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A lezione da Mamma Lucia, nel ricordo vivo di Willy Montero Duarte

A lezione da Mamma Lucia, nel ricordo vivo di Willy Montero Duarte

Le sue parole di pace e di invito a riflettere sulla necessità di non rispondere al male con il male. Con l'auspico che la detenzione per gli assassini significhi imparare ad apprezzare la vita e a rispettare il prossimo

Martedi, 18/03/2025 - Il femminile di giornata.cinquanta / A lezione da Mamma Lucia
Lucia Montero Duarte è la mamma di Willy, ucciso a botte, calci, pugni, dai fratelli Bianchi e due dei loro amici “complici” nell’orrore (già in carcere, con pene definitive).
Willy è morto per essersi intromesso, per portare pace, in una rissa fuori da un locale di Colleferro, in cui ha visto un suo amico in difficoltà. Sono passati 4 lunghissimi anni da quel 6 settembre 2020, quando ancora una volta sua madre, in questo 25 marzo, si è trovata ad essere presente alla sentenza del secondo processo d’appello dove Marco Bianchi è stato condannato al carcere a vita e il fratello Gabriele a 28 anni.
La vicenda di Willy Montero Duarte destò da subito moltissima attenzione proprio perché ogni testimonianza e racconto che lo riguardava sin dall’inizio, descriveva la dolcezza, la civiltà di un giovane italiano di origine capoverdiana, il cui sogno era fare lo chef e che già lavorava in un ristorante.
Peraltro le stesse immagini che riempirono i giornali dopo il delitto, col suo sorriso mite e allegro e con quel corpo mingherlino che era stato straziato dalla violenza dei fratelli Bianchi e dei loro amici, erano una conferma di violenza e dello scontro di due modi alternativi di vivere il mondo, da parte di ”ugualmente giovani”, da lasciare senza parole. A Paliano, nel paese dove vive la mamma di Willy, il dolore per la tragedia fu vissuta da tutta la popolazione che non riusciva a darsi ragione di una fine atroce per quel ragazzo pieno di gioia di vivere, di gentilezza e di capacità di avere tanti amici a cui voleva bene e a cui teneva, fino al punto che vedendone uno in difficoltà non esitò ad aiutarlo soccombendo a una violenza feroce, nutrita di cattiveria ed arroganza.
Un atto che ha motivato, per lui, non a caso, La Medaglia d’Oro al valor civile e alla memoria decretata dal Presidente Mattarella. Ed è verso mamma Lucia che da allora è interessante focalizzare l’attenzione, riprendendo le sue parole che ogni giornale ha riportato, partendo proprio dall’ultima dolorosa presenza in tribunale, di qualche giorno fa. Intervistata da più giornali, dopo averla ripresa impassibile ad ascoltare la sentenza dei fratelli Bianchi, ad ogni domanda ha dato risposte di pace e di invito a riflettere, sottolineando, per cominciare, che la condanna più dura dei ragazzi non le ridarà suo figlio, di cui ritornando a casa troverà solo una foto e di cui a stento ricorda la voce. E sottolinea, con un concetto che nei quattro anni trascorsi ha ripetuto spesso, “Non vorrei mai rispondere al male con il male. Vorrei che la morte di Willy fosse servita a cambiare le loro vite“.
Lucia che esce con discrezione e con quella dignità che in questi anni tutti hanno potuto constatare, ma in un giorno in cui il dolore come dice col suo sguardo è tornato con tutta la sua violenza, decide di rispondere, poi, all’invito dei giornalisti dire qualcosa sulla condanna ai fratelli Bianchi: “io spero solo che questi ragazzi apprezzino il fatto di essere vivi. I loro familiari li possono vedere. I loro cari possono sentire la loro voce…..Quando uno è vivo nutre sempre una speranza” e aggiunge ancora “spero che in carcere imparino a recuperare la vita e non accumulino vendetta, imparando anche a rispettare gli altri e facendo in modo che nessun’altra famiglia viva quello che abbiamo vissuto noi .
Queste sole frasi basterebbero a far riflettere su come si possa, pur nel dolore e nella tragedia, dare un contributo, un insegnamento e accendere una luce di speranza nell’umanità.
Eppure non è superfluo aggiungere, ancora, alcuni accenni dell’impegno che nei quattro anni passati dalla morte di Willy Lucia, seppur con gran fatica, si è proposta per dare un contributo per la pace e la giustizia, rivolgendosi sempre a dei giovani. Basta anche tornare al tardo autunno del 2024 quando in occasione del Festival dello Stupore organizzato dalla comunità di Sant Egidio di fronte a tantissimi ragazzi e ragazze ha accettato di esserci. Le sue parole hanno subito raccontato di Willy, della sua allegria e ottimismo, del suo attaccamento agli amici, che come sottolinea non è ciò che ha causato la sua morte perchè la sua morte, afferma con vigore quasi a difendere il valore dell’amicizia che suo figlio testimoniava, è frutto della strada sbagliata che hanno preso i 4 giovani che lo hanno pestato a morte. Ed è li che si sofferma a narrare come è stata anche per lei la solidarietà, l’amicizia infinita della gente che le ha permesso di affrontare la sofferenza atroce della perdita di Willy. “Non mi hanno mai lasciata sola per mesi e ovunque! - racconta -. E’ quando ti cade il mondo addosso che devi cercare di mandare un messaggio di pace. Io ammiro il mondo giovanile e dico, riflettendo sulla pace, che si può costruire nel mondo piccolo, nel nostro quotidiano, accettando le diversità dell’altro". E tornando a Willy , racconta come ad un certo momento, per aiutarsi a uscire dal dolore, è stato proprio pensare di volere trasmettere quella che era la sua allegria, la sua gentilezza, il suo desiderio di futuro con gli altri che l’ha portata ad esprimersi e impegnarsi a testimoniare.
Come è l’idea di pace, come orizzonte, la negazione della violenza ciò che l’aiuta, quanto mai, in quei momenti in cui nulla sembra farti accettare la perdita di un figlio.
Mi fermo qui pur se ogni parola di questa madre vale una citazione e sono oramai tante in questi anni. Ma è certo che la incontreremo e la leggeremo ancora. Magari a fianco a Gino Cecchettin, padre di Giulia, di cui tutti conosciamo la storia. Entrambi impegnati a rispondere ad un dolore impossibile non solo sottolineando quelle ragioni, quelle necessità di cambiamento, di evoluzione, auspicabili, perché tante violenze possano indietreggiare, ma questa splendida scelta di far vivere quanto di meglio i propri figli avevano da dare e chiedere al mondo, per farlo continuare a lievitare attraverso la voce e l’impegno di questi adulti, genitori, diversi ma uguali, per sempre .
Paola Ortensi

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