale sulla Violenza Maschile contro le Donne

Un incontro online predisposto da Donne in Rete contro la violenza ha messo a confronto molte esperte ed attiviste sui rilievi critici avverso il nuovo Piano Strategico Nazionale sulla violenza maschile contro le donne, approntato dalla ministra Roccella.

Lunedi, 14/07/2025 - Lo scorso 11 luglio D.i.Re -Donne in Rete contro la violenza, Associazione nazionale dei Centri antiviolenza- ha organizzato un incontro online per avviare una mobilitazione collettiva contro un Piano Strategico Nazionale sulla Violenza Maschile contro le Donne , predisposto dal Dipartimento alle Pari Opportunità (in acronimo Dpo) della Presidenza del Consiglio dei ministri, presieduto dalla ministra Eugenia Roccella. Durante tale incontro, preceduto da un comunicato di D.i.Re, in cui si rimarcava la totale assenza di coinvolgimento delle esperte dei centri antiviolenza ( in acronimo cav) femministi nella produzione finale del Piano Triennale Antiviolenza e nella Revisione dell’Intesa Stato – Regioni, oltre duecento operatrici dei cav, nonché esponenti di altre associazioni ed attiviste in tema di contrasto alla violenza maschile sulle donne, si sono confrontate su quanto approntato dal Dpo.
Alessandra Campani, in rappresentanza di D.i.Re, ha definito la bozza di PSN, pervenuta via mail il 4 agosto dal Dpo con la richiesta di inoltrargli eventuali osservazioni entro il 9 luglio, “uno sproloquio di 70 pagine che non consente di capire come verrà realizzato, visto che non c’è una griglia tra le azioni previste ed i correlati finanziamenti”. Precedentemente aveva rimarcato come di fronte a tale bozza fosse da specificare che “il sapere e la metodologia dei cav non fosse stata riconosciuta, ponendo sullo stesso piano quelli gestiti da donne ed, ad esempio, quelli pubblici”.
La presidente di D.i.Re, Cristina Carelli, ha invece evidenziato nel prosieguo che l’impressione, discendente dalla disanima della bozza del PSN sulla Violenza Maschile contro le Donne, sia che “il governo voglia neutralizzare il nostro metodo d’approccio al tema del contrasto alla violenza di genere”. Simona Lanzoni, che ha preso la parola a nome della Fondazione Pangea e della rete antiviolenza Reama, sottoscrittrice del precedente comunicato di D.i.Re., ha criticato il metodo del Dpo, perché “prima come esperte potevamo confrontarci con il governo … ora occorre rivedere il modello con cui si è arrivati a tale bozza, visto che ci sono troppe domande che resterebbero inevase, quali quelle su quanti soldi pubblici si destinano alla prevenzione della violenza di genere o quanti ne occorrono in tema di protezione delle correlate vittime”.
Le rappresentanti dei cav intervenute all’incontro hanno tutte evidenziato come la bozza del PSN sulla Violenza Maschile contro le Donne sia completamente svuotata della specifica esperienza di tali realtà, che contrastano quotidianamente questa specifica forma di violenza. Innanzi alla presenza di un attacco durissimo al femminismo, che l’esecutivo Meloni cerca di neutralizzare, occorre invece pretendere che venga riconosciuta ai cav l’idoneità a trattare, giudicare e risolvere le questioni che le vittime della violenza maschile evidenziano, entrando in relazione con loro.
Di fronte a tale presa d’atto, condivisa da vari interventi di operatrici, è stata evidenziata la necessità di una mobilitazione nazionale, che metta in discussione la bozza del PSN ed anche l’Intesa Stato-Regioni. Tale documento ha ampliato la possibilità a diversi enti, locali e privati, di aprire centri antiviolenza e case rifugio, aggirando i requisiti dell’esperienza quinquennale e della metodologia della relazione tra donne tipica dei cav e fornendo grande discrezionalità a chi dovrebbe poi valutare questi requisiti. Ne è derivato il conseguente proliferare di centri antiviolenza a guida di amministrazioni locali o di enti non specializzati, in netto contrasto con quanto previsto all’articolo 22 della Convenzione di Istanbul.
