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A chi

A chi "rompono" veramente le chiusure domenicali? Mica alle donne? Fuochino...

Il tema della chiusura domenicale dei negozi serve a 'distrarci' dai veri problemi. E nessuno che su questo tema abbia pensato di chiedere il parere delle donne...

Lunedi, 12/11/2018 - Ebbene sì, lo spread ha vampate quotidiane autoindotte, il debito pubblico...boh vai a sapere che fine farà, tra poco i commissari UE ci bussano alla porta, a dicembre finisce il quantitative easing (e allora sì che saranno dolori)...ma tutto ciò appare davvero secondario rispetto all’ultimo scambio di petardi tra maggioranza e opposizione sulle chiusure domenicali dei negozi.
La non-notizia di questo weekend è stata infatti lo scambio di battute tra Di Maio e il Sindaco di Milano, Sala, su un tema che viene ripescato di tanto in tanto così, per distrarci un po’ da tutti quei numeracci delle finanze pubbliche che, in effetti, sai che barba.

E quindi sabato il Sindaco se ne è uscito con una battuta tipica da milanese pragmatico spazientito: “«Se la (Chiusura domenicale la) vogliono fare in provincia di Avellino la facciano, ma a Milano è contro il senso comune. Pensassero alle grandi questioni politiche, non a rompere le palle a noi che abbiamo un modello che funziona e 9 milioni di turisti»”
Di Maio non si è lasciato perdere l’occasione e ha replicato: «Per il sindaco di Milano Sala i diritti delle persone sono una rottura di palle. Nessuno vuole chiudere nulla a Milano né da nessun altra parte, ma chi lavora ha il diritto a non essere più sfruttato. Questo rompe le palle a un sindaco fighetto del Pd? E chi se ne frega!
»

Di fronte a questa sobria dialettica tra cariche istituzionali è intervenuto a raffreddare gli animi il campione di diplomazia, On. Salvini con un «Sala Stia più attento a Milano e lasci perdere gli insulti…Siamo a favore del diritto alla famiglia e al riposo, però io non chiedo di chiudere sempre, pretendo che non si sia aperti sempre»

Insomma, tensione alle stelle per un argomento che ha, evidentemente, scatenato picchi di testosterone alla Rocky Balboa sulle note di Eye of the Tiger che invoca la sua “Adrianaaa!”.

Ecco, appunto, pensiamo un attimo ad “Adrianaaaaa”. Sì perché, l’argomento, tu pensa, riguarda anche e soprattutto…le donne!! Le donne sono infatti le principali responsabili degli acquisti familiari per il 66,5% (Censis). Un potere decisionale equivalente a 631 miliardi di euro di spese per consumi, non proprio bruscolini.
Sono sempre e soprattutto donne, inoltre, quelle che lavorano nei negozi e nella grande distribuzione. Secondo i dati Inps (2016) in Italia lavorano come dipendenti nel commercio al dettaglio (escluse le riparazioni di autoveicoli e motocicli) 1,1 milioni di persone, delle quali 653 mila, il 58,9%, sono donne.

E’ mica passato per la testa a qualcuno, quindi, di chiedere alle donne che ne pensano, dato che la cosa inciderebbe, e non poco, sull’organizzazione familiare e sul lavoro di molte? Non ci pare sia successo, o almeno non ce ne siamo accorte.
Quindi, per quello che vale, ecco intanto l’opinione di noi di Ladynomics.

Questa ipotesi non è né giusta né sbagliata. E’ semplicemente inutile rispetto agli obiettivi che si prefigge.
Non è che la gente muoia dalla voglia di fare shopping la domenica, è che, evidentemente, non riesce a farlo negli altri giorni. La chiusura domenicale penalizzerebbe i consumatori e, soprattutto, le consumatrici, che lavorano durante la settimana e che usano il weekend per gli acquisti, non certo gli anziani. Parliamo quindi di famiglie spesso con bambini e che, tra l’altro, sanno usare bene i cellulari e il pc. Se trovassero chiuso la domenica in ben pochi rimanderebbero gli acquisti ad un giorno feriale, ma sarebbe la volta buona di passare definitivamente allo shopping on line. Un bel danno non solo per i negozi e centri commerciali ma, soprattutto per chi perderebbe il lavoro di domenica.

Certo, una società serena, bucolica, con la domenica tutti in gita fuori porta, a chi non piacerebbe? Dobbiamo però, tanto per cambiare, fare i conti con il principio di realtà: il lavoro in Italia, per chi ce l’ha, è pagato sempre meno e con orari sempre più pressanti, non solo nel commercio, ma in tutti i settori economici. Comprare di domenica non è un piacere né un vezzo, è molto spesso una necessità, soprattutto per le donne. E’ uno dei tanti effetti della globalizzazione e di un capitalismo esasperato che riguarda tutto il mondo occidentale. Certo noi italici, di nostro, ci aggiungiamo anche uno stato inefficiente e un’economia sommersa che ci priva ogni anno di 38 miliardi di tasse con le quali si potrebbe finanziare un bel po’ di welfare, sviluppo economico e politiche attive del lavoro.

Volete veramente restituirci la domenica in famiglia? La ricetta è una sola: più competitività, più istruzione, più stato efficiente, più occupazione stabile e strutturata, meno tasse, meno corruzione ed evasione. Più inclusione, più benessere per tutti.
Troppo difficile? Ok.
Ma almeno cerchiamo di non “rompere le..” alle famiglie, e alle donne, con queste idee nostalgiche da anni 50. Se tutti/e avessero un lavoro pagato bene con orari umani durante la settimana e servizi pubblici un filo sopra al terzo mondo state certi che preferirebbero passarsi le domeniche al mare.

Articolo pubblicato l'11 novembre 2018 in Ladynomics

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