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A L'Avana la cultura italiana. A partire da Caravaggio

A L'Avana la cultura italiana. A partire da Caravaggio

Assolutamente Cuba /1 - ‘noidonne’ a L’Avana per la quattordicesima edizione della Settimana della Cultura Italiana a Cuba. Una conversazione con Marco Baccin, Ambasciatore italiano a Cuba

Angelucci Nadia e Bartolini Tiziana Venerdi, 23/12/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2012

“Una lunga tradizione di eventi culturali e un appuntamento importante per le relazioni che tradizionalmente uniscono Cuba e l’Italia, legami basati su una reciproca simpatia e le cui radici affondano nella storia”. Così Marco Baccin, il nostro Ambasciatore a Cuba, descrive il senso della Settimana della Cultura Italiana a Cuba, giunta alla quattordicesima edizione (21 - 27 novembre 2011), che ha visto ‘noidonne’ tra i soggetti protagonisti del fitto programma di iniziative. “Le relazioni culturali sono l’asse che sostiene tutti gli altri possibili incontri (umani, politici e commerciali) ed è stato proprio questo fil rouge che ci ha permesso di mantenere vivi i contatti anche nei momenti più difficili”. Parlando di legami anche storici, a cosa si riferisce, esattamente? “Penso ai garibaldini italiani che combattevano con i patrioti cubani contro gli spagnoli e a più recenti figure-simbolo: da Italo Calvino a Cesare Zavattini, padre del nuovo cinema cubano, oppure a Alba de Céspedes. Ci sono anche personaggi, forse meno noti, ma molto significativi, come nel caso di Dino Pogolotti, che tra la fine dell’ottocento e i primi del novecento costruì a L’Avana il primo quartiere operaio con le tipiche basse abitazioni all’inglese. La stirpe è continuata con suo figlio Marcelo, che è stato uno dei più grandi pittori cubani e, oggi, con la nipote Graziella, che è vicepresidente dell’Unione nazionale degli scrittori e artisti cubani (UNEAC) ed è un’intellettuale molto apprezzata e aperta all’innovazione”. Quindi la Settimana della Cultura Italiana a Cuba si inscrive in questo solco, ma di questa edizione si può sottolineare qualche particolarità? “Sia nella precedente che in questa edizione la novità è stata quella di non voler sviluppare un programma che fosse solo una vetrina dell’eccellenza italiana, ma si è cercato di creare un interscambio culturale attivo per ottenere una forma di mescolanza tra le due culture”. L’obiettivo è stato raggiunto, ci è sembrato. “Abbiamo cercato di fare in modo che ci fosse una compartecipazione cubana alle nostre iniziative e questo ha suscitato maggiore interesse e ha stimolato approfondimenti in tutti i campi: dagli scrittori all’università, dalle donne alle varie espressioni artistiche, dalla fotografia alla gastronomia”. In effetti gli incontri con e tra artisti, i dibattiti e le mostre hanno permesso uno scambio autentico tra i protagonisti e anche tra gli spettatori. “È stato emblematico, in questo senso, l’incontro con gli abitanti del barrio Cantarrana, dove grazie alla collaborazione tra il CISP il Centro Luigi di Sarro e alla professionalità di artisti italiani (Erik Chevalier e Mauro Magni, ndr) e cubani abbiamo contribuito alla riqualificazione urbana di un quartiere periferico de L’Avana. Uscendo dalla dimensione più paludata e ufficiale, abbiamo voluto stabilire una relazione viva con una parte della città dove c’è maggiore difficoltà, anche materiale, di comunicazione e partecipazione”. E, considerando la festosa partecipazione popolare la sera dell’inaugurazione del murales, possiamo confermare che l’esperimento è riuscito. Tra gli altri appuntamenti, quali sono stati quelli particolarmente significativi? “Intanto, quella che vorrei diventasse una piccola tradizione nell’ambito della Settimana: la sezione dedicata alle tematiche di genere. L’anno scorso il dibattito si è incentrato sul ruolo delle donne in Italia, a Cuba e nell’America latina, mentre quest’anno abbiamo tratto spunto dal cinquantenario della rivista ‘Mujeres’, fondata nel 1961 da Vilma Espìn ed espressione della Federazione delle donne cubane (FMC). La tavola rotonda sul tema “Donne, emancipazione e comunicazione” è stata occasione di scambio di idee tra ‘noidonne’, rivista storica delle donne italiane, e Cotidiano Mujer (Uruguay). La partecipazione al dibattito anche di Mariela Castro insieme alle scrittrici Bianca Pitzorno e Melania Mazzucco, ha contribuito a dare concretezza a quell’incontro di esperienze, idee e persone che volevamo che scoccasse. L’altra iniziativa importante, anzi direi portante, della Settimana è stata la chiusura della mostra “Caravaggio a Cuba”, che dal 23 settembre ha registrato oltre 25mila visite e un riscontro entusiasmante in termini di attenzione e gradimento. Questa iniziativa ha avuto un significato, anche simbolico, di altissimo profilo. È stato un grande successo anche perché a Cuba c’è fame di cultura e il pubblico è attento, competente ed esigente. Questo rappresenta per noi uno stimolo e conferma la necessità di continuare il percorso che vede la cultura quale strumento potente per consolidare le relazioni che si attivano in tutti i campi, soprattutto in considerazione dell’apprezzamento con cui l’Italia guarda alla fase di rinnovamento e riforme in atto a Cuba “.