Le rappresentanti del movimento Non una di meno hanno plaudito all’avvio del confronto predisposto da D.i.Re., chiedendole di ritornare a lavorare insieme, per mettere giù un piano antiviolenza alternativo. Un’iscritta all’Unione Donne in Italia, altra associazione femminista sottoscrittrice del comunicato di protesta di D.i.Re., ha condiviso con le altre intervenute al confronto che il metodo alla base della bozza del PSN sottendesse il problema sostanziale di negare il ruolo di esperte a chi da decenni si impegna con la sua pratica quotidiana di contrasto alla violenza maschile sulle donne. Inoltre ha sottolineato l’importanza di una mobilitazione che coinvolga quante più donne possibile, portando a loro conoscenza l’attacco governativo alla libertà delle donne presente in tale PSN, ma anche in altri dispositivi normativi.
Presenti all’incontro online sono state anche due rappresentanti istituzionali del PD, le senatrici Cecilia D’Elia e Valeria Valente, nonché Roberta Mori, Portavoce nazionale delle Democratiche. Quest’ultima ha precisato come nella redazione della bozza del PSN sulla Violenza Maschile contro le Donne “l’assenza di interlocuzione con i cav è un tentativo di marginalizzare la loro esperienza, che fa della relazione tra donne il caposaldo del loro agire”. La sen. D’Elia ha sottolineato il ruolo del Pd nell’apportare emendamenti e modifiche alle normative provenienti dalla maggioranza governativa. La sen. Valente, plaudendo alle modalità dell’incontro, ha invece concordato con le precedenti intervenute che il disegno dell’esecutivo Meloni e della sua maggioranza parlamentare sia di neutralizzare l’approccio femminista alla violenza maschile sulle donne, in piena sintonia con la sue politiche contro le donne. Ha inoltre chiesto di coinvolgere nelle critiche alla bozza del PSN sulla Violenza Maschile contro le Donne la Commissione Bicamerale sul Femminicidio e di trovare “ al di là della nostre divergenze 4/5 punti su cui fare convergere le prossime mobilitazioni”, pur in presenza di diversi femminismi in Italia.
Etelina Carri, componente del direttivo di D.i.Re., ha concluso il confronto approntato da tale associazione, ringraziando le presenti per la specificità della relazione politica messa in campo. Ha preventivato un prossimo incontro agli inizi di settembre “per costruire e rafforzare quella forza che si è sviluppata oggi”. Una forza più che necessaria visto che il metodo utilizzato per la redazione del PSN sulla Violenza Maschile contro le Donne rende evidente il trucco di coinvolgere all’ultimo momento le associazioni femministe di contrasto alla violenza maschile sulle donne ed a tutela dei diritti femminili, per potere dire di avere cercato il confronto quando invece in precedenza e per tempo occorreva costruirne uno proficuo, visto che il precedente PSN era scaduto nel 2023.
Purtroppo la bozza del nuovo PSN sulla Violenza Maschile contro le Donne , che è lo strumento con cui l'Italia concretizza gli impegni presi con la ratifica della Convenzione di Istanbul per proteggere le donne dalla violenza maschile, non ha opportunamente coinvolto chi nella realtà si impegna a prevenire e contrastare tale violenza, come richiede d’altronde la stessa convenzione. Tale metodologia ci dimostra ancora una volta che la lotta alla violenza sulle donne non sia una priorità per questo Governo, connotato invece da un approccio che mira alla punizione e non al ricorso di politiche adeguate, che si fondino sulla comprovata esperienza di chi contrasta effettivamente il fenomeno della violenza di genere nella sua complessità.

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