A FERRARA, una passeggiata di sera, prima di Natale è una piccola docu-fiction che adombra tempi lontani, ma non troppo, 'buona' per non dimenticare le nostre origini, sempre sacre nel loro pur esser laico...
Martedi, 24/12/2019 - Era stata una giornata dura, anche quella.
Un po’ tutte lo erano, da qualche tempo. La vita lo stava divenendo sempre di più, per tutti.
Il ventunesimo secolo non aveva portato universalmente ricchezza e pace, come la vera civiltà avrebbe richiesto.
A poco a poco, il mondo si stava accartocciando su se stesso, non c’erano limiti a certe brutture, il futuro non pareva avvicinarsi troppo roseo.
Una passeggiata prima di cena - già, il titolo di una delle stupende Storie Ferraresi di Bassani, è vero - era quello che le ci voleva quella sera.
Parcheggiò l’auto vicino al Centro, poi si avviò verso piazza Cattedrale percorrendo Martiri della Libertà, già Corso Roma – ancora un ricordo le andò al ‘suo’ adorato Bassani ed a Una notte del ’43, un’altra sua Storia ‘messa in scena’ da Vancini, un’altra gloria cinematografica ferrarese che come lo scrittore era ricordato con …intermittenza dai suoi concittadini, il cui pregio più eclatante era la smemoratezza.
Ma Ferrara è così bella, si disse; per fortuna c’erano state persone come quelle a scriverne, a parlarne, a difenderne le bellezze monumentali come le cinquecentesche mura di Biagio, persino, anche grazie ad istituzioni come Italia Nostra, di cui Bassani – ancora una volta lui, pure innamorato della ‘sua Ferrara’, lui, bolognese per nascita che, per un certo periodo, ne era stato il presidente.
Fece un giro passando davanti al Duomo, risalì i portici delle Mercerie Vecchie, a fianco e poi via Canonica e svoltando ancora a sinistra, alla fine di via Guglielmo degli Adelardi (già via Gorgadello, un altro ‘luogo bassaniano’ – pare proprio lì si trovasse lo studio del dottor Fadigati, il protagonista de Gli occhiali d’oro dietro il cui pseudonimo si celava probabilmente la personalità indiscussa del prof. Rieti, grande eminenza clinica del tempo ), si ritrovò a fianco della Cattedrale.
S’incamminò verso destra e, avvicinandosi al Castello – che splendore quella sagoma così elegantemente scenografica, non finiva mai di stupirla – sentì qualcosa di gelido sfiorarle il viso.
Alzò gli occhi verso il cielo, blu notte, trasparente come un vetro terso in quella serata così fredda eppure così calda e pregnante dell’aria ormai imminente del Natale: qualche piccolo fiocco di neve iniziava a sfaldeggiare qua e là, danzando gentile, lieve gelida carezza.
Rimase a naso in su per un bel po’, come una bimba che veda per la prima volta la neve: quello spettacolo nello spettacolo – i fiocchi che delicatamente si stagliavano, cadendo, sulla sagoma imponente eppure così a portata di mano del Castello, raggiungendo terra senza far alcun rumore – la incantava.
In giro pochissima gente: era l’ora di cena, per l’appunto, e quel raro silenzio la riempì di una gioia esclusiva, quasi tutto quello splendore fosse stato creato solo per lei.
E’ proprio una città magica, si disse, questa mia Ferrara.
Più tardi, al caldo della sua casa, dietro le finestre avrebbe spiato con infantile felicità quel bianco che stava informando di sé tutto, alberi, case, auto.
Un’altra magìa l’avrebbe svegliata la mattina dopo, già la pregustava: un silenzio sereno, luminoso, una pace d’altri tempi, ma un po’ sempre la stessa, atavica ed eterna ad un tempo.
Ora, pensò, è davvero Natale.
Lascia un Commento