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Michelangelo Merisi a L’Avana


Intervista alla Direttora del Museo che ha ospitato la mostra del celebre pittore

Moraima Clavijo Colom è direttora del Museo Nazionale di Belle Arti, a L’Avana; un complesso di tre edifici al cui vertice ci sono tre donne su quattro vice-direttori. Lavora nel Museo da quaranta anni, ha studiato anche in Francia, e per il suo lungo impegno nel settore ha avuto un riconoscimento che si chiama ‘Opera di tutta la vita’. Ha preso la direzione quando il Museo, che è un’istituzione che ha cento anni di vita, aveva un solo edificio e dice del suo lavoro che “è appassionante, che sempre si rinnova”. “Per i cubani la cultura è molto importante e noi che lavoriamo in questo settore ne siamo i custodi e ci sentiamo difensori di questa identità, a partire dell’enorme patrimonio di opere che custodiamo, studiamo ed esponiamo. La ristrutturazione e il restauro di tutto il complesso museale è stato completato nel 2001. Svolgiamo anche un grande piano di attività multidisciplinari: musica, teatro, esposizioni e la mostra del Caravaggio, che è stata molto visitata e apprezzata, si inserisce in questo campo di attività. Le autorità italiane credo siano molto soddisfatte dell’attenzione con cui è stata accolta. Nel solo primo giorno ci sono stati più di duemila visitatori”. Effettivamente alla mostra abbiamo visto tanti e diversi visitatori e, a conferma del coinvolgimento della cittadinanza alle attività multidisciplinari, nell’atrio della sede centrale abbiamo assistito ad un laboratorio teatrale con una scolaresca e un clown. “L’anno scorso il museo ha avuto un riconoscimento dall’Unicef per 40 anni ininterrotti di atelier infantili. È una nostra consuetudine organizzare corsi e visite anche in relazione alle mostre che organizziamo, così come abbiamo laboratori di pittura per le donne e le anziane. Sono attività gratuite e aperte che hanno l’obiettivo di essere educative e di far comprendere e avvicinare all’arte le persone”. Quante presenze straniere avete nel Museo? “I visitatori del Museo ogni anno, escludendo chi partecipa alle attività parallele, sono circa 100mila - 125mila e i turisti rappresentano circa il 25%”. A suo parere le donne sono maggiormente interessate alle vostre attività? “In linea di massima direi di sì, sono più attente e vivaci”.





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