"... per rendere omaggio alla natura ed esprimere gratitudine verso la vita umana, verso chi la genera e ha cura della sua crescita..."
La Festa della Riconoscenza è arrivata alla 17ma edizione: un bel traguardo per una interessante storia al femminile scritta a Chioggia dal gruppo Insieme ArTe-Amare Chioggia. Chiediamo a Carla Neri, una delle fondatrici dell’associazione, qualche informazione su questa iniziativa che si terrà domenica 17 settembre.
Come prende inizio questo evento? Da quale bisogno nasce e con quali obiettivi?
Innanzi tutto desidero ringraziare Noi Donne per l’attenzione nei confronti della nostra iniziativa, infatti già nel giugno 2014 sulla rivista allora cartacea uscì un articolo dal titolo L’orientamento della riconoscenza, corredato di alcune foto del màndala di quell’anno. L’associazione Insieme ArTe (come si evince dal nome: fare arte insieme a te), è nata nel 2000 dal desiderio di alcune donne femministe di accostarsi all’arte partendo da sé. Ci siamo perciò rivolte alla creatività femminile consapevoli che l’interpretazione della realtà in cui una donna può meglio riconoscersi è quella di una sua simile. Abbiamo quindi promosso incontri pubblici per conoscere pittrici, scultrici, performer e grandi donne del passato, così da ricostruire quella genealogia femminile dimenticata troppo spesso dalla storia, modellata sulla rappresentazione maschile del mondo. Dalla pratica di Insieme ArTe e dall’esigenza di allargare alla città il nostro interesse per la bellezza e per il bene comune, nasce nel 2006 la nuova associazione denominata Insieme ArTe-Amare Chioggia. Tra le altre attività, dal 2007 organizziamo ogni anno la Festa della Riconoscenza, con la quale vogliamo rendere omaggio alla natura ed esprimere gratitudine verso la vita umana, verso chi la genera e ha cura della sua crescita, verso i doni che riceviamo dallo scambio con altre/i e dalle risorse del territorio che ci ospita. La festa è un evento pubblico che dal 2010, ha al centro un’opera visiva: un grande màndala, di circa 80 m2, allestito nella piazza più bella di Chioggia, quella ai piedi del ponte di Vigo, affacciata sulla laguna. Il màndala, simbolo sacro di unione cosmica, che, una volta completato, viene disfatto a ricordare l’impermanenza della materia, rappresenta la totalità dell’universo e l’integrazione dell’esperienza individuale nell’unità dell’universo stesso. Per noi fare un màndala è celebrare lo splendore che ci circonda, quello naturale (laguna, mare, aria) e quello tramandato nell’architettura del tessuto urbano e nei manufatti della tradizione, è ricordare l’obbligo di rispettare l’ambiente che ci è stato donato.
In questi anni c'è stata una qualche evoluzione? Come vive Chioggia questo evento? C'è partecipazione?
Inizialmente il gruppo di amiche creative, che eseguono bellissime opere con materiale di riciclo, soprattutto carta, ha proposto alcune delle più importanti espressioni artistiche, in particolare: danza, musica, poesia, pittura, tra cui un Omaggio a Rosalba Carriera, la grande ritrattista del Settecento la cui famiglia era originaria di Chioggia. In seguito ci siamo concentrate sull’allestimento del mandala, un’opera che ha un forte impatto “scenico” e attrae l’attenzione di molte/i cittadine/i e turiste/i, cui cerchiamo di trasmettere il nostro messaggio. Ogni anno proponiamo un nuovo tema che viene discusso nell’associazione sia riguardo al contenuto sia alle modalità di realizzazione, le quali comunque subiscono aggiustamenti in corso d’opera. Potremmo indicativamente suddividere i soggetti in due sezioni. Quelli dedicati alla cura delle relazioni: legami parentali, amicizie, vicine e vicini di casa, persone per noi autorevoli, tutti vincoli che sono il fondamento della nostra umanità, tra cui: L’amore apparecchia la tavola, Abitare e creare, La danza delle relazioni, Per amore del mondo. E quelli dedicati alla nostra città, tra cui: I colori di Chioggia, I tesori del mare, La fecondità dell’acqua, Omaggio al verde, Con lo sguardo del cuore.
Il tema di questa edizione, Il Giardino fatato, a cosa si ispira?
L’attenzione alla natura, agli alberi, al verde è sempre stata fondamentale per la nostra associazione, ma poca rilevanza è stata ed è data dalle amministrazioni locali alla loro protezione. Nel 2008, tuttavia, riuscimmo a ottenere una parziale applicazione della legge 113/1992 che chiede di piantare un albero per ogni neonata/o, con la piantumazione di uno spazio, dedicato “alle creature che vengono al mondo” e denominato, su nostra indicazione, Giardino degli Elci. La cerimonia di inaugurazione vide un’ampia partecipazione di genitori, nonne e nonni, bambine e bambini; il problema della carenza di verde, purtroppo, è sempre attuale, dunque abbiamo pensato di riproporlo, ma in una veste diversa. I prati, gli alberi, l’acqua, non sono solo il fondamento della vita del pianeta, sono sogno, bellezza, riposo, abbandono, sospensione, respiro, desiderio e questo in ogni cultura e in ogni civiltà. Noi abbiamo ripreso il mito delle Esperidi, le ninfe che custodivano le mele d’oro del giardino di Era, rileggendolo in una chiave diversa: il drago/serpente è simbolo della Dea Madre, amico dunque delle donne, e la mela non è frutto del peccato bensì simbolo del desiderio di bene e di bello, che alberga in ciascuna/o di noi di e che ci spinge a diventare artefici di ciò che l’umana natura sa realizzare di incantevole. Il mito, come abbiamo scritto nella presentazione della prossima festa, trasmette con efficacia la potenza magica di un luogo di delizie, costituito da alberi e fiori. “Se gli occhi guardano con amore, essi vedono”: nel nostro piccolo proviamo a corrispondere col comportamento quotidiano e coll’impegno sociale e culturale aquesta massima di Carlo Levi, che, pur largamente divulgata negli ultimi tempi, sfugge sicuramente al diventare un frusto luogo comune.
Intervista a cura di Tiziana Bartolini
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